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La Great Sardinian Collection: i tesori di Tharros al British Museum

All’interno di uno dei musei più importanti del mondo è possibile ammirare una splendida raccolta di tesori preziosi provenienti dal sito archeologico di Tharros, il British Museum dal 1850 possiede una collezione che offre ai visitatori una panoramica sulla storia e sull’archeologia sarda.

Durante l’Ottocento il sito archeologico di Tharros venne scoperto e interessato da varie campagne di scavo, che portarono piano piano alla luce la vecchia citta fenicia;  gli interventi, sopratutto nelle aree necropolari, venivano condotti in maniera non scientifica e irregolare, ancora non si era sviluppata quella sensibilità nei confronti dell’esigenza della tutela dei beni culturali e archeologici che sarà una conquista del secolo successivo.

Quella degli scavi ottocenteschi a Tharros fu un esplorazione che portò alla distruzione delle tombe e alla dispersione degli oggetti che componevano i corredi che si trovavano all’interno di queste.
Intorno al 1850 si diffuse una vera e propria “febbre dell’oro”, gli scavi di Capo San Marco, riguardanti la storica città fenicia, assunsero una fama così estesa che persino il re Carlo Alberto e suo figlio Vittorio Emanuele parteciparono allo scavo di alcune tombe.
L’enfasi di questa febbre per l’antico, alimentata dalle scoperta dell’antica città fenicia risalente al VIII secolo a.C.,  e la smania di possedere i preziosi oggetti che riaffioravano dal sito di Tharros, portarono alla distruzione soprattutto delle tombe ipogeiche, caratterizzate da un’apertura sotterranea che veniva fatta saltare con dell’esplosivo, con conseguenze negative prevedibili; queste sepolture erano le più ricche di corredi furnerari e monili punici che vennero barbaramente saccheggiati.

L’eco di queste importantissime scoperte oltrepassò i confini dell’isola, fino a stuzzicare l’attenzione e la curiosità di istituzioni museali importanti come il Louvre, il British Museum. Intorno alla metà del secolo,una cospicua collezione di oggetti provenienti dalla necropoli punica di Tharros arrivò all’attenzione dei curatori dell’importante museo parigino, che non si resero però disponibili all’acquisto, in quanto la somma richiesta da parte del direttore del Museo Archeologico, allora sovrintendente dello scavo di Tharros, Gaetano Cara, era stata ritenuta eccessiva.
I reperti vennero quindi portati a Londra per trovare nuovi acquirenti più disponibili, che vennero trovati nel British Museum, che con 1000 sterline acquisì ben 1430 pezzi, tra gioielli in oro e argento, scarabei, vasellame, e altre numerose vestigia preziose, espressioni della cultura punica in Sardegna . La collezione era quanto di meglio potesse desiderare un direttore di un museo, ma Edward Hawkins, allora responsabile della sezione archeologica del museo inglese, fu affascinato soprattutto  dai disegni e dai registri con cui Gaetano Cara documentava l’esatta provenienza e la collocazione di ciascun oggetto, al momento del ritrovamento.

Questi preziosi beni archeologici costituirono il nucleo di quella che si chiama oggi Great Sardinian Collection, conservata al dipartimento della Western Asiatic Antiquities del British Museum.  La collezione, fondamentale testimonianza di uno spaccato di storia sarda antica, comprende:  oggetti che servivano da ornamenti a ricche signore, orecchini in oro di pregevole fattura alcuni dei quali ricordano moduli di ancora oggi utilizzati dagli artigiani sardi, collane in pietre dura con pendenti d’oro, piccolissimi amuleti di materiali preziosi che appartenevano come si può immaginare a un contesto funerario; vi si trovano anche oggetti relativi alla professione del defunto, e non mancano preziosi oggetti di uso quotidiano che venivano deposti dai familiari nelle sepolture dei defunti di e andavano ad abbellire le ultime dimore dei cari; vi sono anche caratteristiche ceramiche attiche a figure nere, minuscoli contenitori di profumi di fattura punica, oggetti che provengono dai più lontani porti del mediterraneo e testimoniano la vitalità commerciale di Tharros fin dell’VIII sec a. C.

La collezione è tutt’oggi visitabile nel museo di Londra, la storia della sua acquisizione rende una palese dimostrazione di come l’interesse per l’arte e per i reperti che rappresentano le memorie di popoli antichi siano un’attrazione senza luogo e senza tempo.

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