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VistaMusic. L’heavy epic Metal degli Icy Steel. Influenza anni ’80 e rock trasgressivo: “Per fare musica in Sardegna bisogna rimboccarsi le maniche”

gruppo metal

Articolo di Salvatore Stella

Per la nostra rubrica “VistaMusic”, abbiamo raggiunto in esclusiva gli Icy Steel, band nata nel 2002 da un’idea di Stefano Galeano, voce e chitarrista del gruppo. Chi sono gli Icy Steel? Ve li presentiamo brevemente prima di inoltrarci in alcune domande d’approfondimento con Stefano Galeano, come detto, frontaman della band: Stefano “IcyWarrior” Galeano (Voce e Chitarra), Daniele Diana (Chitarra), Flavio “Athanor F.D.H.” Fancellu (Batteria e    Percussioni), Carlo Serra (Basso).

Come nascono i gli Icy Steel e a cosa va attribuito il nome della band?

Gli Icy Steel nascono da un’idea di Stefano Galeano nell’ormai lontano 2002/2003. Avevo una forte passione per il genere e allora decisi di tirare su una band. Nel 2005 incisi una demo intitolata semplicemente “Demo 2005” che, tramite MySpace, destò l’interesse dell’ormai attivissima etichetta tedesca Pure Steel Records. Nel frattempo, trovati i membri della band (che non sono quelli della formazione attuale) iniziammo a lavorare al nostro primo full-lenght intitolato “Icy Steel” che uscì nel 2007 proprio per Pure Steel Records. Tutto il resto fu il naturale susseguirsi delle cose. Il nome Icy Steel nasce dall’esatto connubio di acciaio (Steel) e gelido (Icy) che, a mio avviso, era la massima espressione di un certo sapore Heavy Epic Metal, genere per cui stravedevo.

Un metal innovativo, ma che conserva i caratteri tipici di questo genere. È una mia sensazione o nella vostra musica è presente un’influenza tipica del rock anni ’80?

È proprio cosi, abbiamo sempre mantenuto quel tipo di influenza, un pò perchè l’Heavy Metal attinge dagli anni ’80 a piene mani e in maniera inevitabile, e poi anche perchè possiamo dire di essere dei grandi appassionati delle band che hanno fatto grande il genere in questione quindi le influenze vengono da sè.

Foto Luigi Bossalino

Quando hai capito che la musica avrebbe fatto totalmente parte della tua vita? Cosa ti ha spinto a coltivare questa passione?

Per quanto mi riguarda non è stato un momento ben preciso oppure qualche cosa in particolare che mi ha spinto a farlo, ma anzi, ripensandoci bene, è semplicemente la mia propensione vitale. Che io riesca o meno nella mia arte, quel che è sicuro è che non posso proprio farne a meno, nemmeno per un giorno.  Ho dei ricordi davvero sbiaditi e molto confusi di me all’età di 3-4 anni circa che mi accingo a cantare, penso che solo questo basti.

Questa è una domanda che tassativamente faccio a tutti: quanto è complicato fare musica in Sardegna? Pensi che per le nuove realtà musicali sarde la strada resti totalmente in salita?

Questa è una domanda davvero “enorme”! Cerco di risponderti nel migliore dei modi. Penso che la Sardegna sia un’ottima palestra perchè, nella sua totale assenza (o quasi) di ogni tipo di infrastruttura dedicata, obbliga gli eroi che decidono di fare della musica la propria vocazione a rimboccarsi le maniche, ma a rimboccarsele sul serio! Ma non è un bene, perchè questo è il classico caso del “bisogno che aguzza l’ingegno”, cioè di una causa di forza maggiore per la quale la band si fa le ossa per poter poi esibirsi raramente, in contesti a volte grotteschi e parecchio sottopagati. Le ottime band ci sono ma arrancano e sgomitano in un mare di desolazione. Manca un vero e proprio organico, mancano etichette, booking, festival dedicati e supportati (eccetto rare eccezioni che conosco e rispetto profondamente) e forse manca il supporto e la collaborazione tra i sardi stessi. Mi capita a volte di chiacchierare in contesti musicali, magari in qualche live degli Icy Steel, con “colleghi” musicisti del resto d’Italia, e l’argomento è sempre quello della scena metal italiana e della difficoltà che hanno le band in italia per poter emergere in qualche modo. Ogni volta ci si lamenta equamente ma loro forse non sanno davvero che cosa significhi per un musicista vivere in un Isola come la Sardegna. Faccio un piccolo esempio. Mettiamo caso che una booking, un locale o solo un’organizzazione si interessi alla band X proveniente dalla Sardegna. Mettiamo caso quindi che chiunque sia, voglia portare la band sarda X a suonare in un festival da qualche parte nel resto di Italia. Bene, soltanto per poter arrivare a destinazione la band X verrebbe a costare all’organizzatore una marea di soldi per la traversata del mare, che sia in nave o in aereo. La band inoltre dovrà poi sostenere (avendo almeno la fortuna che il locale abbia già sostenuto le spese per il viaggio) le spese di pernottamento, quindi altre spese. Mettiamo caso che la band magari, come è lecito, decida di portarsi dietro la chitarra, oppure il basso, o magari qualche piatto in più e perchè no qualche pedaliera multieffetto, ecco che allora in questo caso la compagnia aerea fa pagare un supplemento ulteriore quindi, ancora, altre spese. Per ultima cosa poi bisognerà mangiare e quindi, di nuovo, spese.
In pratica la band X non famosa rimarrà in Sardegna perchè l’organizzatore X farà prima a portare una band di qualche regione vicina che non preveda una spesa così eccessiva negli spostamenti e magari anche più famosa, in pratica che costi meno e sia più conosciuta. Ecco qua, questo più o meno rispecchia la panoramica generale in cui noi musicisti sardi sguazziamo. Premetto che non sto denunciando nessuno in particolare, ho fatto solo il punto di una situazione che comunque sembra, e spero che sia davvero così, che stia migliorando.

