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Sa Chida Santa in Sardegna: a Iglesias la suggestiva processione del Descenso

Iglesias, la processione del Descenso - Fonte www.sardegnaturismo.it

Ramoscelli d’ulivo e palme danno il là a “Sa Chida Santa” e, in tutta la Sardegna, i riti della settimana più emozionante e coinvolgente dell’anno entrano finalmente nel vivo. Sul solco della fede e della devozione popolare, le struggenti manifestazioni che precedono e preparano alla festa per la risurrezione del Cristo tracciano un percorso spirituale, mistico e sacro al tempo stesso. Simili, ma con sfumature differenti a seconda della località in cui si celebrano, ovunque i riti deSa Chida Santa” sono attesi con grande partecipazione e, da secoli, ricreano un’esperienza collettiva di preghiera e commozione in cui storia, religiosità, ma anche tradizione e identità culturale, sono capaci di fondersi con il folclore locale, riuscendo a coinvolgere anche chi, con la fede, ci litiga. Nell’Isola la Settimana Santa sfocia in processioni solenni e pratiche affascinanti che per la loro teatralità e spettacolarità richiamano anche una nutrita schiera di turisti. Questo è il caso di Iglesias: è qui che i riti si fanno più intensi e mistici, non solo per la forte devozione popolare, che proprio in questa occasione raggiunge il suo apice, ma anche per i riferimenti, le atmosfere e le influenze della cultura iberica.

Nella “città delle Chiese”, l’impronta impressa durante la dominazione spagnola è ben visibile ed è rimasta immutata nei secoli, un’impronta che si legge soprattutto nei riti della Settimana Santa: momenti intensi, sentiti e partecipati che, in virtù del loro profilo spagnoleggiante, attirano fedeli e altrettanti curiosi. Ed è proprio durante il Venerdì Santo che la città sovrana del Sulcis è colma di turisti, che qui giungono attratti da un particolare e sontuoso funerale del Cristo morto, noto come processione del Descenso.

Come nel resto dell’Isola, “Sa Chida Santa” di Iglesias ha radici molto antiche, che si innestarono negli ultimi decenni del 1600, anche se le processioni penitenziali nel periodo quaresimale e precedente la Pasqua dovevano svolgersi ben prima, considerando la comprovata presenza dei Disciplinanti in città. Fu, però, lArciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte, in collaborazione con altre confraternite cittadine ormai scomparse, a introdurre quell’impianto di riti che caratterizzano la Settimana Santa di Iglesias. Nata intorno al 1500 ed elevata ad arciconfraternita nel 1616 per bolla di Papa Paolo V, allora l’Arciconfraternita rappresentava un punto di riferimento per i più deboli, occupandosi dell’assistenza ai condannati a morte e ai malati dell’ospedale San Michele. Oggi, è unica depositaria, nonché regista, di una della tradizioni più attese dai fedeli iglesienti e tra le più famose della Sardegna.

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 Sa Chida Santa in Sardegna: Iglesias, la processione del Descenso 12  
Sa Chida Santa” di Iglesias, che si apre il Martedì santo con “Sos Misterios”, ovvero la processione dei Misteri, è un crescendo di solennità e suggestione e, passando per “Sas Chircas” del Giovedì santo, la processione della Madonna Addolorata in cerca di Gesù, culmina nel suo rito sovrano, la processione del Descenso, ovvero il funerale del Cristo morto. Quest’ultimo rappresenta certamente il momento più alto ed emozionante della Settimana Santa iglesiente.

Iglesias, processione del Descenso, il simulacro del Cristo morto – Foto di Franco Stefano Ruiu, Fonte I Riti della Settimana Santa in Sardegna

 

Come per gli altri riti, protagonisti assoluti sono i Germani, i membri dell’Arciconfraternita, il cui nome deriva dal termine spagnolo “hermanos” ossia fratelli. Splendidi e inconfondibili, i Germani indossano lo storico abito bianco inamidato e ornato di fiocchi neri, mentre sul capo portano “sa visiera”, un cappuccio che cela il viso in segno di umiltà e rispetto. I Germani sono affiancati da “Is Baballotis” – dal sardo campidanese “baballotti”, animaletti – persone di tutte le età che non appartengono all’Arciconfraternita e che offrono il proprio aiuto. “Is Baballotis” indossano un abito bianco con cappuccio e visiera – diverso però da quello dei Germani – e tengono in mano “sa varitta” (dallo spagnolo “vara”, bastone) in segno di servizio: si tratta di un asta di legno scuro con una piccola croce sulla cima. Germani e “Baballotis” sono accompagnati dai bambini, vestiti anch’essi in abito bianco, che portano e agitano le “matraccas”, un antico strumento di legno che emette un suono gracchiante.

