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Intervista a Remo Girone. “Tano Cariddi” a Cagliari racconta il mestiere dell’attore

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Remo Girone a Cagliari racconta se stesso e il suo mestiere di attore, in occasione del penultimo appuntamento della rassegna itinerante PuntodiVistaFilmFestival, nello storico teatro Adriano. Dal mondo del teatro al piccolo e grande schermo, uno dei volti più celebri dello spettacolo italiano. Sino al successo con lo sceneggiato La Piovra, nel celeberrimo ruolo del faccendiere Tano Cariddi, ricoperto quasi ininterrottamente nel corso della pluridecennale serie televisiva. E in una suggestiva chiacchierata a tu per tu, si scopre sempre qualcosa di più.

Da Asmara all’Italia sino alla Sardegna. La valigia dell’attore è sempre pronta

Remo Girone nasce ad Asmara, in Eritrea, nel 1948, e arriva in Italia a 23 anni. Ma chi sceglie di fare questo lavoro sente nel sangue la passione per il viaggio e tutto il mondo può così diventare casa sua. Ed ecco dunque che da una realtà così periferica, come quella del Corno d’Africa, spostarsi qua e là sino a giungere in Sardegna è cosa facile. L’aria isolana per Remo non è infatti una novità e il ricordo del mare e delle spiagge è sempre vivo nel cuore dell’attore. «Io ho lavorato con la cooperativa Teatro di Sardegna, con uno spettacolo a Nora. E lo ricordo come un periodo meraviglioso, andavamo a farci il bagno in mare prima delle prove. È stato molto bello». In seguito, sono state diverse le visite di Girone qui, nel cuore del Mediterraneo, anche se per lui c’è ancora tanto da scoprire: «Noi attori purtroppo ci spostiamo costantemente e diventa difficile conoscere profondamente una realtà come quella sarda. Eppure, mi è sempre piaciuta tanto».

Il mestiere dell’attore, una competizione con sé stessi

Remo Girone racconta il mondo dell’attore, attraversato oggi più che mai da mille difficoltà. Tra i recenti lavori c’è il film di quest’anno “Le Mans ’66 – La grande sfida”, diretto da James Mangold, il cui filo conduttore è la competizione automobilistica. Ed è proprio questo spirito agonale che per coloro che si affacciano allo spettacolo può diventare  vero motore di spinta oppure ostacolo nel proprio cammino artistico. «La componente della competizione è fortissima in questo lavoro – racconta Girone, che nel film interpreta Enzo Ferrari – ma quella più bella è con sé stessi. Dimostrare di essere in grado di fare certe cose».

Fare l’attore, la paura del ruolo

Una costante sfida, sia con gli altri, sempre più numerosi oggigiorno, sia con le proprie debolezze. È questo il compito di chi fa recitazione per Girone, che non nasconde la difficoltà nel suo lavoro, come l’interpretazione di personaggi che possono spaventare. «A me è toccato fare Ferrari e non è stato facile. È un personaggio mitico, che la gente conosce. Ma allo stesso modo, anche i cattivi, perché devi entrare nelle parti più buie di te stesso».

Remo Girone, quel Tano Cariddi che l’ha reso celebre

E se si parla di Girone e di cattivi, indubbiamente il ricordo degli italiani corre in direzione di Tano Cariddi, faccendiere della mafia e nemico del commissario Cattani nella saga de La Piovra, che ha reso celebre Remo. «Ricoprire il ruolo di Tano è stato difficile. Per fortuna, in teatro, avevo interpretato Raskòl’nikov di Delitto e Castigo. E questo personaggio era uno che voleva provare che esistono esseri superiori al di sopra della morale comune. E questo mi ha dato la forza per interpretare Tano Cariddi».

Remo Girone: «Tano Cariddi l’ho fatto solo lì»

Una notorietà arrivata nel 1987 e legata a quel personaggio tanto interessante dello sceneggiato diretto da Perelli. E a volte questo tipo di legami può trasformarsi in una catena, da cui è difficile liberarsi. Ma Remo Girone, se da una parte ringrazia Cariddi, dall’altra non si è mai sentito “dipendente” da quel ruolo. «Mi ha dato indubbiamente grande popolarità, ma non è stato difficile sganciarsene. Ci sono i pro e i contro. Ma Tano, l’ho interpretato solo lì».

La paura nel mondo dello spettacolo: «Non conosco attori coraggiosi»

Eppure quel banchiere di Trettorri non era un personaggio senza paura. Non le mostrava, di certo, ma nel suo cuore albergavano emozioni profonde che al mondo dovevano essere celate. Ed è proprio nel cinema e nello spettacolo che bisogna in un certo senso “controllare” la paura, senza mai vergognarsi di essa. «Io penso che non esistano attori coraggiosi. Anche io ho provato soggezione, nei primi tempi, quando l’occhio della camera da ripresa mi spingeva a essere sincero. Ma il coraggio è proprio questo. Bisogna prepararsi al meglio e superare le paure».

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