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Curarsi con la cannabis: l’esperienza di Francesca. Una campagna per superare disinformazione e difficoltà di accesso ai farmaci

L’uso della cannabis terapeutica in Italia è legalizzato dal 2013, e in undici regioni italiane i farmaci cannabinoidi sono a carico del Servizio Sanitario Regionale. Fra queste, non c’è la Sardegna. Ne consegue che le persone alle quali viene prescritta una terapia a base di cannabis, devono sostenere per intero i costi del farmaco.

La storia di Francesca Valguarnera, cagliaritana affetta da diverse patologie (sclerosi sistemica, lupus e fibromilagia), rende bene l’idea di come fra il dire e il fare ci sia un abisso. Perché se è vero che qualunque medico in Italia può prescrivere farmaci derivanti dalla canapa, di fatto la diffidenza è ancora tanta:« C’è tanta disinformazione sul tema – racconta Francesca – Personalmente, il farmaco mi viene prescritto nel reparto di terapia del dolore dell’Oncologico di Cagliari». Ma se trovare chi lo prescrive è difficile, riuscire a trovare una farmacia che lo vende lo è ancora di più.

A Cagliari esiste solo una farmacia che prepara il farmaco che serve a Francesca. Si tratta di una soluzione oleosa, da assumere per via sublinguale. Il Bedrocan (questo il nome della soluzione utilizzata da Francesca), è un preparato galenico che ha diversi gradi di contenuto THC, la cui titolazione deve però essere affidata dalla farmacia all’esterno, e i costi che il rivenditore sostiene sono alti. «Fino a qualche tempo fa, il paziente pagava 147 euro – ricorda Francesca -Ora il Ministero ha imposto alle farmacie che preparano il Bedrogan un prezzo di vendita più basso (circa un terzo), ma le farmacie sono ancora costrette a sostenere dei costi di produzione più alti» In pratica, la farmacia che vuole vendere il farmaco, deve farlo a un prezzo più basso rispetto ai costi di preparazione sostenuti. Se oggi a Cagliari esiste solo un posto dove poter acquistare i cannabinoidi, a queste condizioni difficilmente aumenteranno le possibilità di procurarsi questo genere di farmaci.

Gli effetti della terapia sono però incontestabili, perlomeno per quanto riguarda il loro effetto sui sintomi:« L’assunzione di questi farmaci ha un effetto benefico sui dolori lancinanti di cui soffro. E in tante patologie, fra cui SLA, sclerosi multipla o attacchi epilettici, spasmi e convulsioni vengono ridotti in maniera evidente. Nessun altro farmaco riesce ad ottenere gli stessi benefici». Per Francesca un’alternativa decisamente più valida rispetto agli oppiacei, che oltre a non garantirle gli stessi benefici, le causavano spiacevoli effetti collaterali: «Oltre a un drastico calo della lucidità, gli oppiacei mi provocavano episodi di vomito. Il mio fisico è di gran lunga più in grado di sopportare i derivati cannabinoidi che gli oppiacei, e con risultati migliori».

Seppure i farmaci cannabinoidi contengono una certa percentuale di THC (in base alla tollerabilità del paziente e all’intensità dei sintomi da combattere), non bisogna cadere nella falsa credenza che questi provochino effetti simili a quelli provocati da una canna: «L’assunzione graduale del farmaco permette l’accumulazione della sostanza nei grassi, che lo rilasciano in maniera lenta ma costante. Se fumare provoca un effetto immediato di “sballo”, l’assunzione dei farmaci a base di cannabis non ha nessun effetto sulla lucidità»

#conlacannabismicuro è il nome della campagna che Francesca, insieme ad altri pazienti, sta portando avanti: «Non è un delirio di un gruppo di tossici, ma una battaglia giusta per il diritto alle cure di tutti. Chiediamo principalmente che le cure siano accessibili, che venga garantita la continuità terapeutica, e che le cure siano gratuite anche in Sardegna»

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