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(Video) Jacopo Cullin al Job Meeting: «Ragazzi provateci, andate fuori, imparate e poi tornate»

Dagli esordi, con i primi provini, al successo internazionale de “L’uomo che comprò la luna”, ma raccontati alla cagliaritana, con quell’umorismo naturale di chi la battuta ce l’ha nel sangue. Sa giocare col pubblico, ogni domanda che i ragazzi gli pongono diventa l’occasione per scherzare e strappare applausi.

«L’esperienza con Benito (Urgu n.d.r.) è stata memorabile, ci sentiamo spesso, mi chiama alle 7 del mattino per vedere se sono sveglio – racconta Jacopo- anche lavorare con Ennio Fantastichini è stato bello, ho visto la “Grandezza dei grandi”: gentilissimo, disponibile, umile, capiva la mia ansia nel dover lavorare con lui e mi metteva a mio agio, mi trasmetteva serenità».

Qualcuno gli chiede come è stato accolto “L’uomo che comprò la luna” all’estero, Jacopo parte sempre serio nelle risposte: «Il linguaggio del cinema è universale, ovunque è stato proiettato il film ha suscitato le stesse emozioni nel pubblico, sulle stesse scene negli stessi momenti, noi sardi partiamo sempre con quel senso di inferiorità e pensiamo di non piacere o essere fraintesi, in realtà fuori hanno reagito esattamente come in Sardegna, il film è piaciuto moltissimo». Poi però a restare serio non ce la fa e aggiunge: «C’è solo una scena in cui noi abbiamo reagito diversamente: quando appare su casu marzu. Fuori facce disgustate, le gente che pensa “puuh che schifo, i vermi”, da noi invece il pubblico diceva, “Nooo, ma come si fa senza pane!”».

Jacopo racconta come è nato il personaggio del padre di Roberto, e per la gioia del pubblico interpreta il personaggio che lo ha reso famoso, e che non ci stanchiamo mai di vedere: un personaggio vero, il padre di un suo amico che davvero si chiama Roberto: «In realtà io non invento niente, prendo dalla realtà, spesso non cambio neanche i nomi – racconta l’attore- sono stati dei miei compagni di scuola a raccontarmi del padre di Roberto, mi dissero di telefonare a casa sua e in effetti il padre di Roberto faceva morire dal ridere, l’ho imitato subito, e Roberto ha avuto il coraggio di portare suo padre a una mia esibizione e ovviamente si è riconosciuto, ma non se l’è presa».

Nemmeno quando gli chiedono quale sia il suo sogno nel cassetto resta serio: «Vorrei vincere l’Oscar.. eh l’Oscar, cosa c’è di strano? Se avessi detto vorrei trovare Civraxiu cotto bene, non vi sareste stupiti, ma se devo sognare, sogno in grande. Dicevo, vorrei andare a ritirare l’Oscar, e fare un bellissimo discorso in inglese e quando sto per finire vorrei che qualcuno da in fondo alla sala gridasse: “ E bah, oh Roberto!”».

Jacopo si fa serio solo quando dice ai giovani di cercare la loro strada, di provarci: «Vorrei che la mia esperienza per loro fosse un esempio, spero buono, per spingerli a provare, non solo nel cinema o nello spettacolo, ma in generale. Devono andare fuori, fare esperienza, e poi, se vogliono, tornare qui, io ho seguito questa strada, l’esperienza fuori dalla Sardegna è fondamentale».

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