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Fuori dalla Coppa Italia per la prima volta in 8 anni: Dinamo Sassari nell’occhio del ciclone

Dinamo Sassari fuori dalla Coppa Italia

Dopo sette anni dalla prima partecipazione, la Dinamo Banco di Sardegna Sassari rimane fuori dalle migliori otto che tra il 15 e il 17 febbraio si contenderanno la Coppa Italia 2018. È bastata la sconfitta contro la Vuelle Pesaro ultima in classifica per far affiorare un effetto domino impossibile da frenare: da sesta a nona in campionato, con un piede fuori dalla Champions League e più dubbi che certezze.

PESARO 13 GENNAIO 2018. NELLA FOTO Federico Pasquini
FOTO CIAMILLO – Luigi Canu

Che le cose stessero andando male lo si era capito dalla due sconfitte ai supplementari contro Venezia e Avellino. Cosa mancasse era sotto gli occhi di tutti: una formazione che sapesse in qualche modo svettare nei momenti più caldi. Invece in entrambe le occasioni i biancoblù hanno perso la bussola e sono andati ad incagliarsi alla prima roccia incontrata, mentre le avversarie trovavano le soluzioni giuste per accapparrarsi i due punti. La vittoria non brillante su Trento e la sconfitta con Murcia avevano fatto il resto, con la squadra svuotata più mentalmente che fisicamente dal progressivo susseguirsi di partite, trasferte e sforzi per arrivare alla vittoria. In panchina un Federico Pasquini che ce la mette tutta per riuscire in qualche modo a dare un senso all’accoppiata gm-tecnico in cui è impelagato, ma al quale manca evidentemente la capacità di entrare in empatia con la squadra e di saper effettuare cose straordinarie, che vanno oltre la propria ordinarietà.

Intanto paga Levi Randolph: non convocato per la sfida (decisiva) di Champions League in casa del fortissimo Monaco, rischia il taglio ma sarà difficile uscire dal suo contratto dato che è altrettanto difficile trovare una squadra che sappia accollarsi sia il suo peso economico che la sua inconsistenza caratteriale. Il compagno e collega di reparto Dyshawn Pierre ha beneficiato di questa eclissi, donando una solidità nel ruolo che non si vedeva da parecchio tempo. Non è una bocca di fuoco ma sa prendersi responsabilità, si sente in difesa e sa sfruttare i migliori momenti offensivi del suo carniere.

Nel momento di maggiore difficoltà dopo le dimissioni (poi ritirate) di coach Pasquini dello scorso novembre, con la trasferta di Monaco di domani sera si segnerà il passo verso il resto della stagione. L’esclusione, nel giro di due giorni, da Coppa Italia e Champions League potrebbe consentire al presidente Stefano Sardara di ragionare in maniera diversa in vista del prossimo anno. I playoff scudetto rimarranno l’unico obiettivo finale su cui lavorare e far maturare una formazione di maggior talento e migliore composizione rispetto allo scorso anno. Pasquini o, come si mormora, il suo vice Giacomo Baioni dovranno gestire soprattutto la base caratteriale di un gruppo fin qui incapace d’aver quella lucida follia che risolva le gare: non ce l’ha Scott Bamforth, autore di prestazioni straordinarie tanto quanto di palle perse fondamentali nei momenti decisivi; non ce l’ha William Hatcher, giocatore dal quale ci si aspettavano ben altre statistiche ad inizio anno; non ce l’ha Marco Spissu, rookie in A1; non ce l’ha Rok Stipcevic, che tutti invocano come il salvatore della patria ed invece rimane pur sempre un comprimario; non ce l’hanno Pierre, Polonara, Jones e Planinic, comprimari di lusso in appoggio ai leader pensati dalla società e dalla guida tecnica.

E allora saranno importanti le scelte da qui in avanti: se proseguire o meno col tecnico Pasquini o riportarlo al vecchio ruolo di solo general manager, innescando un rapporto non idilliaco con chi sarà chiamato a sostituirlo e a proseguire con una rosa che il tecnico ha plasmato a sua immagine e somiglianza, potendo anche invadere la linea del proprio spazio gerarchico; se inserirsi nel mercato e apportare delle modifiche al gruppo, magari inserendo una ala-pivot che sappia dare fiato a Polonara o una guardia che possa risolvere il minutaggio ampio dovuto a Bamforth con punti, assist e rimbalzi. Occorre quindi che Sardara decida cosa fare della sua creatura nei prossimi quattro mesi, a cosa vuole puntare, definire se la Dinamo merita di essere ancora una delle “grandi” del campionato oppure se la bolla dello scudetto 2015 è davvero scoppiata con l’addio di Meo Sacchetti.

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