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Cinque libri da portare sotto l’ombrellone a Ferragosto: una Sardegna tutta da leggere

Ombrellone vento poetto donna occhio

di Federica Cabras

Estate. Mare, tuffi e capriole. Caldo che si attacca alla pelle mentre il rumore delle onde che ballano in quella sconfinata distesa di blu placa ogni pensiero. Bambini che ridono, che si rincorrono e che, bagnati e infreddoliti, cercano riparo presso l’ombrellone. Palloni che volano e racchette che si muovono veloci. Baci che vengono rubati nel bagnasciuga quando quel qualcosa che sta nascendo e che fa battere forte il cuore non si sa ancora bene come chiamarlo.

E libri. Soprattutto libri. Perché i libri letti quando il vento gira da solo ogni pagina sono i più belli, sono certamente quelli che lasciano un solco maggiore. Nel cuore, sì, ma anche in quel pezzetto di asciugamano dove trovano riparo dopo essere stati sgualciti, divorati; dopo essere stati vissuti girando una pagina dopo l’altra, capelli in aria, ribelli, e mani un po’ sudate e un po’ stanche; dopo aver donato qualcosa di prezioso.

Cinque sono i libri che dovrebbero accompagnare questa estate afosa.

IL CUORE SELVATICO DEL GINEPRO di Vanessa Roggeri

Siamo a Baghintos, corre l’anno 1880. Notte delle animeddas. Casa Zara è avvolta da tenebre che fanno presagire disgrazia e morte mentre Assunta, assistita dalla levatrice, si prepara a dare alla luce la creatura che ha portato in grembo per lunghi, penosi mesi. Le nascite, si sa, portano gioia, felicità pura. Non questa notte, non in questa casa. Mentre con un’ultima spinta trova la luce una bambina, è chiaro a tutti che il respiro di Dio ha dimenticato di proteggere quella casa e tutti i suoi abitanti. Femmina, ultima nata – oltretutto nella notte delle animeddas – di sette sorelle: diverrà una coga, una strega. Questa è la storia di Ianetta, sopravvissuta alla sua prima notte e quindi destinata a diventare una maledizione per la sua famiglia e per l’intero circondario. È una creatura dimenticata da Dio e dagli uomini stessi, Ianetta, bestemmiata, maltrattata, chiamata mostro. La sua unica colpa è l’essere venuta al mondo.

LUCE PERFETTA di Marcello Fois

Siamo nel 1999 a Gozzano. Maddalena Pes è preoccupata, un po’ triste, certamente nostalgica. Sta andando a trovare suo figlio in seminario, quel figlio cui vuole molto bene, consapevole però che l’affetto non sana le vecchie ferite. Non aggiusta un cuore spezzato, un orgoglio bastonato. Gli lascia un mazzo di fogli scritti in parte a mano e in parte a macchina. Allora, solo allora, si torna ancora indietro, nel 1979. Nuoro. Cristian e Domenico non hanno parentela di sangue, no, tuttavia crescono come fratelli. Ciò che li lega non ha un nome ma è più forte di qualsiasi altra unione. È quindi un guaio quando entrambi mettono gli occhi sulla stessa giovane donna. Maddalena è bella, tenace e forte; ha certamente una grande personalità. Vede Cristian, se ne innamora, ma il destino divide i due giovani ancor prima di averli uniti; poi serve loro un piatto che ha il sapore agrodolce della sconfitta e del rimpianto. Che Maddalena e Domenico abbiano iniziato a frequentarsi, lo sanno tutti; ciò che non sanno è che la giovane si vede anche con Cristian. Sono incontri di passione, i loro, incontri dove l’amore si manifesta con il corpo e con la mente insieme. Quando si scopre incinta di Cristian, il danno ormai è fatto e c’è solo una cosa da fare, in questi casi: la festa di fidanzamento. Con Domenico, ovviamente, legittimo compagno. A quel punto appare chiara una cosa: Cristian Chironi non può partecipare alla loro lunga vita insieme.

