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“Abusi edilizi e scempio ambientale in uno stabilimento militare del Poetto”: la clamorosa accusa di Roberto Cotti

Abusi edilizi al Poetto - Foto di Roberto Cotti

Foto di Roberto Cotti

«In sordina, senza che nessuno ne avesse notizia, nella spiaggia del Poetto si è registrato l’ultimo scempio ambientale in ordine di tempo. Grazie ad una lunga e complessa indagine, ad innumerevoli accessi agli atti e all’acquisizione di copiosa documentazione probatoria, siamo riusciti ad accendere un faro sugli abusi edilizi realizzati in uno dei tanti stabilimenti balneari che insistono sul principale e più apprezzato litorale dell’area metropolitana cagliaritana. E gli abusi sono militari». La pesantissima accusa porta la firma del senatore cagliaritano del Movimento cinque stelle Roberto Cotti e riguarda il Lido del Finanziere, al Poetto di Cagliari.

Roberto Cotti

«Benchè tutelata al massimo grado con vincolo paesaggistico e di conservazione integrale, nonostante studi scientifici abbiano dimostrato una precisa correlazione tra il fenomeno dell’erosione e la cospicua costruzione negli anni di stabilimenti balneari in muratura – attacca Cotti – il Poetto è rimasto nuovamente vittima di aggressione ambientale, con realizzazione di impattanti opere edilizie difformi dalle prescrizioni progettuali autorizzate».

Foto di Roberto Cotti

«Avuta notizia dei lavori di manutenzione straordinaria dello stabilimento balneare “Lido del Finanziere” – racconta il senatore – ho voluto verificare l’entità degli stessi e la spesa sostenuta con una serie di accessi agli atti indirizzati a diverse amministrazioni pubbliche. La documentazione in ultimo acquisita,  con non poca difficoltà, mi ha consentito di accertare come la Regione Sardegna avesse delegato la Provincia di Cagliari nella realizzazione dei lavori, autorizzando l’ingente finanziamento di 570.987 euro a valere sul bilancio regionale. Nel corso della progettazione preliminare, quindi, la constatazione di numerose opere abusive (vedi allegati), con l’alterazione dei luoghi rispetto a quelli rappresentati nel progetto di stabilimento balneare, autorizzato il 28 aprile 1973».

 

I documenti che attestano la presenza di abusi ediliizi e le spese pubbliche da sostenere per far tornare l’area a norma

I documenti che attestano la presenza di abusi ediliizi e le spese pubbliche da sostenere per far tornare l’area a norma

«A titolo esemplificativo e non esaustivo – prosegue Cotti –  camminamenti costruiti sulla spiaggia con un massetto di calcestruzzo (circa 287 metri); veranda antistante il corpo di fabbrica principale e sul lato mare costruita sulla spiaggia con vespaio in pietrame massetto in calcestruzzo e pavimentata (155 metri quadri), muri perimetrali (31 metri), fosse settiche scavate nell’arenile con all’interno liquami, tettoie, vani tecnici, eccetera. Per poter procedere agli interventi di manutenzione si è reso necessario demolire gli abusi edilizi non conformi ad autorizzazione (con smaltimento in discarica autorizzata di misto di costruzione e demolizione, quantificato in oltre 120.000 litri) e ripristinare lo stato originario dei luoghi, con ciò comportando una spesa di circa 42.000 euro di risorse pubbliche».

«Fatto salvo l’operato della magistratura – conclude l’esponente grillino – sarà interessante sapere dal ministro dell’Economia e delle Finanze quali provvedimenti siano stati intrapresi nei confronti degli autori degli abusi edilizi, anche perché non si comprende come mai siano state utilizzate risorse pubbliche del bilancio regionale per gli interventi di natura manutentiva e di demolizione degli abusi edilizi, in aree peraltro sottratte al demanio regionale. Verranno recuperate le somme impiegate per la demolizione degli abusi edilizi, ponendole a carico degli autori degli stessi? E si possono escludere ulteriori casi di abusi edilizi nei restanti 7 stabilimenti balneari riservati esclusivamente agli appartenenti al corpo di Polizia di Stato, Vigili del fuoco, Aeronautica, Esercito, Carabinieri, Marina militare (ufficiali e sottufficiali), ai loro familiari e ospiti?».

«Ho chiesto – spiega infine – anche ai ministri dell’Interno, della Difesa e dell’Ambiente, quali siano le ragioni della permanenza di queste strutture (di oltre 100.000 metri quadri complessivi), che privano tutti i semplici cittadini dell’utilizzo collettivo di un bene pubblico, tanto da apparire come privilegio anacronistico. Forse sarebbe il caso di restituire la spiaggia alla libera fruizione, liberandola da un così notevole impatto sull’arenile, che favorisce il fenomeno dell’erosione».

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