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(VIDEO) Cagliari, Ciriaco Goddi alla Facoltà di Lettere: «I buchi neri emblema della nostra condizione umana»

Ciriaco Goddi alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliari. L’astrofisico barbaricino, che con il suo gruppo è riuscito nell’impresa di fotografare l’“invisibile” M87 nello spazio, è stato infatti ospite dell’associazione culturale “Riprendiamoci la Sardegna” per un incontro a tema “Da Orune ai buchi neri. Breve storia di un Astrofisico sardo”. Coordinatore, Nino Nonnis, presidente dell’associazione arrivata a 22 anni di età e sempre pronta a raccontare l’Isola in tutti i suoi aspetti.

In Barbagia la passione per la fisica

Dalla Sardegna allo spazio, un lungo, lunghissimo passo verso inaspettate scoperte. Inizia così il percorso di Ciriaco Goddi, che per arrivare alle stelle è partito da Orune, paesino nel cuore della Barbagia, famoso per la cultura e l’allevamento. Qui iniziano i suoi studi e Ciriaco concepisce il suo sogno: «Avrei potuto fare il pastore, ma ho scelto un’altra strada. Nel corso dei miei studi a Bitti è nata la mia passione per la fisica e l’universo attraverso letture e il contatto con alcuni professori. Poi,  l’idea di iscrivermi in Fisica, laureandomi con una tesi sulle nebulose planetarie» .

Il network dei telescopi

Dopo la laurea, Ciriaco continua il suo percorso formativo e il suo lavoro di ricerca ha come teatro l’osservatorio di Poggio dei Pini, per poi discutere la tesi di dottorato sempre all’Università di Cagliari. «Nel corso del mio progetto ho usato una rete di telescopi europei. Questi osservano all’unisono lo stesso oggetto, con i dati che vengono combinati e calibrati».

Nel 2006 la svolta: «Un’offerta che non si può rifiutare»

Nel 2006 arriva la svolta per la carriera dello scienziato sardo, pronto a realizzare il sogno americano. «Mi viene offerto un progetto di ricerca ad Harvard.  Un’offerta che non si può rifiutare». E a poco a poco si abitua alla vita d’Oltreoceano, dove tutti sono pazzi per il baseball. « Ho lavorato agli studi sulla esplosione nel centro della Nebulosa di Orione, con una rete di radio telescopi, una tecnica apprezzata dall’università americana».

Ciriaco Goddi, gli studi sui buchi neri

Nel 2009 il trasferimento a  Monaco di Baviera,  fino al 2012. Dopo di che, tappa in Olanda, dove a Goddi viene offerta la gestione di un network di telescopi. «Nel 2014 abbiamo usato quello dell’osservatorio di San Basilio e abbiamo ottenuto un segnale». È l’inizio degli studi sui buchi neri, la fase finale dell’evoluzione delle stelle, e si fa riferimento alla teoria della Gravità di Einstein, così come a Schwarzschild. «. I buchi neri esistono, anche se non possiamo vederli. Esercitano un attrazione gravitazionale sulle stelle che ruotano».

L’aspetto di un buco nero

Ma che aspetto ha un buco nero? Già dagli anni Settanta ci sono state simulazioni fatte al computer, i cui risultati sono stati disegnati a mano, senza l’ausilio della stampa. «Oggi si può fare di più – commenta Ciriaco Goddi –  come i filmati, una proiezione dell’orizzonte degli eventi. I buchi neri hanno materia intorno e i raggi di luce creano l’effetto di un disco scuro».

La foto di Messier 87

Nella scorsa primavera ecco la foto del secolo, quella fatta al Messier 87, mediante un sistema di telescopi dislocati tra Europa, America e i due poli. Il  frutto di 20 anni di sforzo tecnologico. «I buchi neri sono oggetti astrofisici osservabili e usabili come laboratori. La teoria einsteiana della Relatività è confermata. E forse ci ricordano i limiti della conoscenza umana».

 

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