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Povertà in aumento in Sardegna: sempre più persone chiedono aiuto alla Caritas

report caritas 2019

La Sardegna è sempre più maglia nera per quanto riguarda la crisi economica e gli aspetti a essa legata. È quanto emerge dal Report 2019 su povertà ed esclusione sociale nella nostra Isola, condotto dalla Caritas regionale e presentato in occasione della terza Giornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco.

Il quadro che ne viene fuori è preoccupante. Secondo dati Istat, mentre nel resto d’Italia la povertà è diminuita di un punto percentuale tra il 2017 e il 2018, scendendo all’11,8 per cento, nello stesso periodo in Sardegna è aumentata di due punti, passando dal 17,3 al 19,3 per cento dell’anno scorso. Tutto ciò nonostante l’occupazione giovanile sia anche da noi leggermente aumentata. Lo spopolamento continua a essere un’emergenza: dal 2007 al 2018 la popolazione residente diminuita di 26 mila unità, tendenza in costante aumento. Aumentano anche le disuguaglianze, in particolar modo il divario tra i ricchi e le persone molto povere, oltre a quello generazionale.

Questa situazione di precarietà va di pari passo con l’aumento delle persone che chiedono aiuto alle dieci Caritas sarde. I Centri d’ascolto hanno registrato un aumento dell’11,7 per cento nel 2018: tradotto in cifre, sono 7903 le persone ascoltate una o più volte; di questi, il 66 per cento è italiano, ma ci sono anche tanti stranieri: 2500 (40 per cento circa), sopratutto senegalesi, nigeriani, rumeni e marocchini. Di queste oltre settemila persone, la maggioranza sono maschi e l’età media è di 45 anni. Un quarto del totale è formato da cinquantenni. E poi ci sono i giovani: il 16,9 per cento ha tra i 15 e i 29 anni e tra loro la maggioranza non ha neanche un diploma. Altro trend negativo, in Sardegna rispetto al resto d’Italia, il 23 per cento di chi ha tra i 18 e i 24 non solo non ha un diploma, ma non frequenta corsi professionali, né attività di formazione.

Chi si reca alla Caritas – stando ai dati di quest’ultima – è per lo più celibe o nubile (aumentano le coppie di fatto, spesso con figli), vive in famiglia, nell’81,1 per cento dei casi ha un titolo di studio basso o medio-basso (licenza elementare o licenza media inferiore) e  il 67 per cento ha perso il lavoro. Ma ci sono anche, seppur in netta minoranza, occupati e pensionati il cui reddito non basta per far fronte alle spese quotidiane. Tra chi si rivolge alla Caritas poi c’è chi è reduce da una separazione o da un divorzio, chi ha difficoltà a curarsi per via di un reddito troppo basso, chi è senza fissa dimora o in condizioni abitative precarie. Mentre cala il numero di persone che vanno a mangiare alla mensa o semplicemente chiedono di poter avere alimenti confezionati, aumentano coloro i quali chiedono aiuto per pagare bollette, tasse, affitto, farmaci, visite specialistiche e cure mediche.

Per venire incontro a chi ha queste difficoltà, oltre a garantire un sussidio economico, i Centri di ascolto Caritas garantiscono il micro-credito, attuano interventi di risoluzione delle problematiche abitative e offrono consulenza professionale personalizzata. C’è una legge della Regione, risalente al 2005, che si prefiggeva di istituire un Osservatorio regionale sulle povertà, ma che a tutt’oggi non è mai nato. Per questo le Caritas sarde chiedono con forza che venga fatto funzionare.

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