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(FOTO) Viaggio tra i presepi della Sardegna: il simbolo della Natività fra tradizione, arte e scenari inaspettati

Da quello più tradizionale e semplice, che racchiude il fascino dell’essenzialità, a quello più moderno e stravagante, frutto della fantasia dei più piccoli o del genio artistico dei maestri sardi: anche quest’anno in Sardegna, l’avvolgente atmosfera del Natale si arricchisce della calda magia del presepe. Viaggiando da Nord a Sud dell’Isola, passando dal mare e alla montagna, e passeggiando nei piccoli borghi o nelle grandi città, ovunque si celebra il simbolo della Natività, emblema di famiglia e rinascita, sigillo dei ricordi d’infanzia, un’istituzione nostrana che affonda le sue radici nel mondo francescano dei Cappuccini. Che sia allestito in una piccola grotta ai piedi della montagna, o sommerso nei fondali marini isolani, che sia custodito nelle viscere della terra o incorniciato nel suggestivo scenario della miniera, poco importa: queste rappresentazioni della Natività raccontano, tutte, una storia antica e ciascuna, con una propria identità, incanta adulti e bambini, fedeli e non, catapultandoli in un mondo sospeso, dove tutto è pace, gioia e condivisione. Ma quali sono le rappresentazioni sacre più magiche dell’Isola?

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 Viaggio tra i presepi della Sardegna 2017 14  

Alcune sono diventate una vera e propria istituzione che da anni, ormai, si rinnovano come tributo costante alla tradizione. È il caso del presepe dei frati Cappuccini di Cagliari che, dal lontano 1948, anima il convento di viale Fra Ignazio. Si tratta della rappresentazione sacra più caratteristica del capoluogo sardo, un presepe meccanico, intimo e discreto, con personaggi che si muovono sotto un cielo di stelle, accompagnati da una voce serafica che racconta la storia della Natività: il presepe “vivente” cagliaritano – come, qui, in molti lo chiamano – è stato inaugurato nel Natale del 1948 e ha avuto la benedizione di Fra Nicola da Gesturi che, intonando il canto “Tu scendi dalle stelle”, si commosse, facendo cadere le sue lacrime sul muschio del presepe. Restando nel capoluogo isolano, altro presepe tradizionale, all’insegna, però, della sperimentazione, è quello che ogni anno viene allestito all’Orto Botanico dell’Università di Cagliari, un mix tra creatività e innovazione, che segue una trama diversa a ogni Natale: quest’anno, la Natività va in scena all’interno di una Cisterna romana, una particolare installazione composta da sculture in pietra, realizzate dal maestro Giovanni Salidu, l’artista di Sant’Antioco scomparso nel 2009.

Presepe Convento dei frati Cappuccini, Cagliari – Foto Web

Presepe Orto Botanico, Cagliari

Lasciando Cagliari, altre rappresentazioni sacre si scoprono, poi, nei luoghi più inaspettati: decidono di sorgere lontano dalle luci e dai rumori della città e preferiscono immergersi nel silenzio della montagna o nel blu profondo delle acque isolane. Il primo è il “presepe del viandante” – come qualcuno lo ha soprannominato – che, allestito in una piccola grotta ai piedi del monte Sette Fratelli, si mostra come una sorpresa tra le curve della Campuomu, la vecchia 125, esattamente al trentacinquesimo chilometro: un piccolo angolo di montagna dove è sempre Natale, perfino in Quaresima, e che da vent’anni cattura l’attenzione di chiunque percorra quel tratto di strada. Il secondo è, invece, il “presepe subacqueo”, immerso nel mare di Solanas, frazione turistica di Sinnai, che dal 1994 anima gli abissi isolani: le statuine della Natività, in trachite rosa, sono state realizzate dall’artista subacqueo Franco Congiu del “Sub Sinnai” e la posa del “presepe subacqueo” è un rito tanto sacro, quanto suggestivo, che, da ventitre anni, richiama un nutrito pubblico di fedeli e non.

