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Castello, ztl e ascensori guasti uccidono il commercio. Turisti unica salvezza

Turisti al bar della piazza Carlo Alberto in Castello.

A Cagliari il quartiere di Castello rischia di scomparire. Almeno sotto il profilo commerciale. Sono ormai lontani i tempi in cui “tutto era sotto casa” e le persone avevano a disposizione una moltitudine di servizi, che oggi rimangono solo un malinconico ricordo per i più anziani. Un quartiere dalla lunga e affascinante storia, quello delle tre torri, in cui tanti cagliaritani hanno passato la loro giovinezza, tra una passeggiata al Bastione, le chiacchierate in piazzetta e un caffè all’ombra della torre dell’Elefante.

Oggi, però, Castello rischia di morire. Le vecchie attività conosciute dai più attempati, come il tabacchino, l’edicola, le poste e la calzoleria non esistono più da tanti anni e gli abitanti sono costretti a “emigrare” fuori dalle mura alla ricerca dei servizi primari e secondari. E il rione, a poco a poco, sprofonda in un lento e inesorabile stato di abbandono. Colpa della crisi, certo, dei grossi centri commerciali, quasi h24, che hanno spazzato via le piccole attività di quartiere, ma anche, come sostiene qualcuno, della ztl e dei due ascensori panoramici funzionanti “a singhiozzo”, che hanno isolato questa zona, abbandonandola a se stessa. C’è chi resiste ancora, tuttavia, come Sergio Belfiori, dal 1988 un’istituzione del piccolo commercio con la sua bottega di alimentari nella via Genovesi, che punta il dito, come tanti, contro la zona traffico limitato e i grossi centri commerciali, ma soprattutto contro l’emorragia di abitanti che da anni subisce Castello: «Il quartiere piano piano si sta spopolando. I residenti superano appena le mille unità e chi compra è solamente la gente di passaggio, come i turisti. La ztl, i centri commerciali e i costanti lavori in corso al Bastione ci stanno uccidendo, ma è cambiata la tipologia di abitante. Castello non è vissuto, è un dormitorio e i castellani veri non esistono più».

Da Porta Cristina è quasi naturale entrarci e via Lamarmora nel corso degli anni è diventata la via più trafficata del quartiere. Qui, in mezzo ai B&B e i negozietti di antiquariato, resistono ancora l’unico panificio presente tra le mura e il bar della piazza Carlo Alberto, la piazzetta delle chiacchierate di quartiere degli adulti e delle partite di calcio a venti dei ragazzini. Da una gestione all’altra, il bar ha una storia pluriennale impossibile da raccontare in poche righe, ma i più anziani non possono dimenticare le lunghe diatribe sportive e politiche affrontate davanti al bancone, accompagnate da parecchi bicchieri di birra. Oggi è il “Caffè Plazuela”, punto di ristoro per turisti e crocieristi in escursione, che nonostante tutto sopporta la crisi: «La stagione estiva ancora non è decollata, rispetto a quanto visto l’anno scorso» commenta Ivan «ma con tra parcheggio che non si trova e ascensori guasti, il commercio resiste con i turisti in visita alla Cattedrale».

Le botteghe e le piccole attività scompaiono, sì, ma qualche altra sorge quasi dal nulla, come la pizzeria “Quattro Mori” della via Università che da qualche mese offre ristoro ai turisti e alla gente di passaggio anche nel pomeriggio, in una fascia oraria insolita per un’attività di questo tipo. Stefano, da dietro una sontuosa esposione di tranci di ogni gusto, lancia però critiche contro l’amministrazione comunale che da tempo trascurerebbe il rione: «Troppi cantieri aperti e lavori in corso, e le scritte sui muri non sono un belvedere. Castello è una bomboniera e andrebbe valorizzato di più».

Insomma, i commercianti castellani lanciano l’allarme e su Castedd’e susu è in crisi sotto diversi profili, tra la ztl che costringe le persone a parcheggiare chissà dove e lo stop forzato degli ascensori che costringono, anche i più anziani, a lunghe scalate. Se poi si aggiungono l’inesorabile spopolamento e l’estate che tarda ad arrivare, la crisi si fa sempre più nera: «Il commercio è un disastro e la gente qui non viene» commenta Massimo Ruggeri della gelateria “Quattro Mori” di via Corte d’Appello «speriamo nell’estate, ma se questa non arriva, ecco che noi imprenditori non dormiamo più la notte».

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