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Nurjana Technologies, l’azienda sarda all’avanguardia che monitora la caduta della stazione spaziale Tiangong 1

Quando si parla di rifiuti la maggior parte delle persone pensa ai problemi legati alla plastica presente nei nostri mari, oppure alla raccolta differenziata che in queste ore sta facendo discutere i cittadini di Cagliari. Eppure nel corso del tempo l’uomo, nelle varie missioni spaziali, ha accumulato moltissima “spazzatura” anche nel cosmo. I detriti spaziali catalogati al momento, infatti, sono circa 30mila. Ma in totale si pensa che siano diversi milioni i frammenti presenti nello spazio.

Quello dei detriti spaziali al momento è un tema molto caldo. Soprattutto per il ritorno sulla terra di Tiangong 1. La stazione spaziale cinese che è in caduta verso il suolo terrestre. Tra i vari punti possibili del suo impatto c’è anche l’Italia e in particolare le regioni del Centro e del Sud.

In Sardegna la ricerca, l’individuazione e la catalogazione di questi detriti spaziali è all’avanguardia. Grazie anche ad aziende come Nurjana Technologies, con sede a Elmas. Grazie a un progetto finanziato da Sardegna Ricerche e portato avanti con l’aiuto del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell’Università di Cagliari, gli esperti di Nurjana Technologies hanno messo a punto un innovativo sistema utile a individuare e monitorare il movimento dei detriti spaziali.

Come si può spiegare ai meno esperti il vostro progetto?

A livello “giornalistico” il nostro progetto è stato definito come un radar sentinella. (Risponde l’ingegner Pietro Andronico CEO di Nurjana Tech). Ma non credo però sia corretto definirlo in questo modo. Il nostro è un software in grado di combinare dati radar e ottici che ci permettono di acquisire informazioni sui frammenti e sui detriti spaziali nell’orbita terrestre.

Qual è l’obiettivo del vostro progetto?

Lo scopo principale del progetto è quello di catalogare e individuare i detriti presenti nella cosiddetta zona LEO (Low Earth Orbit). Ovvero la parte più “bassa”, e quindi più vicina a noi, dell’orbita terrestre. Grazie ai dati che raccogliamo potremo avere informazioni più precise e affidabili dei movimenti dei vari detriti presenti.

Perché è così importante monitorare i detriti spaziali?

Se non si hanno dati precisi sull’orbita dei detriti e ad esempio viene mandato in orbita un nuovo satellite si potrebbero verificare delle collisioni che potrebbero portare alla completa distruzione del satellite stesso. Stiamo parlando di apparecchiature che costano svariati milioni e quindi sarebbe un grosso investimento andato perso solo per colpa di un frammento piccolo anche pochissimi centimetri. Pensiamo, solo per fare un esempio, che un frammento del diametro di un centimetro, che viaggia a 10 km al secondo (velocità tipica di un detrito in orbita LEO), può avere l’effetto di un’esplosione di una granata. Un frammento di qualche centimetro dunque potrebbe distruggere un satellite, e questo, oltre al danno economico, avrebbe a sua volta l’effetto di generare ulteriori detriti.

Che pericolo possono causare i detriti spaziali alle persone sulla Terra?

Il caso Tiangong 1 ha creato un po’ di allarmismo non giustificato. I detriti anche di grosse dimensioni quando cadono sulla Terra si frantumano in minuscole parti. Questo da una parte rende difficile la loro perfetta previsione di caduta ma dall’altra ci consente di avere il tempo per avvisare la Protezione Civile e mettere in sicurezza le persone interessate dal punto di impatto.

Con i vostri strumenti state monitorando costantemente la stazione spaziale cinese, è vero che può cadere in Sardegna?

Fare previsioni come detto non è semplice. Perché nella fase di caduta la stazione, che è grande circa 10 metri, si sta ulteriormente frammentando. Creando tanti detriti che a loro volta cadranno sulla Terra. Di sicuro c’è che l’impatto avverrà nella notte tra il sabato e la mattina di Pasqua. Tra le zone interessate c’è anche l’area del Centro e Sud Italia. Dalle prime previsioni pare che la Sardegna non sia interessata dalla caduta di frammenti. La maggior parte dei detriti probabilmente impatterà in mare. Ma si tratta di previsioni in continuo divenire e che con il passare del tempo saranno sempre più precise.

A livello futuro quali sono i prossimi impegni?

A breve saremo in Cile al FIDAE (Salone Internazionale dell’Aria e dello Spazio ndr) dove presenteremo il nostro software per il monitoraggio dei detriti spaziali. Quello che in parte ci preme per il futuro è la realizzazione di una piattaforma che potrà essere il cuore di un centro di supervisione e controllo per la gestione delle varie fasi di attività che si collocano nella cosiddetta “space economy”: dalla fase di pianificazione delle missioni, alla predizione delle possibili collisioni o per attività di deorbiting. Ovvero le missioni per il recupero dei detriti spaziali considerati come più pericolosi. 

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