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La “Giustizia a distanza” garantisce davvero i diritti dei cittadini? La riflessione di un avvocato

«In una situazione ordinaria non è bene rendere pubbliche certe esperienze e difatti non lo avrei mai fatto. Oggi invece tacere mi farebbe sentire responsabile di un eventuale futuro in cui questa pratica dovesse diventare la norma». È con questa importante premessa che Giulia Lai, avvocato di Quartu, rende pubblica una sua riflessione sulle conseguenze che potrebbe avere una giustizia amministrata online.

«Sono passati alcuni giorni dalla mia prima esperienza nel “processo a distanza”, si trattava di una modalità a cui ho espressamente acconsentito essendo tra le cause urgenti. Difatti la stessa ha ad oggetto interessi e diritti uguali a quelli che oggi legittimano l’applicazione di queste misure – scrive l’avvocato – è stato ed è terribile».

L’udienza che si sarebbe dovuta tenere al tribunale di Bergamo, aveva ad oggetto il trasferimento di un lavoratore portatore di handicap ex legge 104, dalla Lombardia alla Sardegna. «Il mio assistito si trovava lontano da me – prosegue Giulia Lai – nella propria casa, non potevo comunicarci come avrei fatto in udienza. Magari chiedendo al giudice 5 minuti per poterci interloquire in privato e raggiungere cosi un accordo con la controparte. Niente di tutto questo è stato possibile».

«La controparte priva della presenza della propria assistita per la maggior parte dell’udienza perché la connessione non era abbastanza potente per reggere tutte quelle persone in video. Pertanto per il tempo restante l’udienza si è svolta con la controparte in vivavoce affinché potesse rispondere alle domande del Giudice».

Un aspetto fondamentale sui cui l’avvocato Lai focalizza l’attenzione e quello relativo all’acquisizione delle deposizioni dei testimoni: «Il Giudice che ci preannuncia che il processo seppur considerato urgente, salvo i provvedimenti provvisori assunti fuori udienza, potrà proseguire solo dopo luglio perché giustamente non potrà assumere le testimonianze online, non essendo possibile verificare la presenza di altri soggetti all’interno della stanza e quindi eventuali intimidazioni o suggerimenti».

L’avvocato conclude le sue riflessioni esprimendo grande preoccupazione per il futuro di una giustizia che venga amministrata in questo modo: «In questo quadro, nonostante siano passati diversi giorni dallo svolgimento dell’udienza, mi sento nervosa, impotente, non soddisfatta. Convincere un Giudice delle ragioni delle tue domande non può farsi attraverso un video nel quale si vede solo un faccione senza la possibilità di mostrare documenti e con un audio che va e viene. Sono avvilita per la limitazione alla funzione sociale che ho assunto ma sono anche molto preoccupata per le sorti della Giustizia o almeno di quel poco che ci era rimasto».

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