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A lu connoches su coro de sa Sardigna? Al via la 17esima edizione di Autunno in Barbagia, prima tappa: Bitti, la patria dei Tenores

“A lu connoches su coro de sa Sardigna?” Conoscete il cuore della Sardegna? Scopritelo alla 17esima edizione di “Autunno in Barbagia”, la rinomata manifestazione che celebra e svela il lato più intimo dell’Isola. Scrigno di antichi saperi e arcaiche tradizioni, è in Barbagia che pulsa il cuore della Sardegna: l’invito a conoscerlo è ovviamente rivolto in limba. Natura, storia, artigianato, folklore e le immancabili specialità enogastronomiche sono i protagonisti dell’evento, racchiusi nella suggestiva cornice delle “cortes”, gli antichi cortili delle dimore sarde. Sono 17 gli appuntamenti dell’edizione di quest’anno, si comincia il primo settembre e si chiude il 17 dicembre: in mostra le tradizioni materiali e immateriali di ben 32 paesi barbaricini, che intratterranno un pubblico sempre più numeroso per tutta la stagione autunnale. La prima tappa è Bitti, dove il cuore della Sardegna pulserà intenso per tre giorni, dal primo al 3 di settembre.

Inserito nel club dei Borghi autentici d’Italia, Bitti è un borgo pastorale di eccellenza, nonché punto di riferimento della produzione lattiero-casearia sarda, grazie all’allevamento ovino, focale attività del paese. È il centro più importante della Barbagia settentrionale, tanto che l’area in cui sorge era un tempo nota come Barbagia di Bitti. Disposto a un’altitudine di 549 metri, Bitti si adagia su un territorio montano, dominato principalmente da sugherete, in una valle protetta dai colli di Sant’Elia, di monte Bannitu e di Buon Cammino. Il borgo si dispone ad anfiteatro: nel corso dei secoli, le abitazioni si sono sviluppate intorno al nucleo della chiesa di San Giorgio e il centro storico ospita le antiche costruzioni in pietra caratteristiche della zona. Numerose sono le chiese, testimonianza di un forte sentimento religioso che avvolge la comunità locale. Peculiarità del borgo è l’arte del Canto a Tenore, un patrimonio immateriale tramandato da padre in figlio e legato alla poesia improvvisata, che è stato proclamato dall’UNESCOPatrimonio intangibile dell’Umanità” e che marchia Bitti come testimone e custode delle arcaiche radici della cultura sarda.

Panorama di Bitti.

Storia millenaria, tradizioni, ritmi atavici, natura, cultura e cucina: sono tanti i motivi per cui visitare questo centro della Barbagia, il cui nome, secondo la tradizione popolare, deriverebbe dalla parola sarda Sa Bitta (cerbiatta), uccisa da un cacciatore mentre si abbeverava da una fonte all’interno del paese.

Brevi cenni storici. Il borgo vanta origini che si perdono nel tempo, le cui radici affondano nell’era preistorica. Sebbene il nome Bitthe (Bitti) appaia per la prima volta in un documento risalente al 1170 a.C., la storia del borgo comincia ben prima del 3000 a. C., quando a dominare l’area era l’antico popolo dei Balàri che si oppose strenuamente, ma invano, all’invasione del potente Impero Romano. Tuttavia, è solo in seguito a quest’ultima che si creò un vero e proprio centro urbano. Durante il Medioevo, il territorio di Bitti apparteneva, inizialmente, al Giudicato di Gallura e subì la dominazione pisana. Nel XIV secolo, in seguito al conflitto con la Corona d’Aragona, Bitti passò al Giudicato di Arborea. Nel XVIII secolo passò, poi, sotto il controllo dei Piemontesi che nel 1838 permisero alla cittadinanza di riscattare il feudo.

