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Saline di Carloforte. Il GrIG: “No all’abuso su estrazione del sale, si tuteli anche la fauna”

Cavalieri d'Italia alle Saline di Carloforte

Le saline di Carloforte al centro della nuova battaglia del GrIG per la tutela ambientale. Il sito, infatti, di estrema importanza sotto il profilo naturalistico, ecologico e storico-culturale, rischia ora di diventare in modo esclusivo e nella totalità della sua estensione un centro di coltivazione ed estrazione del sale.

Sta, infatti, avanzando l’iter di approvazione e realizzazione del Progetto di Coltivazione e Recupero Ambientale per l’autorizzazione della Concessione Mineraria per l’estrazione di minerali di cloruro di sodio e prodotti correlati denominata “Saline di Carloforte” per conto della Saline di Mare s.r.l. . Ad oggi è in corso il procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo alla società romana rappresentata da Antonangelo Casula, già sindaco di Carbonia. Nel 2012 la Società saliniera aveva provato a ottenere la concessione mineraria per l’estrazione del sale, ma il procedimento era stato sospeso “per problematiche di natura amministrativa”.

L’obiettivo perseguito è “il riavvio delle operazioni di coltivazione per l’estrazione di circa 3000 Ton di sale il primo anno, 6000 ton il secondo anno per poi attestarsi su una produzione di circa 15.000 ton/anno per la durata della vigenza su una superficie amministrativa in concessione di circa 11,6 ettari e circa 89,5 ettari di pertinenze minerarie”. Pur compatibile in linea teorica, fanno sapere dal GrIG, “l’attività saliniera proposta appare in concreto decisamente potenzialmente degradante per i rilevanti valori ambientali e naturalistici delle Saline”. Infatti, la proposta progettuale punta a ricavare a regime ben 15 mila tonnellate annue di sale, utilizzando di fatto completamente le Saline per l’attività estrattiva, con effetti sulla presenza dell’avifauna selvatica.

La produzione saliniera degli ultimi anni di attività pregressa (anni ’70-’80 del secolo scorso) si aggirava sui 10-12 mila tonnellate su base pluriennale (raccolta ogni due-tre anni).  Attualmente, spiega il GrIG, per mantenerne le caratteristiche naturalistiche della zona umida, sarebbe opportuno prevedere una produzione saliniera di qualità di proporzioni limitate (5-6 mila tonnellate su base pluriennale, con raccolta ogni due-tre anni), prodotto di nicchia da commercializzare magari in una linea di prodotti locali.

Ma c’è di più. Secondo il GrIG, l’attribuzione alla Saline di Mare s.r.l. delle Saline di Carloforte in concessione mineraria (89 ettari comprese le pertinenze) pregiudicherebbe l’intervento di risanamento ambientale e di gestione sostenibile già finanziato e attualmente in corso di predisposizione da parte del Comune di Carloforte. Dopo la chiusura dell’attività saliniera, negli anni ’90 del secolo scorso, e la dismissione dal demanio statale in favore della Regione Sardegna, infatti, il Comune di Carloforte ne ha ottenuto l’acquisizione in comodato d’uso gratuito per operarvi un intervento di risanamento ambientale e di gestione sostenibile, ottenendo nel 2016 un finanziamento di 5 milioni di euro da parte della Regione autonoma della Sardegna.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, gli Amici della Terra in collaborazione con il Liceo Linguistico e Socio-psico-pedagogico “Don G. Pagani” di Carloforte, a partire dai primi anni ‘90 del secolo scorso hanno elaborato ed aggiornato più volte un progetto di gestione integrata sostenibile. Per ben due volte venne presentato, avendo quale capofila la Provincia di Cagliari e partner il Comune di Carloforte e una cooperativa artigiana locale, a valere su contributi LIFE Natura 2000 e 2002. Purtroppo, in ambedue i casi la proposta venne valutata molto positivamente a livello nazionale (Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del Mare) e comunitario (Commissione Europea – Direzione generale Ambiente, decisioni dell’1 marzo 2001 e del 5 luglio 2002), ma non venne finanziata per carenza di fondi.

Le saline sono un sito di importanza comunitaria, destinate ad esser parte della riserva naturale regionale dell’Isola di San Pietro, tutelate anche con vincolo paesaggistico, che ospitano ormai in pianta stabile alcune delle più rilevanti rarità avifaunistiche sarde, italiane ed europee: dal Fenicottero rosa al Gabbiano corso, dal Cavaliere d’Italia alla Garzetta, dal Falco pellegrino all’Avocetta, al Fraticello.

Il GrIG intende quindi fermare questo cambio di gestione delle saline e per questo ha inoltrato oggi un atto di intervento con osservazioni nel procedimento di V.I.A. al Servizio Valutazioni Ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna con la richiesta di dichiarazione di non compatibilità ambientale del progetto attualmente proposto. “Sarà posta in essere – fanno sapere dal GrIG – ogni attività per la concreta tutela di un bene ambientale unico e di straordinario valore”.

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