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“Barba e capelli, grazie”: la storia di Pippo Mulas, barbiere nel corso dal dopoguerra al 1990

Pippo Mulas barbiere nel corso

Per quasi 50 anni, al civico 200 di corso Vittorio Emanuele II, tantissimi cagliaritani andavano a farsi radere la barba e tagliare i capelli. Fino al 1990, in questo piccolo angolo della Cagliari che non c’è più, c’era infatti il salone di Pippo Mulas, classe 1925, 92 anni, ma ancora arzillo e con lo spirito di un tempo.

Come tutti i saloni dell’epoca, quello di Pippo non era solo un luogo in cui gli uomini andavano a mettersi in ordine e a farsi belli, ma anche un posto di convivialità, dove ci si perdeva tra chiacchiere di qualsiasi genere, quelle da uomini si intende. Pippo Mulas, come tutti i barbieri di una volta, non era solo un uomo che tagliava la barba e sistemava i capelli, ma anche una persona con cui scambiare due chiacchiere, un “confessore” a cui raccontare la propria giornata, sia quella che si aveva davanti alla mattina presto, sia quella appena trascorsa, nel tardo pomeriggio. E si parlava magari del Cagliari, non il lunedì – prima per legge i barbieri e i parrucchieri in quel giorno chiudevano – ma il martedì, cosicché le riflessioni post partita erano più morbide e meno accanite.

Pippo Mulas ha fatto il barbiere per più di metà della sua vita, nonostante sia in pensione da ormai 27 anni. Iniziò prestissimo infatti, poco più che bambino, nel salone del fratello in viale Sant’Avendrace , “Sa Grusci”. ma Pippo Mulas iniziò a lavorare già dall’età di sei anni, prima come portapane, poi alle Poste in piazza del Carmine e alle Ferrovie. Ma il suo sogno era quello di fare il barbiere, una carriera che poté iniziare grazie allo zio, per l’appunto. Si trasferì quindi in Emilia Romagna, a Sant’Arcangelo di Romagna, dove, durante la guerra, lavorò in un salone. Riuscì finalmente a ritornare nella sua Cagliari dopo la guerra per lavorare dal fratello Efisio, poi in via Tigellio nel salone “Da Donino” e infine da “Più” in via Angioy. Qualche anno dopo – quando tutti si rimboccarono le maniche per ripartire e costruire un futuro dopo gli sfaceli della guerra – Pippo Mulas aprì il suo salone, che fece parte della storia di Stampace per più di quarant’anni fino al 1990

È proprio il figlio di Pippo Mulas, Ninni, a raccontarci questa piccola grande storia di Cagliari. Una storia che ci ricorda come l’identità di una città non sia solo appannaggio di chi compare sui libri o i documenti ufficiali, ma anche di tante persone che lavorando una vita, hanno animato e contribuito a far crescere la comunità. Pippo Mulas, è stato ed è ancora uno di questi e merita in quanto tale che la sua storia venga raccontata. Forse, a qualcuno che si è seduto almeno una volta nel suo salone, scenderà una piccola lacrima di nostalgia.

 

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