La vittoria ai danni del Palermo in Coppa Italia aveva dato luogo ad aspettative molto alte in vista della prima giornata di campionato contro l’Empoli. La differenza tecnico-tattica però non si è vista, e il Cagliari è tornato dalla Toscana con una sconfitta che sa di passato più che di futuro: infatti quella vista ieri è stata una squadra non dissimile da quella di Rastelli o Lopez, segno che molti giocatori devono lavorare per levarsi di torno la mentalità perdente che li accompagna.
Rolando Maran e il suo staff dovranno lavorare pancia a terra in settimana per coprire le tante lacune viste nella partita di ieri. Dice bene il tecnico quando parla di aver sognato un esordio diverso: « Abbiamo sbagliato tutto. Mi sarei aspettato questi errori nelle precedenti amichevoli ma non oggi. Non siamo stati precisi, ci siamo allungati, abbiamo concesso tanto e ci ha portato a disunirci ». Non dice bene quando parla di un atteggiamento diverso rispetto alle precedenti uscite, i suoi ragazzi hanno lavorato tanto per assimilare un atteggiamento chiaro ed ordinato in termini difensivi, basandosi su soluzioni elementari per quanto riguarda quelli offensivi. Sono riapparsi i lanci lunghi per la sponda di Pavoletti per tutto il primo tempo, salvo affidarsi solo ed esclusivamente alle fasce quando si è dovuto rincorrere, mostrando una certa debolezza nel dialogare nelle corsie centrali.
E la corsia centrale ha mostrato la maggiore fragilità. Sin dalle prime battute il neo acquisto empolese Acquah ha attaccato con insistenza Luca Cigarini, mandandolo fuori giri. Il regista ex Samp non è mai stato un fulmine di guerra e col passare del tempo sta perdendo quel briciolo di palleggio che lo rese un prodotto da nazionale. È lento, a tratti goffo, il più delle volte indolente e questo pesa parecchio sull’economia della squadra, molto spesso costretta a far da sé senza averne la visione giusta. In entrambi i gol dei padroni di casa c’è un break centrale che lascia i difensori in balia del giovane carroarmato toscano, con il trequartista Zajc e il solito Acquah a scombussolare la difesa rossoblù ed infilarla con estrema facilità.
Ma Cigarini non può essere la panacea di tutti i mali. A sua volta ha davanti un buco enorme dovuto all’assenza di un trequartista che non c’è. In attesa di Joao Pedro, la cui squalifica scade a metà settembre, Castro e Barella e Ionita devono alternarsi in appoggio alle punte ma il più delle volte sono costretti a mantenere stretto un 4-4-2 che non funziona. Appena uno di loro scatta in avanti, si apre il tunnel: è facile dunque che Cigarini si ritrovi a combattere uno scontro diretto che, per gamba e mentalità, lo vede puntualmente sconfitto. E da lì, l’attacco avversario è come un grosso masso che rotola in discesa – molto complicato fermarlo.
Maran e il suo staff, si è detto, dovranno lavorare tanto in settimana. Servono degli aggiustamenti e non è inverosimile che il tecnico trentino si affidi ai nuovi arrivati: Darjo Srna scalpita da settimane, non vede l’ora di rientrare in campo dopo un anno e certamente può essere un terzino più affidabile dell’adattato Faragò; Filip Bradaric è giovane, esperto, più difensivo e più lucido di Cigarini, deve essere il titolare ed è bene che venga inserito in tempi brevi nell’undici di partenza; il Pisacane visto ieri è lontano anni luce dal condottiero rastelliano. Probabilmente ha pagato la giornata storta di tutti, ma questo punto potrebbe scattare l’ora del nuovo centrale Ragnar Klavan. Piccoli e significativi accorgimenti a cui va aggiunta chiarezza su chi debba essere il trequartista in questo breve tragitto di transizione: non importa chi, è importante che sia l’attacco che il centrocampo abbiano un riferimento, un filtro che permetta loro di dialogare.