Site icon cagliari.vistanet.it

Luigi Manconi (Pd): “Sciopero della fame a oltranza fino a discussione parlamentare sullo ius soli”

Luigi Manconi (Dalla pagina Facebook)

Luigi Manconi (Dalla pagina Facebook)

Il senatore cagliaritano del Partito Democratico Luigi Manconi, che da anni si batte per i diritti civili, ha annunciato che a partire dalla giornata di oggi inizierà lo sciopero della fame per far ritornare nelle aule del parlamentari la discussione sullo ius soli.

La decisione è stata comunicata con una nota sul sito dei senatori del Pd:

«Chi mi vuol bene mi segua. Ma anche chi non mi vuole bene, e persino chi mi detesti. Tutti coloro, insomma, che ritengono lo ius soli e culturae una legge saggia e ragionevole sono invitati a partecipare allo sciopero della fame che intraprendo da oggi. Digiuno che inizio oggi, martedì 19 dicembre, e proseguirò fino a quando ci sarà un’ora o un minuto di tempo per la discussione parlamentare. Non è affatto vero, infatti, che il tempo non ci sia. Quando c’è la volontà politica, il tempo si trova sempre. Si ha a disposizione un’intera settimana di lavoro parlamentare, prima del giorno di Natale, e si può ricorrere, come tante volte è accaduto, alle sedute notturne. Dunque, si può fare: e c’è una conferma limpida e recentissima. La legge sul biotestamento sembrava destinata, appena due mesi fa, a un`archiviazione definitiva, in attesa di tempi migliori. Si è manifestata, invece, una volontà politica, che è stata perseguita con determinazione, e che ha portato a un ottimo e insperato risultato. Non si è voluto fare altrettanto con la legge sulla cittadinanza, per calcoli piccini e per una inveterata codardia. Si è arrivati, così, agli sgoccioli di una legislatura che avrebbe potuto dare frutti migliori, ma che ancora, e nonostante tutto, lascia tempo e spazio – per quanto esili – a un ultimo tentativo. Guai a sprecarlo. Da qui la decisione dello sciopero della fame. È, il mio, un atto di testimonianza meramente simbolico? Non credo proprio. E non lo credo per due ragioni. La prima: perché il tempo e i numeri, come si è detto, ci sono. A patto, certo, che si abbia la volontà di perseguirli. E, dunque, questa opportunità, per quanto flebile, va verificata fino all`ultimo. Non farlo significa rendere ancora più grave e mortificante la sconfitta: non certo uscirne con eleganza. E va evitato, soprattutto, che il tema della cittadinanza venga archiviato – e affossato in un silenzio mediocre e in un fatalismo cinico. La seconda ragione che mi induce allo sciopero della fame nasce dal dolore recente per la morte di Alessandro Leogrande. In una delle sue pagine più belle, a conclusione de La frontiera, il giovane scrittore pugliese – di fronte al martirio di San Matteo del Caravaggio – parla dell`enigma del non agire. Quella sindrome, cioè, che produce rinuncia e indifferenza, impotenza di fronte all`ingiustizia e smarrimento morale. Un enigma terribile, abissale e, per certi versi, indecifrabile. Ma così gravido di conseguenze da indurre a considerare l`agire e l`azione politica, nelle forme oggi possibili, come la più ineludibile e urgente delle scelte. E la più razionale».

Exit mobile version