Iglesias, la processione del Descenso – Foto di Federica Landis

La processione del Descenso è preceduta, la mattina del Venerdì Santo, dal rito privato de “S’Iscravamentu”, letteralmente lo “schiodamento” del Cristo dalla croce. Nel quartiere Sa Costa, dentro la chiesetta di San Michele, alcuni confratelli, gli “Obrieri del Descenso”, assolvono alla pia pratica della deposizione del Cristo morto: una statua del Cristo di grandezza naturale, risalente al XII secolo, viene adagiata in “sa lettera”, una lettiga blu notte con incisioni in oro. Concluso il pietoso compito, la processione più antica e sentita dai fedeli può finalmente cominciare.

Iglesias, processione del Descenso, il tamburo – Foto di Federica Landis

Iglesias, processione del Descenso – Fonte www.sardegnaturismo.it

È a tarda sera che il centro storico della città, illuminato dalla luce fioca delle candele, diventa scenario del funerale di Gesù, una solenne cerimonia di compianto, ricca, pomposa, in perfetto stile sacro-barocco. Il suono dei “matracconis”, mescolato al ritmo funereo di un tamburo suonato da un “Baballotti”, apre il corteo. Partono, poi, altri “Baballottis”, recanti delle croci in legno, e i bambini, abbigliati candidamente, che portano le piccole “matraccas”. Alla processione interviene anche la banda musicale che intona una messa, scandita dalle preghiere delle devote del Santissimo Sacramento, unica associazione femminile che prende parte al rito. Il chiasso assordante di “matracconis”, tamburo e “matraccas”, all’improvviso, si spegne e un silenzio assoluto e severo cala sulla città: nessun canto o coro, solo il rosario scandito da lunghe pause di meditazione. È solo allora che comincia il rito vero e proprio.

Iglesias, scorci della processione del Descenso, i Germani con San Giovanni e la Maddalena – Foto di Federica Landis

La silenziosa sfilata è guidata da antichissimi stendardi decorati con disegni raffiguranti i momenti salienti della Passione, “Is Vexillas”, che aprono ad una ricca e scenografica schiera di personaggi. Nella moltitudine spiccano San Giovanni e la Maddalena, impersonati da due bambini (entrambi maschi, secondo la tradizione) che vestono abiti di foggia orientale, arricchiti da preziosi monoliti. Li seguono “Is Varonis”, ossia i nobili Nicodemo e Giuseppe di Arimatea: vestono una tunica celeste con un mantello marrone, mentre il capo è ornato da un cappello cilindrico. “Is Varonis” portano con sé il martello e le pinze, strumenti simbolo dell’avvenuta deposizione, e sono accompagnati da due inservienti, anch’essi elegantissimi, che trasportano le scale. Dopo di loro è il momento del Cristo morto: incede lento, e il suo passaggio suscita una grande commozione generale. Disposto sotto un baldacchino bianco in segno di regalità, il simulacro del Cristo morto è coperto da un velo di tulle ed è seguito dalla statua della Madonna Addolorata, trasportata dai Germani, che stringe al petto la corona di spine. Lo struggente corteo funebre è chiuso, infine, dal passaggio di una grande croce nera in legno, portata a spalle da alcuni penitenti.

Iglesias, il simulacro del Cristo Morto – Foto di Federica Landis

Iglesias, scene della processione del Descenso – Foto di Federica Landis

A Iglesias è così che si svolge il dramma della passione e della morte del Cristo. Fede, storia e devozione sfilano in silenzio per le strette vie del centro storico, suscitando un coinvolgimento che diventa totale: i fedeli si commuovono e il sentimento di pietà per il figlio di Dio ormai morto avvolge anche l’animo di chi, spesso, fatica a credere.

L’appuntamento con il suggestivo rito del Descenso è per il prossimo venerdì 30 marzo.

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