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Vent’anni di euro. A Cagliari il parere dei cittadini sulla moneta unica

Vent’anni di euro. Era il 1999 infatti quando 11 Paesi dell’area Ue hanno lanciato la moneta comune. Oggi ben 19 stati l’hanno adottata e tra questi c’è anche l’Italia, dal 2002 . Un clima di festa che però a Cagliari non si respira. A distanza di due bei decenni,  il parere dei cittadini sulla moneta unica può essere considerato complessivamente negativo. Tra molti commercianti e i pensionati è forte il binomio “crisi economica – euro”. Colpa dei prezzi, che nel passaggio alla nuova moneta sono aumentati allo sproposito. Eppure, per tutti, un futuristico, o fantascientifico, ritorno alla lira è impossibile. A difendere l’euro ci pensano i giovani, in particolare quelli nati tra gli anni Novanta e il Duemila, coetanei della moneta unica.

Maria Varsi della cartoleria di via Liguria ricorda il gennaio 2002, anno dell’adozione dell’euro da parte dell’Italia: «eravamo tutti contenti. Era una piacevole novità, ma a poco a poco tutto è costato di più, il doppio o il triplo. Non stiamo vivendo bei momenti e siamo più poveri» . Ma quando alla signora Varsi si domanda se sia conveniente un ritorno alla lira: «No, impossibile».

Certo, tra crisi economica ed euro, per tutti c’è di mezzo la cattiva gestione della classe politica, che ha portato a un impoverimento generale: «l’idea di una moneta unica per tutti i Paesi era buona – spiega Tommi  del “Bar Rosso” di piazza Gramsci «ma è risultata un flop. Tornare indietro? Non è possibile». Un parere simile a quello di Anna Carta, storica edicolante di piazza Costituzione: «l’idea iniziale era buona. Ma il caro prezzi è dovuto a una cattiva politica. L’euro non c’entra niente. Io son favorevole, l’Europa è stata un bene per noi».

E se nel mondo del commercio si trova ancora qualcuno più diplomatico, la classe dei pensionati è quella più inviperita. «Io sono avvelenata con l’euro» spiega Angela Loddo, 78 anni «Mi ha rovinato. Tutto costa di più. Ho comprato un pacco di chiacchiere e ho speso 13 euro. Ventiseimila lire». Secca considerazione quella di Bruno M., 80 anni «l’euro? Uno schifo. I soldi non bastano più. Al mercato, anche un mazzo di prezzemolo costa il triplo rispetto a quando c’era la lira. Ma lasciare la strada vecchia per la nuova non conviene». Una classe sociale, dunque, nel corso degli anni sempre più delusa dall’avvento della moneta unica. E il vantaggio di poter girare con i soldi che si hanno in tasca in buona parte d’Europa, senza il fastidio del cambio, per molti non vale il gioco. Chi prendeva un milione di lire di lire al mese, e viveva in tutta dignità, oggi con i corrispettivi cinquecento euro non riesce a fare la spesa: «Chi mai può essere contento dell’euro? Che vantaggi abbiamo ottenuto?» si domandano molti. Paola Mereu, 65 anni, forse ha una risposta in merito «sicuramente abbiamo ottenuto una maggiore stabilità» anche a se poi ammette «ai fini pratici, però, ci abbiamo rimesso. Ritornare alla lira comunque non converrebbe».

A essere risentita anche la classe dei lavoratori medi, che puntano il dito accusatore contro la l’aumento dei prezzi, in seguito all’ingresso nell’euro. «è stato tutto svalutato – spiega Francesca F. – ormai mi sono abituata nel corso degli anni a non fare più il ragionamento “euro uguale a 1936, 27 lire”. Ma da poco ho comprato un giocattolo a mio figlio e ho speso 35 euro. E sono 70 000 lire.  Con questa cifra compravo i giochi a tutti gli altri». Considerazione simile a quella di Luisa Gasperini, 71 anni, amministratrice di sostegno «c’è stata troppa svalutazione. Quello che costava 20 000 lire, oggi costa 20 euro. Il doppio. Eppure l’idea della moneta unica era buona».

Dal coro dei disillusi, però, si dissociano i giovani. Chi è nato tra gli anni Novanta e Duemila, infatti, è praticamente cresciuto con la moneta unica e non conosce nessun altro “metro di paragone”. «io posso parlare solamente sulla base di quanto ho sentito in casa» spiega Claudia C., 24 anni «le lire, le ho a malapena intraviste. Però posso dire che l’euro mi piace. Non lo cambierei». I millenial sempre più “europeisti”, dunque. Maria M. è coetanea dell’euro, classe ’99, e difende a spada tratta la moneta unica «la crisi che viviamo non è certo colpa dell’euro. Bisogna vedere tutto quello che hanno fatto i politici che hanno gestito la situazione monetaria. A me questa moneta piace». Anche Alessio L., vent’anni, è d’accordo «tornare alla lira? Non l’ho mai conosciuta. Prima mi informerei bene. Poi ci penserei su».

 

 

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