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Lavoro in Sardegna: cercasi persona seria, onesta e preparata per importante ruolo manageriale

Regione Sardegna elezioni offerta di lavoro

“La Regione Autonoma della Sardegna è alla ricerca di persone serie, oneste e preparate per un delicato e importante incarico direttivo. La figura ricercata si occuperà di risollevare le sorti economiche, sociali e politiche della Sardegna. L’orario di lavoro, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è commisurato alla retribuzione, 13mila euro lordi al mese”. Se si dovesse pubblicare un annuncio di lavoro per la ricerca di candidati alla presidenza della Regione Sardegna suonerebbe più o meno così. E forse un annuncio pubblico sulle principali piattaforme di ricerca lavoro servirebbe, visto che a soli tre mesi dalle elezioni, di candidature se ne vedono appena le ombre.

Al momento, l’unico nome sicuro per la corsa alla principale poltrona di viale Trento è quello del candidato di Autodeterminatzione Andrea Murgia. Il funzionario della Commissione europea originario di Seulo è stato il secondo in ordine cronologico a sciogliere i dubbi sulla sua “discesa in campo”. La sua grande sfida sarà quella di entrare in Consiglio regionale, la cui soglia d’accesso è fissata a un “vertiginoso” 10% dalla attuale legge elettorale. Prima di lui era stato il candidato del Movimento cinque stelle Mario Puddu a lanciare la sua “opa” verso la guida della regione. Ma i piani del Movimento guidato da Luigi Di Maio si sono infranti dopo la sentenza di condanna a un anno per abuso d’ufficio inflitta all’ex sindaco di Assemini. Ora, a rischio, è anche il metodo prediletto dal Movimento Cinque Stelle per la scelta dei propri candidati, il voto online, le cosiddette “regionarie“, che come anticipato ieri dalla deputata sarda Emanuela Corda non sono più così sicure, con buona pace di uno dei principi fondanti del Movimento Cinque Stelle, quello della democrazia diretta. Insomma la Sardegna sembra essere terra maledetta per “la forza del cambiamento”, che nel 2013 Beppe Grillo ritirò dalla corsa anticipatamente perché ritenuta non ancora pronta ad affrontare la sfida. 

Ma se all’interno della forza politica fondata da Beppe Grillo non si sorride, c’è poco di cui stare allegri anche nel centrodestra e nel centrosinistra. L’ipotetica coalizione formata da Lega-Psd’Az, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Riformatori e altri partiti, secondo i principali addetti ai lavori resta la grande favorita. Un pronostico che rischia però di sottovalutare i diversi umori all’interno della coalizione. Forza Italia, mai stata così debole nei sondaggi, sta cercando di uscire lentamente da una grave crisi interna scaturita dagli attriti tra i seguaci del coordinatore Ugo Cappellacci e i dissidenti del Consiglio regionale. Gli animi sembrano essersi rasserenati, ma ora a pesare è l’ombra incombente del leader della Lega Matteo Salvini, che il 22 novembre arriverà da Roma per annunciare il candidato del centrodestra. Al momento il nome più caldo è quello del senatore e segretario del Psd’Az Christian Solinas, profilo che non piace alla maggioranza degli azzurri, e che potrebbe far storcere il naso anche a molti elettori sardi del centrodestra, proprio perché espressione diretta del ministro degli Interni. Staremo a vedere, ma anche l’eccessiva attesa sulla formazione della coalizione e sulla scelta del candidato, potrebbe costare qualche punto al centrodestra.

In questa situazione di stallo il centrosinistra potrebbe provare a giocare d’anticipo. Non è un mistero che le principali anime del centrosinistra sardo da diverse settimane stiano cercando di aggrapparsi all’unico scoglio sicuro in mezzo all’oceano burrascoso in cui nuota a fatica il mondo progressista: Massimo Zedda. Il corteggiamento serrato e conclamato di più di un centinaio di sindaci sardi e quello più sotterrano, ma non meno influente, dei vertici del Pd isolano, stanno cercando di scalfire le ultime resistenze del primo cittadino di Cagliari, rieletto per la seconda volta a furor di popolo nel giugno del 2016.  Zedda si gioca tutto: il suo futuro politico, la credibilità davanti ai cittadini e – non meno importante – il governo della città. Da questi motivi si spiega facilmente la ritrosìa da parte del sindaco di Cagliari nel parlare pubblicamente delle trattative in corso per la sua candidatura, caldeggiate, pur senza clamore, anche dal centrosinistra italiano. La sensazione è che Zedda deciderà nelle prossime settimane di accettare la sfida, più per senso del dovere che per reale entusiasmo. D’altronde il centrosinistra – dopo cinque anni di governo Pigliaru, non certo la Giunta più apprezzata dall’opinione pubblica isolana – non ha un piano B e se ce l’avesse sarebbe quasi sicuramente fallimentare.

Fatte queste dovute valutazioni politiche emerge una seria preoccupazione per l’immobilismo dimostrato dalla quasi totalità delle forze politiche in campo in questi mesi che anticipano la decisione sul futuro della Sardegna. Da un lato persiste l’incapacità di elaborare strategie politiche autonome dalle segreterie nazionali, dall’altro la difficoltà di assumersi la responsabilità politica di guidare un’isola che necessita di uscire al più presto dalla pericolosa palude in cui è sprofondata a partire dalla crisi globale degli anni scorsi. A fronte di un lacerante bisogno di coraggio e visione, continua a prevalere il tatticismo, la mediazione al ribasso e il calcolo politico. E l’unico calcolo di cui non si tiene conto è quello necessario a porre fine alla dilagante stagnazione economica e sociale della Sardegna. 

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