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Sa Coja Antiga Cerexina, l’antico sposalizio selargino, un rito che rivive da quasi sessant’anni

È festa grande a Selargius per la 57° edizione dell’Antico Sposalizio selargino. Dal 5 al 10 settembre la cittadina alle porte di Cagliari celebra uno degli eventi folkloristico-culturali più importanti della Sardegna.

Immagine di repertorio (fonte: Pro loco Selargius)

“Sa Coja Antiga Cerexina”, questo il nome originale in lingua campidanese, è la riproduzione autentica dell’antico matrimonio in stile campidanese così come veniva celebrato nel XVIII e XIX secolo, omaggio alla coralità della comunità contadina dell’epoca. Non si tratta di una festa circoscritta al giorno della celebrazione dello sposalizio. Tutto ha inizio il venerdì prima con “Sa cantada a is piccioccas” (La cantata alle ragazze) , quando gli uomini e le donne del Gruppo Folk Kellarious, che insieme alla Pro Loco curano l’evento, si recano in alcune case campidanesi messe a disposizione dal Comune o da semplici cittadini. Qui le donne si affacciano alle finestre e gli uomini intonano canti di corteggiamento.

Il sabato, alla vigilia del matrimonio, si svolge “Su trasferimentu de is arrobas”: carri trainati da buoi, preceduti dal corteo in abiti tradizionali e dai suonatori di launeddas, portano il corredo della sposa nella casa dove vivrà con il suo amato. Poi arriva il grande giorno: la domenica della solenne promessa d’amore. Selargius si veste a festa: nei balconi si affacciano ricchi arazzi e fiori e nelle strade si distribuiscono dolci.  Nel frattempo, inizia la vestizione. Lo sposo indossa un elegantissimo abito con il bianco e il nero come colori predominanti. La sposa, invece,veste un abito variopinto e molto addobbato. In poche parole, si tratta degli antichi abiti nuziali selargini.

Subito dopo, gli sposi ricevono la benedizione da parte dei genitori che cospargono i loro capi con del sale e del grano, come augurio di prosperità, e frantumano il piatto contenente il frumento. Quindi i neo sposi si incontrano nel sagrato della chiesa parrocchiale Maria Vergine Assunta, dove giungono ognuno tramite un corteo formato da parenti e amici preceduti dai suonatori di launeddas.  E comincia la solenne cerimonia matrimoniale, interamente in lingua sardo-campidanese. Dopo lo scambio degli anelli, le loro mani vengono unite con “sa cadena“, la catena nuziale simbolo del vincolo perpetuo instaurato dal sacramento.
All’uscita dalla chiesa,  i presenti applaudono e fanno volare due colombe. Successivamente gli sposi raggiungono la chiesetta romanica di San Giuliano, dove mettono nero su bianco la loro promessa d’amore, lasciando anche un messaggio per i futuri figli, ai quali verrà consegnato 25 anni dopo. La festa prosegue poi con l’arrivo nella loro nuova dimora, accolti dalle rispettive madri che qui li hanno attesi per impartire l’ultima benedizione prima dell’inizio della vita coniugale nel nuovo nido d’amore. Qui viene benedetta l’acqua e la folla festante grida ai neo-coniugi “Potzàis bivi medas annus cun saludi e trigu” (Possiate vivere tanti in buona salute e abbondanza). Infine, la festa più “profana”: il banchetto nuziale con gli invitati e balli fino a notte tardi. L’intero programma dello sposalizio selargino è consultabile nel sito e nella pagina Facebook della Pro Loco di Selargius.

Quest’anno i futuri sposi in catene saranno Silvia Melis, impiegata cagliaritana di 39 anni e Pier Paolo Randaccio, selargino 41enne operaio alla Saras.

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