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Mariangela Demurtas, voce sarda del gruppo norvegese Tristania: a tu per tu con la jana che ha stregato il mondo del metal e non solo

Mariangela Demurtas, cantante sarda dei Tristania.

Ah! Le janas, le fate della Sardegna. Creature magiche e incantate, per le loro doti e la loro selvaggia bellezza hanno ispirato, da sempre, la fantasia popolare. Di loro si narra fin dal principio della storia dell’uomo: così belle e misteriose; «non si trovano» – dicono – «non esistono». Sono solo il frutto dell’immaginario collettivo, protagoniste irreali di miti e leggende. Eppure, una c’è, esiste davvero, o, almeno, le ricorda. Voce potente e aggressiva, che racchiude l’anima della Sardegna, occhi grandi e profondi, che si accendono su un viso dai lineamenti delicati e dolci, sguardo magnetico e ardente che, in un attimo, ti riporta al mirto, all’elicriso, e al vento, che soffia imponente sui profili granitici dei monti isolani. Insomma, una jana in carne e ossa. Quella voce straordinaria ed energica, quegli occhi, e quello sguardo, sono di Mariangela Demurtas, classe 1981, nata a Ozieri, ma cresciuta a Bitti. Dal 2007 Mariangela ha stregato il mondo del metal internazionale, diventando la voce sarda del famoso gruppo Gothic Metal norvegese, “Tristania”. Ma, da qualche settimana, la sua bellezza e il suo fascino hanno ammaliato anche il quotidiano spagnolo Marca, che l’ha inserita nella classifica delle 20 donne più sexy del rock mondiale. Oltre alla bellezza e alla straordinaria bravura, la cantante sarda incarna il simbolo dei sogni che si avverano, della tenacia di coloro che lasciano l’Isola per cercare fortuna altrove: nessuna magia, però, Mariangela è riuscita a raggiungere il successo dopo tanti sacrifici, grazie alla sua personalità e al suo spirito forte e combattivo. Noi l’abbiamo raggiunta, per conoscere meglio la storia di questa jana del 21esimo secolo.

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Chi c’è dietro la voce sarda dei “Tristania”?

C’è sicuramente una persona che ha sempre sognato in grande e non si è mai fermata davanti a limiti di nessun tipo, geografici, culturali, linguistici e sociali. Una persona che ha sempre voluto scoprire il mondo e se stessa ancora di più, che ha affrontato molte difficoltà da sola e ha dovuto superare la barriera che purtroppo lo stile di vita in un’isola poteva imporre.

Come e quando nasce la passione per la musica?

Sono nata con la passione per lo “spettacolare”, lo definisco così, perché son sempre stata affascinata dalla particolarità delle persone e delle cose. La musica, oltre che passione, è uno strumento che mi permette di arrivare agli altri. Sin da piccola, ho sempre avuto affabilità con le note e componevo canzoncine già in età molto verde. Sono la terza di 5 figli e per attirare l’attenzione a volte usavo queste tecniche: mia madre mi racconta che ero molto ingegnosa e facevo sempre da sola, quindi si fidavano a lasciarmi fare. Non ho mai deluso i miei genitori, ma ho sempre sofferto il fatto che l’energia che sentivo crescere in me era troppa per poterla gestire in un contesto piccolo, come un paese di 4000 abitanti: ho sempre avuto la mania di voler “esplodere”.

Perché proprio questo genere?
Sono partita da altri stili effettivamente, ma con la musica non ho mai avuto un limite di genere: mi piace mettere del mio in qualsiasi cosa, sia musicale che non, imparare le cose da zero e diventare capace di gestirle. Il metal è arrivato un po’ senza attesa, ma ho subito trovato il mio modo di esprimermi anche in un genere cosi ben strutturato e definito. Oggi posso dire che fa parte del mio essere, visto che comunque lo suono da anni e sono più che familiare con queste sonorità.