LA CUSTODE DEL MIELE E DELLE API di Cristina Caboni

Angelica Senes è una giovane apicoltrice e la sua fama la precede. Gira il mondo per risolvere i problemi degli apiari, impossibilitata a mettere radici in un luogo preciso. Un cane e un gatto come compagnia e un vecchio camper sgangherato – sembra stare su grazie alle preghiere della madre e a una buona dose di nastro adesivo – come mezzo di trasporto, conosce il mondo come le sue tasche. Si chiede perché la gente desideri stare in un solo posto quando è così bello non avere barriere né legami. Ma allora cos’è tutta quell’inquietudine, da dove viene quella sensazione che mozza il respiro e che la assale quando è sola e gli unici rumori sono quelli della notte che incombe? Ultimamente, poi, il richiamo della Sardegna – quella terra magica in cui è nata e che le ha regalato vento e sole, tenerezza e saggezza – si fa sentire più forte. I sogni sono i desideri più forti e profondi che trovano forma, o almeno così si dice; lei sogna spesso Margherita Senes, la sua Jaja, colei che le insegnò tutto sulle api, sul miele e su segreti che si tramandano di donna in donna. È una custode delle api, Angelica. Margherita lo fu prima di lei. È ora di tornare in quel paese che la vide crescere… è ora di tornare a casa.

L’INCONTRO di Michela Murgia

Maurizio ha dieci anni e, come ogni bambino di dieci anni che si rispetti, aspetta le vacanze estive con ansia. Lui però ha un motivo in più per attendere con trepidazione. Quando l’afa opprimente sostituisce il gelido inverno, i genitori lo portano dai nonni a Crabas; è in quella cittadina di 9000 anime che passa i mesi più caldi dell’anno. Lì – proprio lì, dove l’identità collettiva prevarica sull’individuale – impara il sapore dolce del “noi”, un pronome che indica fratellanza, unione, compagnia. Nulla lega più dell’essere compagni di giochi per strada, questo Maurizio lo impara presto. Le ginocchia sbucciate e i pomeriggi assolati passati in bicicletta valgono più del sangue, legano più di un cognome in comune. Tuttavia, qualcosa nel 1986 cambia; quella che era solidarietà – un patto non scritto di armonia – muta. Maurizio e i suoi amici scoprono per la prima volta che basta poco per incrinare cose che sembrano indistruttibili. La rovina di un’intera comunità può avere il volto di un prete che, arrivato da fuori, decide di dividere in due ciò che prima era una sola cosa.

MAL DI PIETRE di Milena Agus

Una ragazza ricostruisce la vita di sua nonna, per farlo si serve di un quadernetto nero dai bordi rossi – con testi scritti, appunto, dalla donna. Siamo nella Sardegna della seconda metà del ‘900. Arrivata già all’età in cui, se prive di marito, le donne erano chiamate zitelle e additate come appestate, la nonna – della quale non viene mai rivelato il nome – fa fuggire tutti i pretendenti. Scrive poesie, testi che parlano d’amore carnale, di mani intrecciate e di corpi che si trovano. Ecco perché nessuno la chiede in moglie, benché sia una bella donna. Può vantare solo un paio di classi delle elementari, nella sua istruzione, tuttavia ha imparato a scrivere bene; la scrittura è la cosa più preziosa che possiede: mettere nero su bianco i suoi pensieri – nascosta in camera sua, con il quadernetto tra le gambe – le dà pace, la sostiene. Ha poi una personalità un po’ incostante, poco equilibrata. Quando i genitori le impongono il matrimonio con un uomo rimasto vedovo, lei si oppone. Non c’è amore, dice. Dal canto suo, l’uomo che la narratrice chiama nonno avanza l’idea che in effetti l’amore non serva. La nonna è affetta dal mal di pietre – calco dal sardo, indica i calcoli renali – ed ecco l’origine del titolo. Un romanzo breve, accattivante, a tratti persino erotico, dove l’amore vagheggiato, sofferto, idealizzato si scontra con la realtà che è più pratica, sì, ma a tratti persino più soddisfacente.

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