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Cagliari, il Ds Carli suona la carica: “Allenatore e giocatori tirino fuori l’orgoglio”

Conferenza stampa fiume abbastanza infuocata per Marcello Carli, direttore sportivo del Cagliari che ha deciso di metterci la faccia in un momento così complicato per la storia del club. Con la zona retrocessione così vicina a poche giornate dal termine del campionato, la società ha deciso di rendere il nuovo arrivato portavoce dei propri pensieri, anche a costo di poter battere il pugno sul tavolo per imprimere una scossa a tutto l’ambiente.

Come già capitato in passato, nei momenti di difficoltà il presidente Tommaso Giulini non si vede. Al suo posto si presenta Marcello Carli, in Sardegna da 20 giorni e sicuramente la migliore vittima sacrificale per i giornalisti, sia per la freschezza della sua presenza e sia per il temperamento. E questo suo essere toscano e fumantino lo si nota sin dalle prime battute: «Sono qui per mettere chiarezza rispetto alle voci non vere di questi giorni » afferma, «con la Sampdoria è stata fatta una prestazione scioccante, dopo la quale io e il presidente abbiamo dovuto fare una serie di riflessioni. Ci siamo presi del tempo poiché non volevo aggiungere confusione a confusione, ed è per questo che Diego Lopez viene confermato alla guida del Cagliari. Ha grande amore e sensibilità per questi colori e allora è bene che lui e i giocatori tirino fuori l’orgoglio, e ci tirino fuori da questa situazione. Nessuno deve scappare, sono cose che ho detto a tutti».

E quando sbatte il pugno sul tavolo, il sussulto arriva sulla schiena di tutti. Nessuno si aspetta un colpo di scena del genere, ma è chiaro come Carli voglia dare uno scossone all’ambiente. Guai ad appellarsi ai tifosi, vanno conquistati con punti e prestazioni. Occorre metterci la faccia, occorre dimostrare che tutti gli auspici su un Cagliari in B siano senza fondamento. «Penso che questa squadra abbia le caratteristiche e i mezzi per salvarsi. Non dobbiamo piangerci addosso. Dobbiamo dare tutto!». E ripete quella frase tre volte, affinché sia chiaro non tanto a chi è presente, quanto a giocatori e staff tecnico che hanno cominciato oggi il ritiro. Soprattutto perché, ammette, a mettere in ginocchio la squadra è una tenuta mentale fragile, ma per uscire dalle difficoltà della vita occorre quell’orgoglio che faccia scattare un passo oltre il limite, verso la salvezza. Vuole “undici pazzi che facciano qualcosa di straordinario con la Roma”, dopo di che sbatte nuovamente il pugno sul tavolo: « Diano l’anima, dimostrino di saper rompere le scatole ai giallorossi. E poi si andrà a Firenze e infine avremo l’Atalanta. Spero che tra tre partite possiamo avere tutti un altro animo e un altro umore».

Poi si scusa per l’ardore. Spiega che è il suo carattere, che tiene a questo progetto chiamato Cagliari. Vuole che passi una linea chiara, di supporto ad allenatore e ambiente. Poi tra venti giorni con la società ragionerà sul passato, sul presente e sul futuro. « Ho diecimila idee, chissà se riuscirò a metterle in pratica. Ho un anno di contratto, se al presidente andrà bene il mio modo di lavorare sarò felice, altrimenti una stretta di mano e amici come prima. Ma in questo momento serve dare qualche pedata nel sedere ai giocatori, spronarli a far bene con la Roma. La salvezza è l’unica cosa che conta ».

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