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Biodanza: si diffonde a Cagliari un nuovo modo di star bene, fatto di emozioni, musica e movimento

È difficile ingabbiarla in una definizione, proprio perché si basa fondamentalmente sulla spontaneità: arte è impegnativo, la cifra della Biodanza è la leggerezza. Sport non è adatto, lo sport ha delle regole, degli schemi rigidi, la Biodanza è totalmente libera. E non si può parlare nemmeno di terapia, anche se i suoi effetti su tante patologie sono indiscutibilmente benefici. La chiameremo disciplina per semplificare.

La Biodanza è stata inventata circa 50 anni fa da Rolando Toro Araneda, psicoterapeuta, psichiatra e antropologo cileno. Toro lavorava presso l’ospedale psichiatrico dell’Università quando nel 1965 cominciò a sperimentare l’uso della danza con pazienti in cura psichiatrica. Il medico cileno poi estese l’applicazione e la ricerca fuori dell’ambito clinico con gruppi di persone sane, strutturando nel 1966 un modello teorico e una metodologia basata sull’associazione musica-movimento-emozione. Successivamente la Biodanza ha varcato l’oceano ed è giunta in Europa dove in Italia e soprattutto in Spagna ha cominciato a diffondersi.

In Sardegna esiste un’associazione, S’Andera, che riunisce tutti i gruppi che praticano la Biodanza, c’è anche una scuola diretta da Angelica Scotti e Nicoletta Quadu perché la Biodanza non si improvvisa. Ci vuole una lunga preparazione al termine della quale si consegue un’abilitazione che consente di “Facilitare” gli altri nella pratica della Biodanza, le persone che guidano i gruppi non si fanno chiamare insegnanti, perché per definizione la Biodanza, essendo spontanea non si può impartire, ma si vive, quindi le guide si chiamano facilitatori, persone che agevolano le emozioni. Mercoledì scorso ha inaugurato un nuovo gruppo a Cagliari guidato da Luciano Cherchi, ginecologo cagliaritano, che progetta dopo questa esperienza, di portare la Biodanza anche in ospedale tra le gestanti. «Questa disciplina può essere applicata in tanti campi – spiega il Dottor Cherchi – essendo medico ginecologo, chiaramente la adotterò nel mio campo. Applicata con persone affette da parkinson, con bambini autistici o con la sindrome Down, ha dato buoni risultati, la Biodanza aiuta in particolare chi ha difficoltà nel controllo dei movimenti».

Non c’è un genere musicale specifico, i principi della Biomusica si applicano su qualsiasi genere di musica, che verrà scelta sulla base delle emozioni che si vogliono suscitare. Anche se prevalentemente si opta per la musica latinoamericana, il valzer, il tango o le musiche più attuali possono essere utilizzate per praticare questa disciplina. «La Biodanza non ha movimenti prestabiliti, è come la vita – prosegue il ginecologo- e ognuno la vive a modo proprio con le proprie emozioni: ognuno cammina a modo suo, ma tutti camminiamo sulla stessa musica, questo genera molto confronto tra i componenti di un gruppo. Nessun esercizio è obbligatorio, se uno non se la sente si ferma e aspetta quello successivo. Non c’è giudizio, le sessioni si svolgono in un ambiente protetto non ci sono spettatori, chi viene prova, un pochino di imbarazzo ci sta soprattutto all’inizio, ci sono movimenti buffi, che riportano all’infanzia. Uno si lascia andare, si cimenta in esercizi che non avrebbe mai fatto, perché li riteneva sciocchi: questo significa che sta superando un suo limite, tutto naturalmente avviene piano piano, con cura e rispetto, lasciando che ciascuno lo faccia solo quando, e se lo sente».

Il bello della Biodanza è che si tratta di una disciplina adatta davvero a tutti da 0 a 100 anni, senza distinzione di sesso, età, razza, condizione fisica o mentale, e tanto meno estrazione sociale. «Quante persone non sanno darsi la mano o non sanno guardarsi negli occhi. Riscoprire il lato umano può far guarire più delle medicine. Questa estate abbiamo provato una sessione in spiaggia– conclude Luciano Cherchi – in poco tempo il cerchio si è allargato e spontaneamente si sono avvicinati in tanti, alla fine si è formato un gruppo bello folto. Le persone hanno bisogno di riscoprire una dimensione più spontanea in cui recuperare il proprio equilibrio, anche semplicemente per staccare dalle preoccupazioni di ogni giorno. Sicuramente la Biodanza offre questa opportunità». Ci sono alcuni gruppi a Cagliari e hinterland che praticano la Biodanza, sul sito dell’Associazione S’Andera, si possono trovare tutte le informazioni. Il Dottor Cherchi insieme alla sua collega Cinzia Pinna, guida le sessioni il mercoledì sera alle 20.30, in via Alagon 6d a Cagliari.

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