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Vergognosa aggressione fascista a Roma contro i giornalisti de L’Espresso

Vergognosa aggressione fascista a Roma contro i giornalisti de L’Espresso.

Avanguardia Nazionale e il capo di Forza Nuova Roma colpiscono con calci e schiaffi il cronista Federico Marconi e il fotografo Paolo Marchetti al Verano durante la commemorazione per Acca Larentia. La redazione de L’Espresso unita aspetta ora la condanna del Viminale.

Violenza neofascista contro i giornalisti dell’Espresso. Come scrivono gli stessi giornalisti de L’Espresso nel giorno in cui i militanti nostalgici del Duce ricordano i morti di Acca Larentia, il collega, Federico Marconi e il fotografo Paolo Marchetti, sono stati violentemente aggrediti al cimitero del Verano. Tra gli assalitori c’era anche il capo romano di Forza Nuova Giuliano Castellino, che nonostante sia sottoposto al regime di sorveglianza speciale si trovava sul luogo infrangendo il divieto imposto. 

I neofascisti si sono ritrovati al cimitero romano perché qui c’è il mausoleo in memoria dei loro caduti. Alle 14.30 si erano riuniti membri del movimento neofascista Avanguardia Nazionale insieme a Forza Nuova e Fiamme Nere, per commemorare “tutti i camerati assassinati sulla via dell’onore”. Il riferimento è anche ai militanti del fronte della gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, del movimento sociale italiano uccisi davanti alla sede Acca Larentia il 7 gennaio 1978.

L’Espresso con estrema discrezione e rispetto per il luogo – il cimitero scelto dai neofascisti per la commemorazione – era sul posto per documentare una notizia: la manifestazione organizzata da un movimento, Avanguardia nazionale, già sciolto negli anni ’70 perché eversivo. Ma in Italia le cose funzionano così, la memoria è corta e anche Avanguardia può avere una seconda vita, e con arroganza ritagliarsi spazio nella galassia dell’estrema destra.

Il leader che ha ricostituito Avanguardia è sempre Stefano Delle Chiaie, il maestro di moltissimi giovani neofascisti. E anche oggi, sebbene Delle Chiaie non fosse presente, c’erano alcuni grandi vecchi capi del movimento eversivo.