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Sa mexina de s’ogu: Clara la “guaritrice” che porta avanti l’antico rituale sardo contro il malocchio

Antica magia popolare in Sardegna - Immagine simbolo (Foto Fabiana Gillone)

Foto: Fabiana Gillone

Mal di testa, spossatezza, dolori, insonnia: mali del corpo e dello spirito che possono colpire tutti, indistintamente, almeno una volta nell’arco della vita. Malesseri e disturbi psico-fisici che, nella Sardegna antica, erano imputati alle energie negative, trasmesse attraverso un semplice sguardo – il cosiddetto “occhio cattivo” – portatore, spesso inconsapevole, del malocchio. Tali mali si risolvevano con delle preghiere, “is brebus”, recitate sottovoce, davanti ad un bicchiere di vetro in cui si versavano acqua, sale e chicchi di grano. Un rituale di purificazione, dai contorni magici – terapeutici, espressione della medicina popolare che, in Sardegna, costituì una vera e propria barriera alle scienze farmaceutiche ufficiali e che era conosciuta come “sa mexina de s’ogu”, la medicina dell’occhio. Diffusa da tempo immemorabile in tutte le aree dell’Isola, “sa mexina de s’ogu” è una pratica che accarezza il mondo della magia popolare, il cui scopo è quello di levare il malocchio, quell’influsso negativo che può essere attaccato con uno sguardo da chiunque a chiunque: una cura praticata da persone speciali, i guaritori, che si apprende per discendenza familiare o per insegnamento diretto da altri guaritori.

Superstizione, magia, fede o assenza di logica? “Sa mexina de s’ogu” è una pratica che ancora oggi sopravvive, richiesta e praticata con una frequenza sorprendente: si stima che nell’Isola ci siano oltre 500 guaritori, ricercati appunto per la loro capacità di levare il malocchio. Scettici o no, si tratta di un rituale certamente affascinante che incuriosisce anche chi, al solo pensiero di amuleti, “pozioni” e preghiere particolari, storce il naso. Un rituale che, a prescindere, esige rispetto e cautela, sia da chi lo pratica sia da chi lo richiede, e al quale occorre avvicinarsi con gli strumenti della logica. Questo è il principale messaggio di Clara, una giovane guaritrice che opera nel Cagliaritano: noi l’abbiamo incontrata per scoprire qualcosa in più su questa pratica senza tempo.

La medicina dell’occhio in Sardegna – Fonte www.naturopatiasardegna.blogspot.com

Rito terapeutico di purificazione, frutto della superstizione, rituale magico. Che cosa è realmente la medicina dell’occhio?

È un rituale che ha a che fare con l’antico, ma ce ne sono di due tipi: la medicina dell’occhio classica e quella sarda che è completamente diversa. La medicina dell’occhio classica si trova anche in altri posti e si fa con un piatto in porcellana in cui si versano dell’acqua, del sale e dell’olio e, a seconda delle forme che tali elementi assumono, si capisce se una persona ha negatività o no. Quella sarda, invece, è concentrata non solo sulla negatività, ma anche sui dolori fisici, in particolare sul mal di testa: nell’antichità si diceva che una persona con il mal di testa era “presa d’occhio”.

In che cosa consiste il malocchio e da dove viene?

Il malocchio proviene dalla paura di avere a che fare con l’invidia: i sardi hanno il tarlo dell’invidia, chi più, chi meno. “Sa mexina de s’ogu” nasce proprio da questo: per esempio, si credeva che i bambini molto piccoli, quelli molto belli, venivano “presi d’occhio” e, quindi, piangevano sempre per quello. Il malocchio parte dall’invidia, poi, mettiamoci dentro molta superstizione e anche il fatto che all’epoca molti disturbi psicosomatici, come ad esempio lo stress, non si conoscevano. Prima di parlare di malocchio c’è da fare un’indagine ben precisa: a chi si rivolge a me chiedo che tipo di vita sta conducendo, se sta mangiando bene, se sta mangiando male, etc.. La prima prassi è sempre quella della logica, anche perché la superstizione ci fa travisare le cose. Oggi, rispetto all’antichità, c’è una differenza di fondo, ovvero che le persone sono più portate, una volta che le si fa ragionare e riflettere, a pensare che non sono “prese d’occhio”, ma che ci sono delle motivazioni psicologiche e psicofisiche che influenzano un mal di testa o un mal di schiena.

Si dice che il malocchio possa essere trasmesso da chiunque a chiunque, è davvero così?

In antichità si credeva che chi poteva trasmettere con più facilità il malocchio fossero le persone affette da strabismo. In realtà, nessuno di noi nasce con la capacità di attaccare il malocchio, ma ognuno di noi ha la potenzialità di essere invidioso: un’energia negativa che proviene dall’invidia e che si trasmette con lo sguardo.

Quali sono i sintomi di una persona colpita dal malocchio?

Principalmente mal di testa e un generale malessere psicofisico.

Il malocchio in Sardegna – Fonte www.naturopatiasardegna.blogspot.com

Chi è il guaritore e come si apprende questa pratica?

Chi fa la medicina dell’occhio è un sensitivo, perché tutta questa negatività che tu togli, devi poi essere anche in grado di scaricarla. Un sensitivo è una persona con delle caratteristiche emotive e sensibili diverse, possiamo dire “una persona particolarmente empatica”. La pratica si apprende per discendenza familiare o perché viene tramandata da un altro guaritore. Io ho imparato a fare la medicina dell’occhio perché una persona che la faceva da circa quarant’anni non aveva più la forza energetica di reggerla e quindi me l’ha tramandata.

