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Sardegna, raccolta funghi senza controllo. Insorgono gli ecologisti: «Sembra il Far West»

«Siamo ancora in estate, ma le abbondanti piogge d’agosto hanno portato a un inizio anticipato della presenza di funghi nei boschi. Pressoché tutte le Regioni e Province autonome hanno una specifica normativa sulla raccolta dei funghi, predisposta in base alla legge quadro n. 352/1993 e s.m.i., proprio per disciplinare un’attività che per tante persone costituisce un passatempo che permette di stare a contatto con la natura (e la gastronomia), ma per parecchie altre costituisce una vera e propria attività economica» si legge in una nota stampa del GrIG (Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus).

«In Sardegna non esiste alcuna regolamentazione regionale – si legge ancora nella nota del Grig – esiste solo il Far West. E i risultati si vedono: boschi presi d’assalto e spesso devastati, conflitti con i proprietari terrieri e con gli allevatori a causa della scarsa educazione (per non dire altro) di molti raccoglitori. Negli anni scorsi vi sono state diverse proposte di legge regionale, ma finora nessuna è arrivata al momento del voto. Alcuni Comuni hanno adottato specifiche ordinanze per la disciplina della raccolta dei funghi nei rispettivi territori comunali, addirittura con la previsione di “autorizzazioni comunali”, spesso di dubbia legittimità. In questa caotica situazione c’è un unico punto fermo sul piano giuridico e ambientale: la raccolta dei funghi nei boschi e nelle campagne rientranti nei demani civici è riservata ai soli titolari dei diritti di uso civico, cioè i cittadini residenti nei rispettivi Comuni. Si tratta, infatti, di uno dei fondamentali diritti (fungatico) in capo ai titolari di usi civici, quale raccolta dei prodotti naturali della Terra. In questi casi (finora sono stati accertati demani civici in ben 291 territori comunali sui 377 Comuni della Sardegna), in attesa di una normativa regionale che colpevolmente tarda, sarebbe molto utile che le Amministrazioni comunali (enti gestori dei rispettivi demani civici per conto della collettività locale titolare dei diritti di uso civico) ponessero lungo i punti di accesso a boschi e pascoli cartelli con l’indicazione dell’esistenza di usi civici e della relativa riserva di diritti. Sarebbe un buon gesto per la tutela dell’ambiente e dei diritti delle collettività locali».

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