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Il viaggio di Autunno in Barbagia: scopriamo Austis, il vero cuore della Sardegna

Giunge puntuale, come ogni fine settimana, l’appuntamento con il folclore, i sapori e i profumi marchiati Autunno in Barbagia. Dopo Sarule e Dorgali, la mostra itinerante della parte più intima dell’Isola è pronta a raggiungere le sue prossime destinazioni: ad aprire le proprie “cortes “ad appassionati e curiosi, saranno Austis e Orani, dal 23 al 24 settembre. Entrambi i paesi offriranno certamente un’esperienza unica, alla riscoperta di antiche tradizioni che si perdono nel tempo, ma quale scegliere? Oggi, vi portiamo ad Austis, il vero cuore della Sardegna.

Scorcio di Austis – Fonte www.sardegnatursismo.it

Inserito nel club dei Borghi autentici d’Italia, Austis è un piccolissimo centro a vocazione agro-pastorale, incastonato in un territorio in cui si incontrano le tre regioni storiche della Barbagia, del Mandrolisai e del Barigadu. Questo borgo si trova quasi nel centro esatto dell’Isola, tanto da rappresentare geograficamente il cuore della Sardegna. Situato alle pendici occidentali del Gennargentu, il paese si erge a 700 metri d’altitudine, su un altopiano granitico, in un’area in cui si alternano fitti boschi e massicce rocce scolpite dal tempo, delle vere e proprie sculture naturali che assumono forme assai curiose e che hanno ispirato fantasia popolare e leggenda. Sebbene non figuri tra le mete turistiche più battute dell’area, Austis è in grado di catturare il visitatore non solo per la bellezza della natura circostante, ma anche per la pace e la tranquillità che si respirano: nel centro storico spuntano le caratteristiche dimore in granito, che si raccolgono attorno alla storica chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta, risalente al 1567. In virtù della sua posizione, questo centro barbaricino è sempre stato un crocevia di antichi saperi e tradizioni ancestrali che ancora si custodiscono: qui, quando è festa, grandi e piccini si radunano in piazza per “su ballu tundu de su chintorzu” (il ballo della cintura), una danza particolare, unica ed esclusiva della tradizione austese, in cui uomini e donne si tengono per mano formando un cerchio attorno ad altri personaggi che, armati di cintura, hanno il compito di mantenere l’ordine, ricacciando indietro chi lascia il cerchio per ballare al suo interno. Forte è anche la vocazione spirituale che si coniuga agli antichi rituali pagani del carnevale, con le caratteristiche maschere di Sos Colongànos. Austis, però, è rinomato soprattutto per la gastronomia: famosi sono i suoi agriturismo in cui si scoprono i sapori locali, frutto della una lunga e sapiente tradizione agro-pastorale.

Austis, Su Colongànos – Fonte www.sucolonganosaustis.onweb.it

Natura, ritmi ancestrali, tradizione pagana e vocazione religiosa sono le peculiarità di questo borgo, il cui nome originario, Augustis, è legato all’imperatore Ottaviano Augusto, che fece stabilire qui, su un preesistente villaggio nuragico, una stazione militare per il controllo del territorio circostante.

BREVI CENNI STORICI. Sebbene il nome risalga all’epoca della dominazione romana, il territorio di Austis è stato abitato fin dai tempi più remoti e ha restituito testimonianze di frequentazioni umane risalenti al Neolitico. In quest’area abitavano alcune delle antiche tribù della Sardegna, le Civitates Barbarie dei Celsitani e dei Cucusitani, che si scontrarono più volte con gli eserciti conquistatori mandati da Roma. Austis, però, nasce urbanisticamente come “stazzo”, un luogo di stazionamento, in età Romano – Augustea, posizionato lungo la strada che dall’antica Caralis portava a Olbia: qui sorse il presidio militare di Augustis, dove furono inviate alcune guarnigioni imperiali a guardia delle popolazioni locali. Nel Medioevo il paese era noto per la presenza della chiesa di Sant’Agostino, l’unica dell’area in cui si celebrava il rito del Battesimo Solenne, di cui oggi restano solo poche tracce e sulla cui area è poi sorta la chiesa della Beata Vergine Assunta . Conosciuto come “regno de Austis” e “curadoria de Austis”, il borgo faceva parte del Giudicato di Arborea ed era capoluogo di curatoria. Al principio del 1400 il villaggio passò sotto il controllo del Marchesato di Oristano e, successivamente, fu feudo di diverse casate, fino a quando la popolazione riuscì a liberarsi definitivamente dalle signorie feudali, nel 1838.

