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Cagliari, al convegno sul turismo nessuna donna relatrice: la protesta di diffonde sul web

riunione di lavoro

foto Ufficio.eu

Il fenomeno in Italia è diffusissimo, e la Sardegna ovviamente non è da meno: qualsiasi tipo di convegno si organizzi, legato all’attività delle aziende, il numero di donne relatrici, è sempre nettamente inferiore rispetto ai relatori uomini. Il settore turistico rientra in queste statistiche.

La dimostrazione è il convegno organizzato dall’Assessorato al Turismo che si terrà domani all’Aeroporto di Elmas. Gli operatori del settore sono stati invitati per partecipare a un tavolo di discussione in cui si vogliono delineare le strategie per la stagione turistica isolana del 2020. Ma su 19 relatori, nemmeno uno è donna. A muovere una sentita protesta sul web è Giulia Eremita, che si occupa di marketing e comunicazione online nel turismo e  ha curato il lancio di Trivago in Italia, «Ho parlato nei convegni per oltre 11 anni – spiega Giulia – e lavorato a lungo all’estero. In Italia è sempre la stessa storia: nei convegni le donne sono pochissime, ma non riesco ad accettare che nella mia terra le donne siano così discriminate».

Esiste un’iniziativa che si chiama #boycottmanels, ideato da una donna sarda, Patrizia Asproni direttrice del Museo Marini di Firenze, che raccoglie le segnalazioni di convegni “Al maschile” e invita le donne e gli uomini a boicottarli perché non rispettosi della parità di genere. Giulia ha segnalato il convegno di domani in cui è previsto che nessuna donna parlerà. «Non dipende da noi – ha spiegato l’Assessore al Turismo Gianni Chessa – abbiamo organizzato questo incontro per coinvolgere tutti gli operatori del settore nella costruzione di una strategia per la stagione turistica 2020. Ovviamente ciascun operatore ha scelto i propri relatori, non è una scelta che poteva fare l’assessorato, ma certo la componente femminile sarebbe stata un valore aggiunto».

Ma secondo Giulia Eremita, è proprio questo il punto: «Non è una questione di colpe, ma di consapevolezza. Bisogna rendersi conto che situazioni in cui ci sono solo uomini, che parlano tra di loro, non possono rappresentare la normalità e non corrispondono alla realtà, nel mercato poi ci sono tantissime donne che si occupano di turismo. Dobbiamo tutti prenderci l’impegno di cambiare questa situazione. Se chi organizza, soprattutto nelle istituzioni, tenesse conto di questa tendenza e pretendesse una presenza femminile maggiore per istituire tavoli equilibrati le cose comincerebbero a cambiare. Sarebbe sufficiente chiedere alle aziende di scegliere una donna come relatrice. Per questo ho segnalato il convegno a #boycottmaneles, se le donne e gli uomini cominciassero a rifiutarsi di partecipare ai convegni al maschile forse si potrebbe dare il via al cambiamento».

Certo il problema è a monte, nelle aziende del settore turistico per esempio, solo il 40 percento delle donne raggiunge incarichi come direttore, e solo il 20 percento ruoli come alto dirigente. «Il problema è che se non si fanno partecipare le donne a questo genere di iniziative – conclude Giulia- si sta rinunciando a un valore aggiunto: le donne hanno un punto di vista diverso da quello maschile, né migliore né peggiore, ma diverso, se si vuole costruire, creare strategie, trovare soluzioni innovative un approccio diverso non può che essere d’aiuto, dobbiamo cominciare a cambiare le cose». Insomma la colpa non sarà di nessuno in particolare, ma la responsabilità ce l’hanno tutti, anche le donne, finché accetteranno situazioni come queste.

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