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Successo di ascolti per “Principe Libero” il docufilm di Rai 1 su Fabrizio De André: anche ieri più di 6 milioni di telespettatori

Fabrizio De Andrè - Principe Libero

Successo di ascolti per “Principe Libero” il docufilm su Fabrizio De André trasmesso da RAI 1, anche ieri più di 6 milioni di telespettatori. Nonostante le polemiche sull’accento vagamente romanesco attribuito all’attore Luca Marinelli, il pubblico ha gradito. Genova e la Sardegna sullo sfondo, protagoniste silenziose, la libertà come oggetto dell’incessante ricerca spirituale dell’artista, le canzoni, immortali capolavori, sono stati gli ingredienti del successo del film diretto da Luca Facchini.

Ci sono molti modi per approcciarsi a un film biografico, chi si aspettava personaggi identici a quelli reali, un sosia di Faber, una ricostruzione fisicamente perfetta dell’artista è rimasto deluso. Anche se alcune figure come quella di Paolo Villaggio rispecchiano perfettamente l’originale, i puristi non hanno gradito le differenze fisiche tra Luca Marinelli, l’attore che interpreta il cantautore e De André, hanno aspramente criticato la scelta di cantare con la propria voce alcune canzoni. Ma ciò che proprio non è andato giù è stato l’accento romanesco che l’attore nella sua interpretazione, non ha voluto correggere. Ne è nata una polemica sul Web tra sostenitori e detrattori. Poco importa se il De Andrè del film non parla con l’accento spiccatamente genovese che lo ha caratterizzato nella realtà, l’obiettivo del film era quello di raccontare l’inquietudine dell’artista dovuta alla sua spasmodica ricerca della libertà.

Con uno share di oltre il 24 per cento per la prima puntata e di oltre il 25 per la seconda il film è stato seguito da oltre 6 milioni di telespettatori. Il successo, preannunciato dal gradimento riscontrato il 23 e 24 gennaio, quando il film è stato proiettato nelle sale cinematografiche di tutta Italia è la dimostrazione che il pubblico ha capito, ha apprezzato l’interpretazione resa da Marinelli, che davvero ha offerto un De André credibile.

Il tema che fa da filo conduttore a tutto il racconto è la libertà ed è proprio su questo elemento che si inserisce una protagonista silenziosa: la Sardegna, paradiso libero poi prigione e infine ancora paradiso. De André la scelse come residenza perché, oltre ad essere un posto meraviglioso era lontano dai luoghi legati alla sua notorietà che pesava come un macigno sul suo spirito libero. L’artista ha trascorso la sua intera esistenza ricercando la libertà, da ragazzo tentando di affrancarsi dalla figura del padre, amato ma ingombrante, dall’ombra di un fratello sempre perfetto. Crescendo sono le convenzioni, che lo fanno sentire prigioniero, quelle assurde leggi non scritte che stabiliscono a priori cosa sia giusto o meno per tutti, che impongono un valore a determinate persone e reputano altre meno meritevoli di rispetto.

“L’anarchia è darsi delle regole prima che te le diano gli altri”, in questa frase è riassunto il senso della ricerca del cantautore che patirà moltissimo i rigidi dettami del mondo discografico, le interviste e i servizi fotografici lo rendono insofferente, la richiesta sempre più pressante del suo agente affinché si esibisca nei concerti lo precipitano nell’angoscia perché sa di non potersi sottrarre a questo impegno. E quella insicurezza della quale forse non riuscirà mai a liberarsi del tutto, che lo spinge a dubitare della sincerità dei complimenti che riceve, che lo induce ad attribuire a Mina che ha cantato la “Canzone di Marinella”, il merito del proprio successo, lo spingono a bere, vizio dal quale cercherà di liberarsi per una promessa fatta al padre. Infine una volta raggiunta la fama, l’impossibilità di potersi muovere liberamente per i Carrugi della sua amata Genova, i fotografi sempre alle costole, il desiderio di vivere la sua nuova storia d’amore con serenità lo spingono a trasferirsi all’Agnata, vicino a Tempio Pausania. In questi luoghi, immerso nella rigogliosa natura mediterranea, l’artista sembra aver finalmente trovato, almeno in parte, la tranquillità che cercava.

Ma il 27 agosto del 1979 viene rapito dall’Anonima Sarda, insieme alla sua compagna Dori Ghezzi, questa volta la privazione della libertà fisica oltre che spirituale mettono a dura prova il cantante che nonostante la terribile esperienza, una volta riconquistata la libertà, non pronuncerà mai parole d’odio contro i rapitori e continuerà a vivere in Sardegna. Anche il racconto del rapimento senza eccessi né luoghi comuni o stereotipi ha contribuito al successo di ascolti, soprattutto per il pubblico isolano. Nonostante i detrattori, sono i numeri a sancire il successo del docufilm e a far tacere le critiche su Marinelli ci ha pensato Dori Ghezzi che ha promosso a pieni voti l’interpretazione dell’attore. [DALILA]

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