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Giovannangela, la “fidanzata” del bandito Samuele Stochino, la Tigre d’Ogliastra, non è mai esistita

Non è mai esistita Giovannangela o Mariangela, la presunta fidanzata di Samuele Stochino. La leggendaria figura al fianco del sergente della Grande Guerra è frutto di un equivoco dovuto ad una battuta metaforica. Non esistono riferimenti anagrafici e non viene mai menzionato il suo cognome, e le fotografie in cui sarebbe raffigurata non sono sue. Sono state scritte numerose favole attorno alla figura della giovane immaginaria, addirittura ci sarebbe stato un altro pretendente che avrebbe contrastato l’amore tra Stochino e la sua presunta fidanzata.

Questo amore sarebbe finito in tragedia, con la morte prematura della misteriosa giovane a causa di una grave malattia a fianco dell’ex sergente, durante la sua latitanza. L’avrebbe sepolta nei pressi di “Perda ‘e Liana” in un luogo sconosciuto, e dove nessuno avrebbe mai disturbato il suo eterno riposo. Come detto in precedenza, il tutto nascerebbe da un’interpretazione sbagliata, in quanto era uno stratagemma verbale l’utilizzo da parte di Stocchino del termine “fidanzata”. Infatti la parola usata dall’ex sergente era un modo metaforico per definire il compagno di latitanza, senza far sospettare che questo esistesse ai numerosi confidenti delle forze dell’ordine e cacciatori di taglie.

Il compagno di latitanza di Stochino era il famigerato bandito orgolese Onorato Succu, un personaggio primario nelle tristi vicende storiche barbaricine del periodo. Era fondamentale per un ricercato avere un latitante d’appoggio, soprattutto negli incontri occasionali, dove uno si presentava e l’altro rimaneva nascosto a coprirgli le spalle. Nel caso di Stochino e Succu risultava vitale utilizzare questo sistema, vista la grossa taglia che pendeva sul loro capo. In Ogliastra solitamente era l’orgolese a rimanere nell’ombra e proteggere l’arzanese, mentre nel nuorese le parti si invertivano. Si racconta, fu determinante, nel Bosco di Santa Barbara a Villagrande, la presenza di Succu nascosto tra gli alberi di leccio per salvare Stochino da una trappola.

L’orgolese apparve improvvisamente ai presenti imbracciando il moschetto carico, e liberò l’amico arzanese legato e pronto ad essere consegnato alle forze dell’ordine. L’unione tra i due latitanti finì la notte tra il 29 e 30 Marzo del 1927 quando Onorato Succu morì in un conflitto a fuoco con i carabinieri nel territorio di Mamoiada. “Su Zigante”, come era soprannominato, aveva quarantatré anni e dal 1908 da quando ne aveva ventiquattro si era dato alla macchia. Nel conflitto a fuoco perì anche il carabiniere Pietrino Melis di Gairo, e si racconta proprio sia stato lui a uccidere il latitante orgolese, che a sua volta esplose in contemporanea un colpo dal suo moschetto non lasciando scampo al gairese. La mancanza dell’amico latitante fu una grave perdita per l’ex sergente, vista l’importanza del personaggio e per i consigli dell’orgolese, più vecchio di lui di ben undici anni, essendo l’ogliastrino del 1895. Sarebbe sopraggiunta poco più di un anno dopo, la morte di Samuele Stochino nel febbraio del 1928.

Articolo di Roberto Anedda.

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