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Cagliari sul baratro della retrocessione: la società non si esprime e Lopez sembra essersi arreso

Il Cagliari è vicino alla serie B. Non lo dice solo l’esiguo vantaggio sulla terz’ultima in classifica, oggi diventata il Chievo dopo che la Spal ha superato i fratellastri del Verona e il Crotone ha dato un colpo d’ala decisivo con due vittorie consecutive. Lo dice il 4-1 subìto dalla Sampdoria, l’atteggiamento mantenuto, la poca “cazzimma” citata due anni fa da Massimo Rastelli e progressivamente persa. Non sembra di assistere alle gare di una squadra che si deve salvare ma di una già salva e mentalmente libera: ecco, è questa libertà che fa paura e l’avvicina ad una retrocessione dura da accettare.

Diego Lopez non sa più cosa dire o fare. Non ha i connotati per fare l’allenatore di calcio, non ha le idee né il carattere per imprimere dirigere una squadra: ha fallito a Cagliari, Palermo e Bologna. Sta fallendo nuovamente a Cagliari, e se i colori rossoblù rimarranno in serie A lo dovranno solo alla qualità dei suoi ragazzi. Ma col tempo ha dissipato sia il rapporto con loro, sia le loro caratteristiche. E fanno paura le frasi pronunciate nel post gara: «Fossi stato io presidente, sarei andato via prima dallo stadio». È lui il primo a non crederci più, a vedere in faccia la realtà e a prendere coscienza della sua inadeguatezza. Invece di provare un cambiamento, a far quadrato coi senatori, si è isolato dal resto del gruppo ed ha lasciato per strada anche le poche indicazioni tattiche vincenti che era stato in grado di trasmettere alla squadra. Si è perso, e nel buco nero in cui si è infilato sta trascinando un po’ tutti.

E il presidente Giulini? Non parla, non si vede. Con Rastelli in panchina era facile esternare di “bonus conclusi” e “brutte figure”, metterlo alla berlina del pubblico che voleva la sua testa dal primo giorno in cui aveva varcato i cancelli di Asseminello. Lopez invece è un residuo celliniano. Difficile poterlo schernire, metterlo al rogo, scaricargli le responsabilità. Difficile esonerarlo, cosa che sarebbe dovuta accadere dopo la trasferta di Verona col Chievo, dopo una sconfitta che tra tre domeniche potrebbe addirittura essere decisiva in caso di parità punti. Eppure l’uruguayano è rimasto al suo posto, gli è stato concesso di appellarsi a ritiri che non hanno sortito alcun effetto positivo. Ed ora il Cagliari è qui, con appena due punti in più sopra l’inferno e le sabbie mobili che continuano a risucchiare: Roma, Fiorentina e Atalanta rappresentano una montagna complicata da valicare, ma in qualche modo dovrà superarla.

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