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Coronavirus, spesa nel proprio comune e orti vietati: preoccupazione nei piccoli paesi della Sardegna

La coltivazione di un orto

È tanta la preoccupazione nei tanti piccoli Comuni della Sardegna dopo le nuove norme pubblicate nel decreto del presidente del Consiglio ed alcune precisazioni rese note dalla Regione Sardegna.

In base al nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri è fatto divieto di spostarsi dal proprio comune di residenza se non per motivi di lavoro, salute o sussistenza. È possibile quindi spostarsi a fare la spesa o andare in banca in un altro Comune se nel proprio non ci sono sufficienti servizi?

Se lo è chiesto il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana, che tra l’altro è sindaco di un piccolo comune, Bortigiadas.

«Ho appena chiesto, insieme al collega di Anci Lombardia Mauro Guerra, al Presidente di Anci Antonio Decaro di farsi promotore presso il Governo per una immediata specificazione al nuovo DPCM – si legge in un documento redatto e condiviso da Deiana -. Serve immediato chiarimento se le ragioni dell’URGENZA del nuovo DPCM (art. 1 lettera b) ) e dell’Ordinanza Speranza-Lamorgese si estendono alle persone che vanno a fare la spesa da un comune all’altro. In tantissimi piccoli comuni non c’è nemmeno un negozio. In altri c’è solo il negozio di generi alimentari ma mancano macelleria o panetteria. Così come mancano i servizi bancari o postali soprattutto in relazione alle persone più anziane. Serve urgentemente che ci sia questa specificazione da parte del Governo. Si rischia di aggravare una situazione già difficile a danno delle comunità e delle persone più fragili».

Una precisazione del comandante del Corpo Forestale regionale Antonio Casula, documento non ufficiale e non ancora firmato che sta girando da questa mattina, ha alzato il livello di preoccupazione nei piccoli centri dell’isola.

Il documento – in contrasto con il DPCM – prevede il divieto di «conduzione hobbistica di orti, vigneti e ortofrutticole in genere, in attualità di coltura e per interventi agronomici non rinviabili». Se questo provvedimento dovesse essere adottato si rischierebbe di privare i piccoli comuni di un’altra importante fonte di approvvigionamento alimentare, con tutte le conseguenze che ne derivano.

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