Presepe del viandante sulla Campuomu, Monte Sette Fratelli – Foto di Alessandro Pigliacampo

Presepe subacqueo Solanas

Non solo mare e montagna, però. Nell’Isola, infatti, sono davvero tantissimi gli scenari incantati che per la loro particolare atmosfera si sono trasformati in un luogo ideale dove allestire il simbolo natalizio per eccellenza. Uno di questi è certamente quello delle grotte “Is Zuddas” di Santadi che, nelle viscere della terra, a ben 236 metri di profondità sotto il livello del mare, custodisce un magnifico presepe: qui, dal 1990, la grandiosa sala dell’Organo si trasforma nella grotta in cui nacque il Bambino Gesù e diventa cornice di un grande presepe, impreziosito da sculture in trachite, opere d’arte realizzate dalla mano del già citato maestro Giovanni Salidu. Inoltre, in questa straordinaria atmosfera, alcuni giorni dopo il Santo Natale, viene celebrata la Santa Messa. Altro scenario incantato è quello offerto dalla Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia. Qui, il Museo del Carbone, grazie all’evento “In Miniera tra i Presepi”, ospita non una, ma tantissime rappresentazioni della Natività: una vera e propria mostra di presepi, realizzati in legno, in sughero, in ceramica, in carta, e perfino con materiali da riciclo e cristalli Swarovski, materie prime che hanno stuzzicato la fantasia di bambini e ragazzi delle scuole, ma anche di associazioni, gruppi di appassionati e artigiani.

Presepe grotte Is Zuddas, Santadi – Fonte www.sardegnaturismo.it

Miniera di Serbariu, Carbonia, presepe mostra 2015 – Fonte www.sardegnainblog.it

In Sardegna, inoltre, non sempre il presepe è relegato in un unico luogo; spesso, sono intere località a trasformarsi nello scenario ideale, adatto a ospitare la sacra Natività. In alcuni dei borghi più suggestivi dell’Isola, infatti, capita che, passeggiando tra le strette viuzze del paese, si aprano numerosi scorci incantati, dei veri e propri scrigni carichi di spiritualità, custodi del simbolo del Natale. Questo succede, ad esempio, a Collinas, chiamato, non a caso, “il paese dei presepi” e conosciuto anche come “la piccola Betlemme del Medio Campidano”: qui, da almeno un secolo, ogni rione sfoggia il proprio presepe meccanizzato, opere di pregevole fattura, frutto delle capacità artistiche e artigianali dei cittadini che, in segno di unione e condivisione, si adoperano affinché in ogni angolo del borgo si rispetti la più pura tradizione natalizia. Altro momento di forte coesione e spiritualità si svolge la sera del 5 gennaio, quando il paese pare davvero una piccola Betlemme e va in scena il tradizionale “presepe vivente”, in cui tutti hanno un proprio ruolo nel ricreare quel magico momento di pace e serenità, accompagnato dal racconto del Vangelo, rigorosamente scandito in limba. Come a Collinas, anche a Fonni, il borgo più alto dell’Isola, la magia del presepe si respira in tutto il paese: attorniati dallo straordinario scenario del Gennargentu, tanti sono i presepi che si scorgono nel borgo, resi ancora più magici dalla particolare atmosfera che qui si respira, quando, all’incanto delle luci e dei colori delle sacre rappresentazioni, si aggiunge quello fatato della neve.

Collinas, uno dei tanti presepi del borgo – Fonte www.nuovocammino.diocesialesterralba.va.it

Presepe per le vie del paese, Fonni – Fonte www.panoramio.com

Nell’Isola, infine, il presepe è anche l’essenza di una pura espressione culturale, un mezzo per dare sfogo alla creatività, realizzando un’opera d’arte autentica, in cui genio artistico e sacralità si fondono, generando un qualcosa di unico e straordinario. E non sempre occorrono materiali particolari: a volte, bastano acqua, sale e farina. È il caso del “Presepe di pane” di Olmedo, una peculiarità del piccolo borgo in provincia di Sassari: allestito nella chiesa romanica di Nostra Signora di Talia, è una rappresentazione della Natività iconica, inconsueta e, al tempo stesso, di grande effetto, realizzata interamente con questa materia che, in un’ambientazione tipicamente sarda, richiama migliaia di visitatori. A volte, genio artistico e spiritualità si uniscono, poi, al filo conduttore della storia e qualcuno riesce a ricreare e ambientare la magia del presepe nel remoto passato isolano, in un connubio tra arte e ricerca. Si tratta del “presepe nuragico” – inteso nel senso letterale di rappresentazione – realizzato da Andrea Loddo e parte della mostra “Archeologia Sperimentale”, esposta al museo civico Ferrai di Lanusei. Realizzato interamente in bronzo, il “presepe nuragico” riproduce una scena di vita della società nuragica e non la sacra Natività, anche se la ricorda: in una capanna, attorniata da due buoi e da un guerriero che sembra proteggerla, si scorge, infatti, una donna che tiene in braccio il suo bimbo. Un momento di vita intimo che celebra la sacralità e la centralità della famiglia, un po’ come avviene a Natale.

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