Austis, Sa ommo tunda (la casa tonda) – Fonte Sardegna Digital Library

COSA VEDERE. Con le sue peculiarità storiche e culturali, Austis custodisce diversi elementi di pregio, alcuni dei quali risalgono all’epoca nuragica. Tra i vari nuraghi presenti nel territorio, è ben conservato il nuraghe monotorre in località “Istecorrì”. Altra area archeologica di rilevanza è il dolmen di “Perda Longa”, che rappresenta un’importante testimonianza delle strutture megalitiche edificate tra il Neolitico e l’età dei metalli. Meritano una visita anche i principali luoghi di culto. Oltre alla già citata chiesa della Beata Vergine Assunta, al cui interno si possono ammirare diverse sculture dell’artista locale Elio Sanna, è di particolare bellezza la chiesetta campestre di Sant’Antonio da Padova, un santuario eretto nel 1669 in località “Sa Sedda de Basilocu”, in cui la terza domenica di settembre si svolgono le celebrazioni in onore del Santo, legate anche agli antichi riti della pastorizia e dell’agricoltura: la chiesetta conserva un altare di legno intagliato in stile barocco e l’area circostante è delimitata dai “muristenis”, caratteristici alloggi temporanei destinati ad ospitare i pellegrini.

Austis, Perda Longa – Foto Web

Austis, chiesa della Beata Vergine Assunta – Fonte www.sardinialportal.net

Austis, chiesa di Sant’Antonio da Padova – Fonte www.borgiautenticid’italia.it

NATURA. Preziosa è anche la natura circostante, protagonista di scenari di rara bellezza. Qui, i vecchi sentieri, chiamati “sas andalas”, si snodano in un fitto verde, tra boschi di lecci, querce e sughere, e conducono al vero simbolo del borgo: le sculture naturali di roccia granitica, profili umani e animali modellati nei secoli dal vento e dall’acqua. Meravigliosa è la roccia chiamata “Sa Crabarissa”, un blocco granitico di oltre 40 metri che ricorda le forme di una ragazza in costume tradizionale e che ha ispirato una nota leggenda popolare. Notevole è anche la roccia conosciuta come “Sa Conca de Su Cannizzu”, un massiccio granitico di 10 metri che assume le sembianze di un’aquila. Altro luogo di particolare magia è la foresta primaria di lecci di “Tannòro”, a memoria d’uomo mai percorsa dal fuoco e mai sottoposta al taglio, che si configura come una vasta area incontaminata percorribile solo a piedi, attraverso aspri sentieri che si addentrano nel bosco più profondo. In questa zona, inoltre, si possono incontrare anche le “carbonaie”, i vecchi luoghi di lavoro che testimoniano l’importanza che la produzione del carbone ebbe ad Austis fino agli anni ’60 del Novecento, e i tipici ovili, ricoveri montani un tempo abitati dai pastori.

Austis, roccia Sa Crabarissa – Foto web

CUCINA E ARTIGIANATO. Il vero pregio di Austis, però, è tutto da gustare, a tavola. Tra i piatti caratteristici della cucina locale, vi rapiranno “sa fregula istuvada”, una pietanza prelibata a base di pasta di semola cotta al forno, e i “maccarroneddos”, piccoli gnocchetti di pasta di semola fresca lavorati a mano secondo la tradizione. Oltre agli insaccati, pregiati sono, poi, i formaggi, capaci di soddisfare ogni palato: pecorini, caprini, misti, freschi e stagionati, molli e induriti, tutti sono preparati con strumenti e tecniche che derivano dalla tradizione agropastorale mai abbandonata. Prezioso è anche l’artigianato che produce soprattutto oggetti in pelle, tra cui le scarpe (is cosinzos) e gli zainetti (sa tasca).

Austis, costume tradizionale – Fonte www.borghiautenticid’italia.it

Austis, lavorazione del pane – Fonte www.sardegnaturismo.it

Se per il quarto appuntamento di Autunno in Barbagia scegliete di visitare Austis, il vero cuore della Sardegna, qui potete trovare il programma completo.

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