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Niente celle frigo nella nave USA: 12 corpi lasciati in mare. I superstiti nel mentre attendono di approdare

trenton sea watch migranti

Non ci sono celle frigorifere sulla nave americana Trenton, che martedì mattina ha soccorso un gommone di migranti nel Mediterraneo mettendo in salvo 40 superstiti. E recuperando 12 corpi, che ha però dovuto lasciare in mare proprio a causa della mancanza di celle frigorifere. «Non ci sono salme a bordo della Trenton», ha confermato l’ufficio della pubbliche relazioni della Us Navy al quotidiano Repubblica.

Per quanto riguarda le persone soccorse, invece, «ci stiamo coordinando con i nostri partner internazionali per decidere la destinazione». La nave della Ong tedesca Sea Watch, infatti, ha dato la sua disponibilità a prendere a bordo i superstiti «solo se ci assegnano contestualmente un porto sicuro che non sia più lontano di 36 ore di navigazione». Il rischio che la nave non vuole correre è di trovarsi bloccata in una situazione come quella dell’Aquarius, costretta a dirigersi verso il porto spagnolo di Valencia dopo la chiusura dei porti italiani. Una lunga navigazione che la Sea Watch, più piccola, non potrebbe sostenere. Sea-Watch, a oggi ha salvato oltre 35 mila persone, ed è nata quattro anni fa grazie all’iniziativa di alcuni volontari che hanno deciso di non stare più a guardare le migliaia di persone morire annegate nel mar Mediterraneo. «Nonostante l’Unione Europea si dichiari impegnata a garantire i diritti umani, sceglie la chiusura nei confronti delle persone in fuga dalle guerre e dalle situazioni drammatiche che affliggono i paesi di origine — spiegano da Sea Watch — Questa chiusura corrisponde ad un blocco delle frontiere e discutibili accordi con paesi terzi, quali la Turchia e la Libia, molto controversi in ambito di diritto internazionale. Il risultato di questo isolamento è che, a poche miglia dalle nostre coste e dalle nostre spiagge, migliaia di donne, uomini e bambini continuano ad annegare ogni anno nel tentativo di raggiungere un porto sicuro. Questi sono i motivi per i quali ci dedichiamo al salvataggio in mare: nessuno, in cerca di una vita sicura e più umana, merita di morire alle frontiere dell’Unione Europea. Portiamo avanti le nostre operazioni di soccorso perché consideriamo che questo sia il nostro dovere umanitario».

Ora la Trenton, con a bordo i 41 superstiti, si trova a vagare in mare. Da Sea Watch è arrivato un nuovo appello alle autorità: «Inaccettabile che persone che sono state letteralmente raccolte dall’acqua, che hanno visto i loro amici annegare, siano bloccate in mare senza un porto pronto ad accoglierle. Questa è una condanna schiacciante della politica dell’Unione Europea». «La nave militare americana ci aveva contattato perché stava effettuando un salvataggio di 41 migranti» naufragati al largo della Libia «e si stava anche occupando del recupero di 12 cadaveri in mare. Noi ci siamo avvicinati alla loro posizione, loro ci sono venuti incontro e per 24 ore siamo rimasti così», ha raccontato Federica Mameli, una collaboratrice della Sea-Watch, la nave della ong tedesca contattata dall’americana Trenton che ha effettuato il salvataggio. «Eravamo disposti al trasbordo ma volevamo prima che ci fosse assegnato un porto sicuro, ragionevolmente vicino — ha spiegato — Ciò non è avvenuto e quindi ieri sera la nave americana si è allontanata e noi abbiamo perso il contatto».

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