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Accadde oggi. Il 22 novembre 498 veniva eletto l’ultimo Papa sardo, Simmaco I

Il 22 novembre dell’anno 498, a distanza di meno di un cinquantennio dall’elezione di Papa Ilario, veniva elevato al soglio pontificio un altro Papa sardo, si trattava questa volta del diacono Simmaco. Probabilmente originario di un piccolo centro dell’oristanese, che da lui poi prese il nome (Simaxis), qui Simmaco nacque da Fortunato. Queste sono le uniche informazioni conosciute sul legame di Simmaco con la Sardegna. I suoi genitori dovevano essere pagani perché il giovane Simmaco viene battezzato a Roma. Più tardi diviene diacono della Chiesa romana, gli anni sono quelli che precedono e seguono la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

Anastasio II muore il 19 novembre 498, tre giorni dopo nella Basilica Costantiniana viene eletto Simmaco, ma in maniera inaspettata, lo stesso giorno, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, viene eletto papa anche il presbitero Lorenzo. Questa doppia elezione porterà ad un ulteriore periodo di tensioni, la crisi prenderà il nome di “Scisma laurenziano”, dal nome dell’antipapa. Il conflitto aveva alla base l’attrito tra occidente e oriente, che ormai andava avanti da mezzo secolo. I teologi monofisiti, sconfitti al Concilio di Calcedonia del 451, si erano riorganizzati ed avevano dalla loro parte l’imperatore Anastasio I. La crisi si acuì sotto il Patriarca di Costantinopoli Acacio che ripudiò le definizioni del suddetto Concilio Ecumenico, questo provocò lo scisma acaciano. Alla base di tutte queste tensioni Simmaco era stato eletto dai vescovi ed approvato dalla folla come pontefice in grado di lottare per la difesa della Fede.

Lorenzo venne eletto dal partito filo orientale, fedele all’imperatore bizantino, che auspicava un’accettazione della dottrina monofisita. In Italia all’epoca, dopo accordo proprio con l’Impero d’Oriente, regnava Teoderico (meglio conosciuto come Teodorico il Grande), sovrano Goto di fede ariana. A lui venne chiesto di dirimere la questione e di decidere chi dei due era il vero pontefice romano. La scelta del re ricadde su Simmaco, ma anche questa scelta fu contestata. I detrattori di Papa Simmaco diffusero degli scritti che lo accusavano di aver offerto una somma considerevole a Teoderico, ma il fatto non è stato mai provato. Dopo un anno di relativa pace, il 500, la lotta s’inasprì nuovamente: alla base delle nuove contestazioni vi era la data della Pasqua. Simmaco aveva deciso, dopo uno studio a riguardo, di celebrarla il 25 marzo (in linea con la tradizione romana), mentre gli orientali la festeggiavano il 22 aprile.

Con delle false accuse, i detrattori di Papa Simmaco, riuscirono ad attirare l’attenzione del re Teoderico. Questi dopo un primo mancato confronto con il pontefice a Ravenna, sfumato per via di un tranello teso a Simmaco, fu costretto dal partito orientale ad inviare un “Visitator”, ossia una specie di supervisore che dovesse verificare le accuse. In questo modo però la potestà di Simmaco veniva a decadere, il Visitator infatti veniva nominato quando una sede era vacante ed occorreva una momentanea figura super partes in attesa che venisse nominato il nuovo vescovo. In questo caso si trattava però di un vero e proprio abuso. Simmaco venne accusato e si stabilì un processo. Simmaco non si tirò indietro (sarà la prima ed unica volta che un pontefice finirà sotto processo), dopo una delle prime sessioni – di rientro alla Basilica di San Pietro, ormai sua roccaforte, con Roma quasi totalmente in mano ai sostenitori di Lorenzo – a Simmaco viene tesa un’imboscata, molti dei suoi muoiono, altri sono gravemente feriti, ma Simmaco si salva miracolosamente.
Dopo questo episodio, anche sotto promessa di forte scorta armata il pontefice si rifiuta di prendere parte al processo. Il procedimento si arenò, fino a quando, i vescovi, riluttanti a voler procedere, perché le irregolarità erano troppe ed anche perché non ritenevano che il papa potesse essere sottoposto a processo. Quindi tutto decadde. Lorenzo abbandonò Roma, ma poco dopo le accuse ripresero, stavolta intorno al patrimonio dei “Titoli romani” (le parrocchie romane) che poi verranno assegnati ai cardinali. Per almeno due anni infuriò una vera e propria guerra civile, Simmaco, sempre asserragliato nella Basilica di San Pietro, ma una pausa della guerra tra persiani e bizantini venne in aiuto di Simmaco.

L’Imperatore, proprio in questo periodo di pace, poté rivolgere i suoi eserciti verso il re dei Goti in Italia, a questo punto Simmaco inviò il Diacono Dioscoro d’Alessandria a Ravenna e questi riuscì a convincere che rinsaldare il soglio pontificio di Papa Simmaco poteva essere d’aiuto per lui in chiave anti-orientale. A questo punto i sostenitori dell’antipapa Lorenzo erano costretti a restituire i “Titula” requisiti con la forza. Questo atto del re appoggiava implicitamente la riforma voluta da Simmaco per l’impossibilità dell’alienazione dei beni ecclesiastici. Negli anni successivi Papa Simmaco si adopererà molto per abbellire od edificare chiese e basiliche. Farà il possibile anche per alleviare le pene dei vescovi cattolici in nord Africa, dov’erano perseguitati dai Vandali ariani. Dopo oltre 15 anni di pontificato Papa Simmaco morì il 19 luglio del 514. Venne sepolto nella basilica di San Pietro, ma il suo sepolcro andò in seguito perduto. La sua festa si celebra il 19 luglio.

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