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Bambini e quarantena, gli psicologi ai genitori: “Non spaventate i vostri piccoli quando parlate del coronavirus”

bambini, povertà, Sardegna

bambini, povertà, Sardegna

«Faccio le valigie e vado da nonno, non ce la faccio più a stare sempre in casa». Il grido disperato di Claudio, il bimbo siciliano che nel video girato dalla mamma le chiedeva di farlo uscire, è diventato virale e ha commosso tutti. Claudio è uno dei tantissimi piccoli che stanno risentendo molto della quarantena giustamente imposta dal governo per ridurre i contagi da Covid-19.

Come la mamma di Claudio, sono tantissimi i genitori che si trovano in difficoltà di fronte al malessere dei propri bambini. Luca Pisano, psicologo psicoterapeuta esperto di giurisdizione minorile ha condotto un’indagine esplorativa tramite Ifos (Istituto di formazione sardo, di cui è direttore scientifico) in collaborazione con l’Università internazionale Uninettuno, nello specifico con il professor Luca Cerniglia, intervistando 5898 genitori sardi: «È emerso che un bambino su quattro tra i quattro e i dieci anni, manifesta sintomi regressivi tra cui il voler dormire a letto con i genitori – spiega – Uno su due manifesta irritabilità, fa i capricci; uno su cinque ha cambi di umore frequenti e uno su tre è nervoso quando sente parlare di coronavirus. Nonostante ciò, il 92 per cento sembra essersi adattato alla situazione, ma la metà è svogliato nel giocare e nel fare i compiti. Anche se il bambino sembra non risentirne, in realtà può celare malessere e irritabilità. Ovviamente non tutti svilupperanno un trauma, dipende anche da come i genitori affrontano la situazione». Pisano afferma che i più fragili sono quelli che vivevano situazioni delicate già prima della pandemia.

Su come si debbano comportare i genitori in questo contesto difficile, Pisano – il quale tiene seminari online quotidiani con loro – non usa mezzi termini: «Smettere di terrorizzare i propri bambini, già vittime di terrorismo mediatico. Ci sono genitori che hanno paura di farli uscire a prendere una boccata d’aria anche solo per dieci minuti, quando invece quei dieci minuti al giorno farebbero molto bene. Ricordiamo che le esigenze dei più piccoli sono diverse da quelle degli adulti». Proprio su questo argomento, Pisano lancia una proposta: «Creare un’applicazione che verifichi quante persone ci sono in una determinata zona della città e, in base a quello, poter uscire con il proprio bambino in totale sicurezza. Poi, coinvolgere cooperative e associazioni per far sì che un operatore qualificato, con mascherina e guanti, possa permettere a un gruppo di non più di quattro bambini di stare all’aria aperta per un’oretta alla settimana e socializzare tra loro rispettando le norme di sicurezza e distanziamento». Il ritorno alla normalità, secondo Pisano, non sarà traumatico: «Così come si sono adattati a vivere in quarantena, si riadatteranno anche al rientro nel mondo esterno».

Maria Valeria Camboni, psicologa psicoterapeuta che si occupa di psicologia dello sviluppo e da anni lavora nelle scuole cagliaritane, ha riscontrato un aumento della paura: «Nei colloqui che svolgo in video conferenza, i genitori si dicono spaventati per ciò che potrebbe capitare ai propri bimbi. Io consiglio loro di affrontare questa paura sapendo che è normale, tutti stiamo passando un momento storico difficile e stressante. Non bisogna commettere due tipi di errore: da un lato negare il problema, dall’altra enfatizzarlo troppo. Ci vuole una via di mezzo: occorre ascoltare i propri bambini, capire la loro paura, legittimare le loro emozioni dicendo qualcosa come: “Capisco come ti senti, anch’io mi sento così, ma andrà tutto bene, per il momento bisogna stare in casa”. Se il piccolo piange, bisogna lasciarlo sfogare e dopo, solo dopo, spiegargli la situazione e, ove faccia qualche danno, dirgli che così non si fa. La quarantena sta facendo emergere episodi di regressione nel linguaggio ma anche nell’autonomia, come ad esempio il voler dormire con i genitori». E sulla direttiva del Viminale che consente l’uscita di un genitore con il proprio figlio, Camboni invita a usare il buonsenso: «Sì, i piccoli hanno necessità di respirare all’aria aperta, ma è difficile che rispettino le distanze di sicurezza, che non tocchino i giochi. Non sono contraria a questa direttiva, ma bisogna stare attenti. Il ritorno alla normalità dipende da come vivono questa quarantena, da quante paure hanno. Sono molto flessibili, dunque si adattano facilmente ai vari contesti». Anche lei, come Pisano, concorda sulla necessità di evitare il tam tam mediatico: «Non farebbe che aumentare la loro ansia».

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