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L’emozionante lettera di Pierpaolo Piras prima di morire: “L’amore per il prossimo non ci rende mai soli”

Pierpaolo Piras

La storia di Pierpaolo Piras, cagliaritano che poco meno di un anno fa aveva scoperto di essere affetto da una gravissima forma di tumore del sangue, morto la settimana scorsa dopo aver lottato come un leone, ha commosso la Sardegna intera, sua regione di origine, e la Puglia, sua terra di adozione. 

A distanza di alcuni giorni dal suo funerale don Dino D’Aloia, sacerdote di San Paolo di Civitate, ha pubblicato, con il permesso della famiglia, la commovente ed emozionante lettera-testamento scritta da Pierpaolo prima di morire, letta dalla moglie Daniela durante i funerali. Un documento ricco di significati, una “preghiera” affinché la sua storia, seppure priva di un lieto fine, possa insegnare tanto sulla solidarietà, l’amore per il prossimo e la speranza.

Ecco la lettera di Pierpaolo: 

«So di aver dato un dispiacere ai tanti che insieme a me avevano sperato in una fine diversa di questa storia….io stesso sognavo una grande festa, in piazza, mangiando e festeggiando con chi mi aveva dato l’opportunità di guarire. Poi una festa anche in Sardegna la terra in cui sono cresciuto e che ha dimostrato in questa occasione di non essersi dimenticata di me….purtroppo non siamo noi a decidere ed è andata diversamente.

Voglio dirvi però che dopo tanti mesi di sofferenza, voi tutti siete stati capaci di ridarmi una speranza, proprio quando sembrava essere tutto perduto e in quella speranza io ci ho creduto davvero e con quella speranza ho affrontato con serenità gli ultimi giorni della mia vita.

Non sapremo mai perché io,Giovanni, Alfonso, Luciano abbiamo dovuto lasciare così presto questa terra, gli amici, le nostre famiglie e soprattutto i nostri figli. Vi ho chiesto e mi avete dato tanto, tuttavia ho un ultima richiesta per voi: siate per questi figli che questa vita ci ha costretto a lasciare, quello che siete stati per me: una grande famiglia e con amore insegnate loro che la solidarietà, la compassione e l’aiuto reciproco fanno sì che anche la più triste delle storie abbia una finalità più grande, quella dell’amore verso il prossimo che non ci rende mai soli nemmeno nella più grande sofferenza. Io vi guarderò da lassù con Giovanni, Rossano, Alfonso e Luciano. Ciao ragazzi, siete stati grandi».

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