Passiamo i dettagli: personalmente sono rimasto colpito dal pezzo “The Weight Of Signs”, se non erro, brano del 2016. Puoi raccontarci come nasce questa canzone? Chi è l’autore del testo?

Questo pezzo è stato composto, sia come musiche che come liriche, dal nostro ex chitarrista Pietro Bianco. Poi in un secondo momento io ci ho messo la linea vocale e il resto della band qualche altro arrangiamento. È un brano molto evocativo e di grande riflessione facente parte del secondo cd “After” tratto dal nostro ultimo lavoro “Through The Ashes” del 2016. In questo pezzo, come del resto in tutto il secondo cd “After”, si affronta la tematica della riflessione, di un luogo sicuro e tranquillo dove riflettere sulle cose a posteriori, a freddo. Una riflessione che arriva inevitabilmente dopo un disastro, dopo una tempesta. È proprio un’insieme di suggestioni e impressioni messe in musica secondo i canoni della band. Dello stesso brano abbiamo anche realizzato un videoclip che si può trovare nel canale Youtube ufficiale degli Icy Steel, dove cerchiamo di sottolineare al meglio tutto questo lavoro interiore che, forse, nell’inconscio, ognuno di noi fa ogni giorno.

Un metal trasgressivo, ma paradossalmente molto educato. Quanto è stato difficile basare la vostra musica sulla lingua inglese? Perché questa scelta?

Si, mi piace questa definizione. D’altronde la vera trasgressione la si pondera per bene prima, la si pensa, la si prepara e poi la si mostra al mondo con forza controllata e ben mirata. Senza educazione alla trasgressione forse sarebbe solo rumore… ammesso che il nostro non lo sia già..(ride, n.d.r). La scelta dell’inglese è quanto meno obbligata in un certo qual modo. Non che l’inglese non ci piaccia, anzi, ma va detto che in un panorama mondiale e specialmente con un genere che nasce da una matrice aglofona, cantare in altre lingue sarebbe stato un tagliarci fuori sin dall’inizio. Gli Icy Steel non sono mai stati avvezzi nel cantare nella loro lingua natìa, abbiamo totale rispetto per chi fa questa scelta, sia chiaro, ma pensiamo che non necessariamente il made in Italy, per essere tale, abbia bisogno della lingua italiana. L’unico testo in italiano è stato composto per il nostro ultimo album “Through The Ashes” nell’intro intitolato “Last Man On The Earth” interpretato dalla magistrale voce dell’attore e doppiatore Francesco Masala, dove omaggiamo un certo tipo di recitazione,  teatralità e imponenza che la lingua italiana per noi ancora conserva.

Quali sono i programmi e i progetti futuri della band?

Dopo l’entrata di Daniele Diana e qualche live di assestamento, adesso abbiamo deciso di fermarci per cominciare a comporre materiale per il nostro prossimo e quinto lavoro. Possiamo anticiparvi che siamo già ad un ottimo livello e possiamo assicurarvi che tutto quello che arriverà da questo lavoro sarà più forte e più  ricco di novità di sempre.
Grazie a voi!

Gli Icy Steel vi salutano, restate in contatto!
Stay True! Stay ICY!

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