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(FOTO) Medico sardo denuncia: “So che potrei essere licenziato, ma vi sembra una mascherina?”

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La foto delle mascherine pubblicate dal dottor Gian Basilio Balloi

Ha deciso di metterci la faccia un medico ogliastrino, di Girasole, nel denunciare quella che ritiene una grave mancanza di dispositivi anti contagio che sarebbero stati messi a disposizione dalla sanità sarda.

Gian Basilio Balloi si dice consapevole delle conseguenze di pubblicare la foto delle mascherine che la Regione ha distribuito in alcune guardie mediche dell’Area vasta di Cagliari, ma ritiene doveroso che tutti vengano a conoscenza delle difficoltà vissute da medici, infermieri e operatori sanitari sardi in questa emergenza Coronavirus.

Ecco il post integrale pubblicato dal dottor Balloi:

«Condividete. Non sono qui a caccia di like, ma spero nella vostra collaborazione. Sapete cos’è questo? Questo per quanto possa sembrare un panno swiffer, è il più potente dispositivo anti contagio che la regione Sardegna ha inviato in molti punti guardia dell’Area vasta di Cagliari ai colleghi di guardia medica, di fatto tra coloro che per primi dovrebbero visitare i pazienti prima di decidere se mandarli in pronto soccorso. Ora io vi chiedo se questo non sia effettivamente un panno swiffer antipolvere e se non sia il caso che qualcuno paghi per gli scandalosi oltre che prima ancora preoccupanti dati epidemiologici che si stanno verificando nella nostra Isola. Siamo allo stremo e nessuno ci sta aiutando. Siamo costretti a lavorare senza mascherine che possano effettivamente impedire il contagio (ed allo stesso tempo impedire che noi stessi eventualmente portatori asintomatici del virus possiamo contagiarlo ai pazienti). In questo momento non abbiamo di certo il lusso di metterci in quarantena volontaria o in malattia (che non ci viene retribuita come forse scandalosamente non sapete) perché la nostra coscienza nonché il rispetto del giuramento che abbiamo fatto non ce lo permette. Siamo allo stremo delle forze e tutto tace. Abbiamo inoltre il “bavaglio” che l’assessore ci ha imposto come ai tempi della censura fascista e non possiamo, come medici diffondere notizie riguardo la nostra miserabile condizione che siamo costretti a patire. Con questo messaggio, consapevole che potrei essere licenziato da un giorno all’altro per diffusione di notizie come questa, vi prego tutti di aiutarci in ogni modo che pensiate possa essere utile. E non mi riferisco al solo fatto di stare a casa. Mi riferisco a diffondere questa notizia, che diventi più virale del nostro peggiore nemico perché qui stiamo morendo (300 casi, la metà sono colleghi medici e personale paramedico). Mi rivolgo agli avvocati ai professionisti, ai giornalisti, a tutti coloro che possano darci e darvi una mano per il bene e la vita di tutti. Spero che la censura non blocchi questo messaggio. Se perderò il lavoro me ne farò una ragione, consapevole che le mie dichiarazioni non sono false ma documentate ma forse a questo punto meglio perdere il lavoro che migliaia di ulteriori vite umane. Aiutatemi, aiutateci, aiutiamoci».

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