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L’intervista. Valentina Pischedda, al fianco dei giovani contro il cyberbullismo

valentina pischedda

Articolo di Laila Di Naro

Pedagogista da più di vent’anni, un modo di porsi umile e modesto, piace ai giovani per la sua parlantina semplice, veto ai termini diagnostici e complicati. Lei è affabile e disponibile, ci sa stare con loro perché li capisce e li ascolta. Non è un caso che Valentina Pischedda, esperta e consulente pedagogica sul cyberbullismo, classe ’69,  è diventata uno dei pilastri dei ragazzi di questa nuova generazione, difficile da gestire perché immersa nelle dinamiche perverse e pericolose della tecnologia, inabissati in una società incentrata su canoni di bellezza irraggiungibili, dove la ricerca della perfezione sembra prioritaria. Gli adolescenti sono spinti sempre di più a trovare strategie di ogni tipo per apparire i migliori, per ricevere approvazione nei social e ottenere il maggior numero di like. Valentina in questa nostra chiacchierata spiega come i ragazzi a volte non capiscono i rischi che corrono quando postano in rete un video sulle bravate che spesso sfociano in risse. Lei è pronta e attenta a mediare, a dare utili indicazioni ai genitori per riuscire a parlare con i figli. Oggi diventato un’ardua impresa. Ma uniti si può fare. Per il bene dei giovani.

Come mai hai scelto questa linea pedagogica che ti porta a lavorare sui social con l’obiettivo di insegnare ai ragazzi il corretto uso della rete per non cadere nelle trappole maledette?

Difficilmente ci si rende conto delle proporzioni della rete, i disagi dei bambini e degli adolescenti stanno aumentando esponenzialmente in termini di frequenza e gravità. Sono sempre più esposti e più presenti nei social e in ogni angolo del mondo digitale. Sono numeri troppo grandi per la nostra immaginazione, così come non si ha un’idea appropriata della velocità con cui i contenuti condivisi online possono viaggiare e dilagare nel web.

Quindi?

C’è bisogno di educare i ragazzi e soprattutto i genitori a un uso corretto dei social network partecipando a incontri e corsi di formazione affinché capiscano che tutto ciò che i figli  scrivono nel web potrebbe sfociare in comportamenti aggressivi reali. Per capirci si danno appuntamento per “rissare”.  Gli adolescenti agiscono nella inconsapevolezza che ogni post e ogni foto potrebbero lasciare segni indelebili e rovinare la vita e la reputazione di un altro coetaneo. Colpa di frasi denigratorie, video provocanti addirittura per un solo like.

Valentina Pischedda durante l’intervista a Porta a Porta

Troppe risse riprese tra i giovani che navigano in rete senza nessun controllo con il massimo dei consensi? Come si è arrivati a tanta malvagità?

Sono aggressioni che prendono forma da un vuoto interiore da colmare con l’adrenalina per arrivare a una  sensazione di potere per far colpo su una ragazzina. Nascono gruppi da persone che sono alla deriva ma che si rinforzano a vicenda. Causa principali di questi comportamenti spiacevoli è la noia e l’assenza di valori. Qui lancio un appello ai genitori di passare più tempo con i figli e di non smettere mai di parlare e capire i loro problemi.

Valentina mi si accappona la pelle quando penso che anche le ragazzine sono coinvolte e spesso sono loro le artefici delle riprese delle risse e postano foto ose’ a partire da 12 anni senza nessun pudore… Cosa mi dici a tal proposito?

Ottima osservazione. Rispondo con uno studio svolto da Luca Pisano, psicologo direttore dell’Osservatorio cybercrime Sardegna che ha riscontrato la tendenza delle ragazzine tra i 12-15 anni ad introiettare l’inaccettabile prospettiva maschilista per rappresentarsi sul web. Si tratta di una sub cultura giovanile che manifesta valori apparentemente opposti alla cultura italiana prevalentemente maschilista, perché in questo caso sono le stesse ragazze che decidono di considerarsi inferiore ai maschi, si riducono cioè a una cosa da guardare o usare per insultare e picchiare. Pubblicano foto con il sedere in primo piano e la lingua con un piercing in movimento, il cosiddetto effetto boomerang.

Da donna a donna, da mamma a mamma: tante lotte per arrivare alla parità dei diritti eppure oggi con un click tutto svanisce e le ragazze vogliono essere nuovamente succubi degli uomini. Questo mi stai dicendo, ho capito bene, dottoressa?

L’esasperazione delle relazioni sentimentali, le risse per colpa di un semplice like nel post di un ragazzino che si sta “sentendo” con un’altra persona fa nascere il problema della subcultura delle ragazze di Cagliari; sono una cosa, sono una femmina ma non l’ho capito quindi “centro” quelle che mi rubano il ragazzo o che mettono un like nel profilo Instagram del mio ragazzo. Loro si sentono inferiori, ma non se ne rendono conto, sono troppo piccole per capire qual è il problema vero e reale.

Da poco sei stata intervistata da Bruno Vespa per parlare dei video sexy di 60 ragazzine che sono finite in rete. Anche a Cagliari il fenomeno sexting ha raggiunto questo livello di espansione?

Purtroppo devo rispondere in positivo. I ragazzini chiedono facilmente alle femmine di inviare foto o video compromettenti e la maggior parte delle volte li ricevono. Però sono le ragazzine che per prime pubblicano le  loro foto svestite pensando sia normale.

Don Marco Lai, direttore della Caritas, ha rilasciato un’intervista dove sosteneva che è allarme alcool tra i giovani. Confermi questa triste realtà?

Sì, confermo. Soprattutto d’estate i ragazzi fumano e bevono quasi tutti i giorni, spesso e volentieri esagerano riducendosi a stracci, si fotografano in condizioni pietose e postano questa moda alcolica decretando i social come testimoni dei loro comportamenti. Spesso si intossicano e rischiano seriamente danni fisici. Anche ieri si beveva e si facevano bravate, ma i giovani di oggi sono troppo precoci. I dati della dottoressa Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adole-scienza ci riporta dei dati allarmanti. Oltre 7 ragazzi su 10 bevono regolarmente. Molti ragazzini il sabato, da loro chiamato “sabadu”, si riuniscono in gruppi con zainetti colmi di alcool e iniziano a bere nel primo pomeriggio. A fine serata sono cotti e qualcuno va in coma etilico. E tutto questo viene spiattellato in rete.

Il bullismo è una brutta bestia, incurabile. A tal proposito voglio sapere cosa pensi sui video che girano da mesi su Checco, il ragazzo deriso sul web

E’ il fenomeno del momento, più se ne parla, più gli artefici sono incentivati a postare. Sono sicura che le autorità competenti siano già a lavoro. I dati Istat sul bullismo sono preoccupanti: in Italia un ragazzino su due è vittima di bullismo. Bisogna sensibilizzare i genitori e bambini per contrastare questo fenomeno e quello del cyberbullismo. Bisogna lavorare, già dalle scuole materne, sul rispetto di sé, del prossimo e delle regole. Io ci sto provando insieme ad altre mamme, compresa te. Unite ce la faremo.

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