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Cade a casa da una scala, gli diagnosticano una microfrattura ma poco dopo muore. La Procura apre un fascicolo

tribunale di cagliari

Il tribunale di Cagliari

Un uomo di 74 anni è morto dopo essere caduto da una scala nella sua abitazione di Domus De Maria.

Il 74enne, pensionato, nella mattinata del 2 gennaio era caduto da una scala che stava utilizzando per preparare la sala della sua abitazione per la ritinteggiatura. Visto il forte dolore alla schiena, la moglie ha chiamato la figlia e il compagno di quest’ultima che, arrivati a casa, alle 11.45 hanno richiesto l’intervento dell’ambulanza. I sanitari, giunti a domicilio, gli hanno applicato il collare, lo hanno immobilizzato nella barella spinale, gli hanno misurato i parametri vitali, che sarebbero risultati a norma, e si sono messi in viaggio per trasportarlo all’ospedale: inizialmente dovevano condurlo al Santissima Trinità, ma poi l’autolettiga è stata dirottata al Marino, dov’è giunta alle 12.50. L’uomo. durante la presa in carico e il trasporto è rimasto sempre presente, vigile, reattivo e collaborativo, così come ha risposto senza problemi e a tono a tutte le domande che gli sono state formulate per compilare la scheda d’ingresso all’atto del ricovero nel reparto di Ortopedia, dov’è stato destinato dopo una prima visita al Pronto Soccorso: insomma, a parte i forti dolori al bacino, per i quali gli avevano subito somministrato una flebo di antidolorifico, la situazione pareva sotto controllo. Anche la diagnosi ipotizzata dai medici non era poi la fine del mondo: i familiari che lo accompagnavano sono stati informati che il loro caro con la caduta aveva rimediato molto probabilmente una microfrattura composta a una qualche vertebra del bacino e che comunque sarebbero stati più precisi dopo l’effettuazione della Tac, programmata per la mattina seguente.

La moglie, la figlia e il suo compagno, però, erano allarmati da alcuni sintomi di cui hanno chiesto più volte spiegazione: il paziente, oltre alle algie alla schiena, avvertiva molto freddo, sudava abbondantemente, provava nausea, formicolio a un piede, gonfiore a una gamba. E il suo viso era sempre più giallo e smunto. Tutti elementi ritenuti però “normali” dai sanitari e compatibili con il trauma subìto. Sta di fatto che alle 16.30 i familiari del 74enne lo hanno lasciato, sempre perfettamente cosciente, per un paio d’ore per andare a casa a prendere alcuni indumenti per la degenza, ma quando la figlia e il compagno, alle 19.15, sono tornati nella stanza del padre per portargli la valigia, non l’hanno più trovato. Era già morto, alle 18.55, in Rianimazione. Come hanno loro riferito tre medici, tra cui un rianimatore, il paziente, mentre si trovava nella sala per sottoporsi all’esame della Tac, evidentemente anticipato, era stato improvvisamente colto da arresto cardiaco e a nulla erano valsi i tentativi di salvarlo, con oltre un’ora e mezza di massaggio cardiaco e sette fiale di adrenalina.

I familiari si sono così rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e hanno presentato un esposto alla magistratura, che ha accolto le loro istanze aprendo un’inchiesta, acquisendo tutta la documentazione clinica e ordinando l’autopsia. In particolare, i congiunti dell’uomo chiedono di sapere se siano stati sottovalutati i sintomi manifestati dalla vittima e ripetutamente fatti presente al personale del nosocomio, e che vengano chiarite le cause della morte ed eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura il pensionato. In tal senso, sarà determinante il responso della perizia medico legale.

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