Cosa vedere. Grazie a queste lontane radici, il territorio di Bitti è ricco di numerosi siti di interesse storico – archeologico. Primo fra tutti, è il villaggio – santuario di Romanzesu, uno dei maggiori centri archeologici dell’Isola che si trova a circa 13 chilometri dal paese. Risalente all’età del bronzo, questo complesso abitativo, che rivide la luce negli anni ’80 del Novecento, si estende per oltre 7 ettari, una vasta area in cui è possibile ammirare una grande varietà di strutture monumentali in granito, tra cui il pozzo sacro, numerose capanne a pianta circolare, due tempietti a megaron, un grande recinto sub-ellitico e un percorso rituale “labirintico”.

Villaggio nuragico Su Romanzesu – Fonte www.romanzesu.sardegna.it

Per chi ama la storia e l’archeologia altre imperdibili tappe sono le Tombe dei Giganti di Guore e di Solle e il santuario dedicato alla Madonna del Miracolo.

Bitti, inoltre, ospita due importanti musei, siti nel suo centro storico, che meglio raccontano le tradizioni del territorio. Si tratta del museo della Civiltà Contadina e Pastorale, che offre ai visitatori un viaggio nella memoria tra strumenti di lavoro del passato, oggetti di vita quotidiana di pastori, contadini, artigiani e massaie, e del museo Multimediale del Canto a Tenore, che rappresenta un importante polo per gli studi su questa particolare arte e sulla polifonia della Sardegna centrale.

Natura. Questo splendido borgo, però, è in grado di rapire il visitatore anche per l’immensa natura circostante. Non lontano dal centro abitato, si conservano, infatti, attrattive naturalistiche di grande pregio, dove non è raro incontrare il muflone, il cinghiale, il daino, il gatto selvatico, la lepre sarda e numerose varietà di volatili, tra cui l’aquila reale e l’aquila del bonelli, una rara specie di rapace. Il territorio di Bitti si snoda in una miriade di sentieri che svelano oasi naturali, boschi secolari e rigogliose foreste, come il complesso forestale di Crastazza – Tepilora, ancora oggi attraversato da mulattiere anticamente percorse solo dai carbonai, e quello di Sos Littos – Sas Tumbas, una delle foreste storiche della Sardegna acquisita dal demanio fin dal 1914, che fanno parte del Parco Naturale Regionale dell’Oasi di Tepilora. Qui non mancano di certo i paesaggi mozzafiato, una poesia per lo spirito, regalata da picchi granitici, laghetti, freschi ruscelli e cascate. Degne di nota sono le cascate Sas Lapias de Monte Ruju, dove l’acqua si tuffa da un costone granitico scuro, e la cascata di S’illiorai che, incastonata tra dirupi di grande suggestione e profumate macchie di rosmarino e lavanda, offre uno straordinario spettacolo naturale, tuffandosi sui laghetti sottostanti, da un’altezza di 40 metri.

Cascate Sas Lapias, Bitti – Fonte www.VisitBitti.it.

 

Cascata S’Illiorai, Bitti – Foto web

Cucina e artigianato. Bitti sorprende anche a tavola, dagli antipasti al dolce. Qui, i sapori raccontano l’antica tradizione pastorale del territorio: particolarmente rinomato è il formaggio pecorino, ma il palato apprezzerà senz’altro la celebre salsiccia, preparata secondo un’antica ricetta tradizionale, e il “pane carasatu”, la caratteristica carta da musica che accompagna tutti i piatti.

Oltre alle specialità della cucina locale, infine, merita menzione l’antica tradizione artigiana: nel borgo sono attive numerose botteghe di ceramica, ferro battuto, cuoio, legno, intarsio e tessitura che ripropongono caratteristiche lavorazioni e moderne interpretazioni.

Storia, natura, cultura, canti atavici, ottimo cibo e tradizione artigiana sono, quindi, i tesori di Bitti, andate a conoscerli durante la prima tappa di “Autunno in Barbagia” dedicata al borgo dei Tenores.

Bitti – Autunno In Barbagia 2017, Programma completo.

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