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Cagliari, quel ‘salto di qualità’ che con il Sassuolo non è arrivato. Si salva (e bene) solo Cragno

Rastelli in conferenza stampa Cagliari-Sassuolo - Foto Cagliari Calcio (Twitter)

Rastelli in conferenza stampa Cagliari-Sassuolo - Foto Cagliari Calcio (Twitter)

Secondo Rastelli il punteggio più giusto nella gara interna contro il Sassuolo sarebbe stato il pareggio. E invece ci sono tutti gli elementi per dare ragione all’ex attaccante rossoblù ed oggi tecnico del Sassuolo Cristian Bucchi, che rivendica giustamente una meritata vittoria, fatta di buon gioco, concretezza e studio dell’avversario. Se alla vigilia Rastelli al Cagliari aveva chiesto un salto di qualità e conferme dopo le ultime buone prestazioni, sia in termini di risultati sia in termini di gioco, contro il Sassuolo questo salto di qualità non è arrivato.

Bucchi ha preparato molto bene la partita, togliendo molti spazi al centrocampo del Cagliari, che non è riuscito a produrre il suo gioco, né palla a terra, né in profondità. Proprio a centrocampo il Cagliari ha perso la partita con Ionita – tra i migliori in campo – Cigarini e Barella lasciati soli a contrastare il folto centrocampo neroverde, illuminato dalle geometrie di Magnanelli e dalle accelerazioni di Duncan.

Anche sulla trequarti un discreto Joao Pedro è stato puntualmente arginato dalla mediana allestita da Bucchi, risultando così inefficace. Di sicuro non è stato aiutato da un Farìas più evanescente che mai, disordinato in costruzione e inconcludente sotto porta.

Se in questi due reparti, però, sostanzialmente c’è stato equilibrio, netta è stata la supremazia del Sassuolo sulle fasce con Adjapong – una scheggia quando inserisce il turbo – e Lirola di gran lunga più efficaci di Capuano – peggiore in campo – e Padoin, dal quale almeno sono arrivati un po’ di palloni per le punte. La difesa ha risentito dell’assenza di Andreolli e ha pagato con due rigori concessi dall’arbitro Gavilucci le tante leggerezze di Cappitelli, Pisacane e Capuano.
Inutile negarlo, mancano i gol di Pavoletti. L’ex Napoli e Sassuolo ancora non si sblocca e oggi ci si è messo anche un fastidio al polpaccio a far terminare in anticipo la sua gara. Mai come oggi i suoi centimetri e la sua fisicità – molto preziosi nel primo tempo per far salire la squadra – sarebbero stati utili per contrastare la potenza fisica di Acerbi, Cannavaro e Letschert. Pesa l’assenza in rosa di una valida alternativa al centravanti di Livorno. Senza di lui l’attacco del Cagliari non può prescindere dalla brillantezza di Sau e Farìas, oggi non pervenuti.

L’unica vera nota positiva del match è stata la definitiva consacrazione tra i pali rossobù di Cragno, che oggi ha mostrato tutto il suo repertorio. Felino nel respingere il primo rigore di Matri, intervento salutato per metà da un boato di gioia e per metà da un intenso sciabordio di fischi indirizzati al mai rimpianto ex, finalmente solido anche nelle uscite sulle palle alte.

Eppure è stato proprio Matri a punire il Cagliari stasera. E la pericolosità da lui creata è stata senza dubbio un plus che ha permesso al Sassuolo di vincere, una pericolosità che negli attaccanti di Rastelli non si è proprio vista.

A fine gara il tecnico rossoblù ha insistito sulla bontà della prestazione del Cagliari, facendo leva sul valore dell’avversario – squadra che milita in Europa League – e sulla stanchezza, ma non ha voluto ammettere le tante lacune dimostrate dal Cagliari. Oltre alla fragilità difensiva è emersa la scarsa capacità del Cagliari di adattarsi all’avversario di turno – qualità per cui invece ha brillato il Sassuolo – e la difficoltà nel creare occasioni da gol, soprattutto sulla trequarti, dove se non si accende la luce di Joao Pedro, gli attaccanti rischiano di brancolare nel buio.

Se il Cagliari non risolverà queste lacune, difficilmente potrà fare quel salto di qualità che molti tifosi si auspicano. Ma è presto, il campionato è appena cominciato, e sconfitte come quella contro il Sassuolo sono molto più preziose di certe vittorie che danno sì i tre punti, ma che illudono l’ambiente. Ha ragione Rastelli su ciò che aveva detto alla vigilia: ci vuole «fame». Ma la fame non serve se non si impara anche a cucinarsi bene il pasto da soli.

 

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