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Maltrattamenti e abusi: sempre più donne in Sardegna chiedono aiuto ai centri antiviolenza

Violenza, immagine simbolo

Violenza sulle donne, immagine simbolo

L’ultima della lista è Zdneka. Aveva provato a riappropriarsi della sua vita e scappare dal compagno violento. Il quale non ha accettato quel “non voglio più stare con te” e in un sabato sera, dopo una lite in un bar a Ossi, in provincia di Sassari, l’ha uccisa a coltellate davanti agli occhi delle figlie gemelle di undici anni. “Mi sono fidanzato con una ragazza dell’Est perché potevo fare come mi pare”, aveva detto l’uomo qualche tempo fa. Speranza Ponti aveva 50 anni, anche lei tanti progetti per il futuro. È stata ritrovata morta il 30 gennaio all’ingresso di Alghero. Per la sua morte è accusato il marito, Massimiliano Farci, il quale continua a proclamarsi innocente, pur se per i pm e gli inquirenti, le prove a suo carico sarebbero schiaccianti. Zdneka e Speranza volevano vivere, ma la loro “colpa” è stata quella di voler essere libere dagli abusi, dalla violenza, dalla sottomissione.

«I casi di femminicidio sono in aumento – dice Marianna Chessa, psicologa e criminologa responsabile dello sportello antistalking del Centro Studi per la Sardegna – Per quanto riguarda la violenza, in base alle denunce che riceviamo noi, i casi sono rimasti immutati. Ma ci sono tante donne che non denunciano, dunque i casi potrebbero essere molti di più. Le zone dalle quali riceviamo più chiamate di aiuto sono il Cagliaritano e l’Iglesiente». L’ultimo dato dell’Istat è allarmante: la Sardegna è la seconda regione italiana per numero di donne uccise tra il 2016 e il 2018. Uccise tra le mura di casa, da mariti, fidanzati o da ex.

Dall’anno scorso a Cagliari, in via Ariosto 24, è operativo il Centro antiviolenza di Luna e Sole Onlus,associazione nata nel 2014 per assistere le vittime di violenza: in maggioranza donne, ma anche uomini e minori figli delle vittime. Un team di volontarie e volontari, psicologi e psicologhe e avvocati, le assiste quotidianamente, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Le aiuta a preparare le denunce, a portarle alle forze dell’ordine e in tribunale; le aiutano a trovare una casa (se la vittima non se lo può permettere, l’affitto viene pagato dai servizi sociali) e un lavoro. «Chi viene da noi non vede l’ora di sfogarsi e di raccontare tutto, difficilmente poi non ritorna», dice la presidente dell’associazione, Marinella Canu.

Secondo la psicologa Giovanna L. (che per privacy ci ha chiesto di non scrivere il cognome), «alcune donne che tendono a giustificare in qualche modo il partner violento, o non si confidano con nessuno su ciò che subiscono, hanno avuto un’infanzia difficile, durante la quale sono state vittime di abusi, o ne sono state testimoni da vicino. La stessa cosa vale spesso anche per gli uomini che maltrattano. Il tipico senso di colpa che attanaglia la vittima deriva dal carattere fragile della stessa, di cui spesso se ne approfitta il maltrattante. Bisognerebbe convincere la vittima a chiedere aiuto, ad andare (anche accompagnandola) nei centri antiviolenza che la assistono in ogni passo, ovviamente gratuitamente». C’è poi anche la violenza “economica”, «quando la vittima è costretta a non lavorare o a dare al partner i soldi che si guadagnano – prosegue la psicologa – Il narcisista perverso si insinua nella mente della donna fragile». E non è vero che le vittime sono spesso donne che vivono in situazioni di disagio economico: «Assistiamo persone di diversi ceti sociali».

«Le donne che hanno un grado di cultura un po’ più elevata, e quelle con un carattere più forte, solitamente denunciano di più rispetto alle altre», afferma Francesca Cancedda, avvocata civilista del Foro di Cagliari, anche lei volontaria di Luna e Sole. «Nei casi più gravi, quando la vittima finisce in ospedale per le percosse, è il medico stesso che chiama subito una guardia giurata, la quale a sua volta interroga la vittima e porta il verbale alle forze dell’ordine. Quindi la denuncia parte automaticamente». E se una donna non vuole denunciare nonostante sia in pericolo, «al suo posto possono farlo anche i familiari e chiunque si renda conto della gravità della situazione – dice Gianfranco Piscitelli, avvocato penalista e attivo in Luna e Sole, nonché presidente della onlus Penelope Sardegna – Si tratta di reati perseguibili d’ufficio, non di querele di parte. Nei casi di violenza e abusi, come in quelli di stalking, è fondamentale produrre tutta la documentazione che prova la colpevolezza del maltrattante: se attendibile, va immediatamente in procura, la quale emette un ordine di non avvicinamento nei confronti del maltrattante e, in breve tempo, l’eventuale rinvio a giudizio. Quando poi possiede armi, queste vengono immediatamente sequestrate. Nella denuncia che si fa poi bisogna specificare se la violenza si è verificata in presenza di minori: questo, infatti, è un’aggravane».

Per quanto riguarda la violenza psicologica, Piscitelli sottolinea come anche questa rientri nella sfera dei maltrattamenti e come tale è punibile. La legge del Codice rosso, secondo l’avvocato, «è sì una grande vittoria, ma deve essere applicata con tempestività». In tutto questo scenario, c’è anche la questione dei minori, vittime indirette (ma psicologicamente dirette) . Claudio Cabiddu, psicologo, nel centro Luna e Sole li assiste continuativamente. Hanno dagli 8 ai 12 anni. «Cerco di renderli consapevoli – dice – e molti di loro lo sono diventati». I segni più evidenti del trauma che hanno subito assistendo alle violenze, sono «gli incubi, gli attacchi di panico, l’aggressività, ma ognuno è un caso a sé. Certo è che il rendimento a scuola è molto basso. Il rischio che diventino bulli o bullizzati è concreto, dato che hanno conosciuto la violenza in casa e noi lavoriamo per far sì che ciò non accada». Il messaggio del centro Luna e Sole è chiaro: non siete sole.

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