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Ordinanza Solinas, i negozianti protestano: «Abbiamo saputo solo 10 ore prima, che non si riapriva»

Non è solo il merito dell’ordinanza che Solinas ha firmato ieri a tarda sera, che gli esercenti sardi mettono in discussione, ma anche i tempi della comunicazione. Venerdì sera, il 10 aprile dopo varie anticipazioni Giuseppe Conte annuncia la riapertura di librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento per bambini. Dalla Regione nessun commento, nessun avviso che faccia in qualche modo pensare all’intenzione da parte del Governatore di non recepire questa parte del decreto.

Così gli esercenti titolari dei negozi che l’ultimo Dpcm, voleva aperti, si sono subito organizzati per ripartire. Anche perché un’attività commerciale chiusa da settimane va riorganizzata. In tanti si erano dedicati alla vendita a domicilio, per non fermare del tutto la propria attività nella speranza di limitare almeno in parte le gravissime perdite economiche determinate dalla chiusura prolungata. Così non avevano il locale pronto per ripartire anche perché vista la necessità di contingentare gli ingressi e permettere ai clienti il rispetto del distanziamento sociale, dovevano rivedere gli spazi interni.

«Sicuramente ci saremo aspettati un po’ più di rispetto per il nostro lavoro, nessuno ci ha avvisati che c’era l’intenzione di non recepire quella parte del decreto che ci riguardava – dichiara Manuela Fiori, una delle titolari della libreria Tutte Storie – perché era ovvio che dopo l’annuncio di Conte, arrivato già in tempi non proprio ideali, a due giorni da Pasqua, tutti ci saremo mossi per riaprire. Noi ci eravamo attrezzati per la vendita a domicilio, quindi dovevamo assolutamente riorganizzarci per accogliere i clienti. Abbiamo lavorato moltissimo questi giorni per poter essere pronti alla riapertura e scoprire dopo tutto il lavoro fatto solo poche ore prima, che invece non avremmo potuto riaprire, lo abbiamo trovato una grave mancanza di rispetto nei nostri confronti. Capiamo i rischi e la necessità di contenere la diffusione del contagio e infatti avevamo già deciso, nonostante la nostra sia una libreria per ragazzi, di non far entrare i bambini, ma solo gli adulti. Tuttavia è indispensabile che si riparta, intorno alla nostra libreria gravita una serie di iniziative a partire dal Festival Tutte Storie che vedono impegnate molte persone, che in questo momento stanno perdendo occasioni di lavoro. Non si può stare fermi così a lungo e comunque avrebbero dovuto avvisarci».

«Noi avevamo intenzione di aprire da mercoledì, e stamattina avevamo in programma di riorganizzare il locale – afferma il titolare della libreria Miele Amaro Nicolò Peddio – attualmente stavamo lavorando con vendita a domicilio. Perché le vendite di questo tipo portano un po’ di cassa, ma ovviamente c’è stato un calo pesante nelle vendite. Noi eravamo contenti di riaprire, anche se con tutti i divieti difficilmente ci sarebbe stato il negozio pieno, ma avremmo recuperato tutta quella clientela, soprattutto delle persone anziane, che non usa i social e quindi magari non è al corrente o non è abituato ad acquistare online o per telefono. Non voglio entrare nel merito dell’ordinanza, se si è ritenuto prematuro aprire, va bene, ma avrebbero dovuto farci sapere prima, non è stato corretto farcelo sapere solo 10 ore prima, così come del resto l’annuncio di Conte a ridosso di Pasqua».

«Ci sono rimasta malissimo – si rammarica Isabella Coco titolare di Casetta Dadì, negozio di abbigliamento per bambini,usato di grandi marche – Non solo per la grande fatica che ho fatto per essere pronta a riaprire oggi. Il mio è un piccolo locale, mi sono dovuta organizzare, ho acquistato i dispositivi, i prodotti per sanificare, avevo anche studiato bene come gestire la vendita facendo entrare i clienti uno alla volta. Ma è stata proprio una delusione. Pensavo che con qualche negozio aperto via Paoli avrebbe ripreso un po’ di vita. So benissimo che la salute è al primo posto, sono mamma di tre figli, quindi avrei rispettato tutte le regole con la massima attenzione. In una attività come la mia, i rischi se si fa attenzione non ci sono, ma si deve assolutamente ripartire. Non possiamo prendercela con nessuno per ciò che sta capitando, però sapere così all’ultimo momento che non si riaprirà è stato demoralizzante. Anche perché è tutto sospeso, si è detto che se ne riparlerà tra una settimana o due, ma non ci sono certezze»

Anche nell’hinterland i commercianti erano pronti a ripartire.«Il nostro è un negozio in franchising – Marco Pintus titolare del negozio Original Marines di Assemini– quindi stavamo coordinandoci con l’Azienda per come gestire l’apertura, abbiamo preparato la merce, avevamo acquistato tutti i prodotti per la sanificazione, sanificato il locale, acquistato tutti i Dpi. Gli altri presidenti delle regioni si sono pronunciati subito che fossero favorevoli o contrari, quindi il fatto che qui non avessimo sentito niente, ci ha fatto credere che non ci fossero problemi. Addirittura dopo tre giorni, eravamo così sicuri che abbiamo annunciato l’apertura sui social. Ora aspettiamo, perché non si è capito se e quando si riaprirà, ma è importante che le attività commerciali ripartano».

 

«Dopo l’annuncio di Conte ci siamo subito organizzati per sistemare il negozio racconta Josita Palmas, titolare di Jo-Cart, un negozio di giocattoli e cartoleria ad Assemini- per prima cosa abbiamo sanificato, poi ci siamo preoccupati di cercare mascherine e guanti, pagati a caro prezzo. Ripartire per ricominciare a lavorare è fondamentale, ma la salute è altrettanto importante. Abbiamo pensato di mettere i guanti a disposizione anche dei clienti. Stavamo lavorando con le consegne a domicilio, perché con i bambini chiusi in casa, c’è molta necessità di materiale didattico».

«Eravamo contenti e pronti a ripartire, perché eravamo molto preoccupati. Le perdite economiche non sono relative solo alle mancate vendite di marzo o di aprile. Il nostro lavoro è fatto di investimenti, noi programmiamo con tanto anticipo le vendite, in base alla stagione. Avevamo fatto una serie di acquisti legati alle imminenti cerimonie: matrimoni, cresime, comunioni perché facciamo anche bomboniere, adesso rimarrà tutto invenduto, ma va pagato ai fornitori. La comunità di Assemini è stata molto solidale e si rivolge a me per gli acquisti, ma le attività commerciali hanno bisogno di ripartire, nel rispetto delle regole, non possiamo stare fermi ancora o rimarremo senza liquidità. Per questo l’ordinanza di Solinas – conclude Josita – è stata una doccia fredda».

 

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