Quali sono, se ci sono, le regole che un guaritore deve seguire e qual è l’approccio?

Le regole variano da guaritore a guaritore perché è come andare dal medico: lei chiede un consiglio al medico e ogni medico le darà un consiglio diverso. Certo, quando si ha a che fare con queste pratiche, bisogna sempre avere un atteggiamento di sensibilità e di delicatezza nei confronti delle persone che le richiedono, perché sono in uno stato emotivo agitato. L’approccio è quello della sensatezza: il guaritore deve essere una persona equilibrata e non vedere negatività o invidia ovunque, ma deve essere cosciente del fatto che su cento persone che si rivolgono a lui solo cinque o sei sono “prese d’occhio”, mentre tutto il resto è stress, malumore, mangiare male, altre cose. E poi la persona che la pratica deve essere in grado di scaricare questa negatività: ogni guaritore ha i propri sistemi.

Chi si rivolge a lei e perché? Si tratta di persone che si trovano in una condizione particolare?

No. Semplicemente è una condizione dell’essere umano: non analizzare se stessi è un problema dell’essere umano ed è sempre più facile dare la colpa a fattori esterni. Nell’80 percento delle volte, le persone che si rivolgono a me sono convinte di avere il malocchio, in realtà non hanno nulla.

E se, invece, dovessimo stilare un identikit, sesso ed età?

Sicuramente più le donne che uomini, perché gli uomini hanno paura di queste cose e le donne sono anche più predisposte, probabilmente lo abbiamo nel dna, perché comunque è un mondo prettamente femminile, siamo meno controllate dagli ormoni e abbiamo una forma di lucidità maggiore degli uomini e in queste cose bisogna avere una forma di controllo e di obiettività molto alta, altrimenti si sfocia in una condizione di isterismo. L’età è indifferente, dai sedici anni agli ottanta.

La medicina dell’occhio classica – Foto Web

In che cosa consiste il rito de “sa mexina de s’ogu” e quali sono gli elementi utilizzati?

Si tratta di un rito complesso che non tutti sanno fare e che non a tutti viene tramandato. Differentemente da quello classico, in cui si utilizzano il piatto fondo in porcellana, l’acqua, il sale e l’olio, per il rituale de “sa mexina de s’ogu” si prende un bicchiere di vetro trasparente, lo si riempie d’acqua e ci si mettono un paio di granuli di sale grosso. Poi, si versano dei chicchi di grano e, a seconda di quante bolle si formano o di come il grano sale a galla, ci si rende conto se la persona è presa d’occhio o no. Ogni chicco, inoltre, va messo con una ritualità particolare, scandita da alcune preghiere in dialetto sardo che il guaritore sussurra leggermente, perché la persona le deve percepire ma non capire. Si tratta di nove frasi di preghiera, o meglio di supplica, rivolte ad alcuni arcangeli e all’Immacolata. Assemblato il tutto, la persona colpita dal malocchio deve bere tre piccoli sorsi di questa mistura (giusto un bagnarsi le labbra). Dopodiché il guaritore recita un’ennesima preghiera e, successivamente, il contenuto del bicchiere dovrà essere gettato o in un luogo con terra, oppure in un luogo in cui di fronte ci sia una finestra.

Gli elementi de sa mexina de s’ogu – Fonte www.sardignatour.com

Perché vengono utilizzati proprio questi elementi, qual è il loro significato?

L’acqua rappresenta la purezza, il vetro la chiarezza, mentre il grano rappresenta il cibo, di conseguenza il nutrimento e la forza. Il sale, invece, rappresenta la purificazione, tutto ciò che può assorbire. Ricordiamoci che si tratta di un rito antichissimo e dentro c’è una simbologia quasi pagana.

Il rituale ha un effetto immediato, o deve essere ripetuto?

A seconda di quanta negatività ha la persona colpita, può essere ripetuto per tre giorni consecutivi, però massimo ogni sei mesi, perché la prassi è che questo tipo di cura scarichi la persona e, di conseguenza, si ha bisogno di tempo per riprendersi.

Nessuna formula magica e nessuna pozione. Allora perché questo rito è considerato quasi magico?

Perché lo pratica un sensitivo che ha il dono di eliminare la negatività tramite il rito: è il guaritore che ha il potere tramite il rito, non viceversa.

Antichi rimedi contro il malocchio – Fonte www.naturopatiasardegna.blogspot.com

Consigli per chi decide di affidarsi per la prima volta a questa pratica.

Usare la logica. Innanzitutto, occorre fare un ragionamento di logica e, prima di pensare di essere colpiti dal malocchio, considerare altri fatti: magari si sta passando un periodo di stress, o un periodo in cui si hanno particolari problemi alimentari o con il proprio partner. Inoltre, ricordarsi che la medicina dell’occhio è gratuita e nessuno la deve far pagare: il guaritore serio non si deve far pagare, neanche attraverso un’offerta. Altro consiglio è di stare attenti, di guardare in faccia il guaritore e rendersi conto che chi ha il dono di aiutare gli altri deve essere una persona equilibrata, non una persona che deve essere aiutata a sua volta, perché per dare equilibrio, bisogna avere equilibrio.

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