Dalla Sardegna alla Norvegia è un bel salto. Quali sono gli elementi che hanno giocato a tuo favore?
Sicuramente la mia personalità forte, che negli ambienti scandinavi spiazza perché nella loro cultura non è una cosa molto comune. La mia personalità musicale, soprattutto, era un qualcosa su cui mi sentivo molto sicura.

Certamente non è stato semplice raggiungere questo traguardo. C’è stato un momento in cui hai pensato di lasciare questa strada?

Ci sono molte difficoltà da affrontare, specialmente a livello personale, quindi a volte può succedere che un po’ di sconforto ti assalga, ma in questi casi aiuta sempre guardarsi alle spalle ed essere capaci di riconoscere che si è fatto molto e si è andati lontano, e non vale la pena di mollare le cose per cui hai lottato tanto. Non è un mondo facile quello della musica, c’è molta offerta e il “music business” detta legge in continuazione, questo influenza l’espressione artistica di molte band e artisti. Triste, ma vero, c’è molta musica di bassa qualità in giro e continuerà ad esserci. Le persone che si interessano a sviluppare una propria cultura musicale son poche, ma come tutte le cose di valore, non tutti sanno apprezzare.

Incarni il simbolo dei sogni che si avverano, ma sei anche uno dei tanti esempi di coloro che lasciano l’Isola per cercare fortuna altrove. Come hai vissuto il distacco?

Per anni non ho mai avuto grandi nostalgie, ho sempre voluto avventurarmi, non mi stancavo mai. Dopo i 30 anni ho iniziato a sentire la mancanza degli affetti. I miei amici continuavano a divertirsi tutti insieme, idem, i miei fratelli crescevano, e non vivere i momenti quotidiani con loro cominciava a pesarmi. Ero anche single, quindi, non avevo legami forti. Il freddo norvegese, e dei norvegesi, mi ha riportato alle origini, e da quel momento ho cominciato a pensare di tornare giù a recuperare quegli anni.

Mariangela Demurtas, sul palco.

I “Tristania” hanno un lungo seguito: Nord Europa, ma anche Russia e USA. Dove ti senti a casa?

Mi sento a casa generalmente in Europa, le differenze culturali le sento soprattutto in Russia, mi sento molto più a mio agio e a casa in Sud America.

E la Sardegna? Hai intenzione di tornare?

(Sorride). Alla fine tornai per 6 mesi, poi mi trasferì in Portogallo. Ora vivo a Lisbona, una capitale che offre un po’ di più della Sardegna, in termini di possibilità. È un paese calmo, con ancora molta identità , cibo buonissimo e temperature favolose. Non credo di tornare in Sardegna definitivamente, a meno che non decida con mio marito di cambiare vita: a lui piace molto venire in Sardegna, adora Bitti e Alghero.

Ecco, questa parola “marito”: farà infuriare molti dei tuoi sostenitori. Ovviamente, scherzo…

Spero sia la mia musica a convincerli, più che le loro fantasie…

Il fascino e la bellezza di Mariangela Demurtas.

Sei entrata nella classifica delle 20 donne più sexy del rock mondiale. Come commenti questo risultato?

No comment… Non so davvero cosa dire, dico grazie…. Ma non mi sento arrivata da nessuna parte.

Progetti presenti e futuri: includono, per caso, un legame con la tua terra d’origine?

Beh sì, in corso ho un paio di progetti che stanno andando avanti molto bene. Nel frattempo, con i “Tristania”, ci stiamo prendendo un periodo di riposo e sto collaborando con i “Moonspell”, quando posso. Da poco, ho frequentato un corso a Ravenna che mi ha dato un certificato come insegnate di canto: sto sviluppando competenze in questo settore. Ho registrato un disco, i giorni scorsi, con un mio conterraneo, ma per il momento non posso dire molto. Ho anche in attivo un progetto di musica etno – moderna, che mi piace da morire e a breve potrò dare più notizie: mi sento sempre occupata e studio continuamente per migliorarmi. Avevo registrato un album solista in Sardegna qualche anno fa, ma ancora non l’ho fatto uscire perché ho pensato a delle modifiche: ma non c’è fretta, tanto la musica non scappa e mi accompagnerà per tutta la vita.

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