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Don Luca, Padova: “Non fare il presepio quest’anno sarebbe il più coerente dei gesti. Ci sono migliaia di Gesù-bambino per le strade, sotto i ponti”

don luca

Foto dal profilo Facebook di Luca Favarin

Parla Don Luca, prete padovano e scatena un gran parlare. “Oggi fare il presepio è ipocrita. Il presepe è l’immagine di un profugo che cerca riparo e lo trova in una stalla. Esibire le statuette, facendosi magari il segno della croce davanti a Gesù bambino, quando poi nella vita di tutti i giorni si fa esattamente il contrario, ecco tutto questo lo trovo riprovevole”. Don Luca gestisce nove comunità e aiuta 140 ragazzi africani: conosce da vicino la realtà dei migranti e si scaglia contro chi predica bene e razzola male, toccando uno dei simboli del Natale, il presepe. “Il nuovo decreto sicurezza costringe le persone a dormire per strada, quindi l’Italia si è schierata per la non-accoglienza”, ragiona il prete. “Poi però, a casa, tutti bravi a esibire le statuette accanto alla tavola imbandita, al caldo del termosifone acceso”.

Luca Favarin ha scelto la domenica mattina, nel momento della messa settimanale, per scrivere su Facebook un post con il suo pensiero: “Quest’anno non fare il presepio credo sia il più evangelico dei segni. Non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri”. Come riporta Repubblica, non ha paura don Luca delle critiche che gli stanno arrivando in queste ore, non teme di esternare un sentimento che gli viene da dentro, dopo anni di impegno con gli “ultimi”, gli “invisibili”. Nel 2012 ha tolto la tunica e chiuso il capitolo del prete di parrocchia per buttarsi anima e corpo come responsabile della Diocesi di Padova prima della tratta degli esseri umani e poi dell’accoglienza dei migranti con la cooperativa Percorso Vita. Ha modellato un sistema che sta dando lavoro e speranza a tanti profughi. Ha aperto un ristorante etnico e un bar-fast food, oggi interamente gestiti da loro. I piatti vengono preparati con la verdura prodotta in due appezzamenti di terreno, dove ragazzi provenienti dall’Africa subsahariana hanno imparato a cimentarsi con piantagioni di radicchio, cavoli e patate. Dove gli alberi da frutto vengono coltivati con cura e amore, perché poi da quei frutti nascono le marmellate biologiche.

“Ci vuole una coerenza umana e psicologica”, continua il prete. “Applaudire il decreto sicurezza di Salvini e preparare il presepe è schizofrenia pura. Come dire: accolgo Dio solo quando non puzza, non parla, non disturba. Lo straniero che incrocio per strada, invece, non lo guardo e non lo voglio”. Ancora: “Credo che un Natale senza presepio sia più coerente con questa pagina volgare e infame della storia del nostro Paese. Va in scena il teatrino del Natale e poi si lascia morire la gente per strada. Vorrei ricordare ai cristiani che ci sono migliaia di Gesù-bambino in giro per le strade, sotto i ponti”.

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