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Quartu, nel menù il coronavirus: un ristorante sushi combatte la paura con l’ironia

Si tratta di un piatto a base di riso nero, tartare di tonno, uova di salmone e germogli: riproduce visivamente il temuto virus cinese, e il ristorante Sushi Miyabi di Quartu lo ha inserito nel suo menù. Una provocazione per dire a tutti: «Non abbiate paura. Molte delle persone cinesi che lavorano nel ristorante e nelle altre attività in Sardegna – spiegano dal Miybi – sono cinesi di ultima generazione, sono nati qui, molti di loro in Cina non ci sono mai stati e degli altri la maggior parte non fa ritorno nel proprio paese da anni. Abbiamo le stesse paure, corriamo gli stessi rischi di ammalarci, saremmo i primi a non voler avere a che fare con altri connazionali arrivati dalla Cina da poco e che per qualsiasi ragione non siano stati sottoposti ai controlli».

L’intento è quello di sensibilizzare la gente qui in città. Non ci sono situazioni a rischio nelle attività commerciali gestite da cinesi, perché loro non hanno contatti diretti con persone che vengono dalla Cina, hanno le stesse possibilità ci contrarre la malattia che hanno i sardi. I voli dalla Cina sono bloccati. Neanche le autorità sanitarie italiane hanno escluso la possibilità di contagio e infatti hanno allestito due unità di crisi pronte a intervenire in caso di necessità, ma nessuna autorità istituzionale ha mai dichiarato che il rischio sia più alto se si entra in contato con persone di nazionalità cinese residenti in Sardegna.

È importante che la gente capisca, il rischio concreto ora è invece legato alle attività commerciali: «Abbiamo dei dipendenti italiani, come Giulia per esempio – spiegano dal ristorante – se continuiamo a lavorare così poco, lei rischia il posto di lavoro. Abbiamo subito una calo pesantissimo, da un giorno all’altro siamo passati dalle 30 o 40 persone a pasto, alle 2 o 3 persone, il danno è pesante ed è provocato da una paura ingiustificata. È importante che la gente capisca – concludono – perché poi si rischia di assistere a situazioni estreme, come quella accaduta ad Assemini, gesto inqualificabile di razzismo».

A Cagliari non tutti sono d’accordo, i titolari di alcune attività affermano che il calo dei clienti in questo periodo è fisiologico, a febbraio c’è sempre meno clientela. E in effetti qualche cliente all’interno dei negozi sorride e dice di non avere nessuna paura. Una signora racconta: «Io sono tranquilla infatti vengo qui a comprare, però stamattina in un bar qui vicino un uomo si è lamentato con la cameriera, che ha servito due ragazze cinesi – dice la donna- perché secondo lui non avrebbe dovuto farle entrare. La cameriera gli ha risposto che lei non avrebbe mandato via nessun cinese, allora lui se n’è andato senza consumare il cappuccino che aveva ordinato e ovviamente senza pagarlo».

Da Jean Yoo un negozio di parrucchieri in centro a Cagliari per esempio non si è avvertito nessun cambiamento, il personale in parte è sardo e le clienti sedute nelle poltroncine assicurano: «Nessuna paura, sappiamo che qui non si corre un rischio maggiore che in altri posti dove non ci sono cinesi». Stessa sensazione ad Assemini, il grande negozio di parrucchieri di via Carmine anche oggi era pieno. La cittadina è stata protagonista, suo malgrado di un terribile gesto di razzismo proprio qualche giorno fa, ai danni di un giovane filippino scambiato per cinese e per questo secondo alcuni balordi colpevole di diffondere il virus. La comunità però ha capito che dalle persone cinesi residenti ad Assemini difficilmente potrà arrivare un contagio.

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