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Pecorino mon amour: il formaggio sardo è tra i souvenir più gettonati dei turisti ma il suo prezzo è crollato

Pecorino mon amour: il formaggio sardo è tra i souvenir più gettonati dei turisti. A dirlo è un’analisi di Coldiretti, che mostra come le specialità gastronomiche e i cibi con marchio Dop/Igp siano in cima agli acquisti dei turisti che in questi giorni stanno rientrando dalle vacanze nel nostro Paese.

Quest’anno sono circa 38 milioni gli italiani che si sono concessi un periodo di villeggiatura in estate, circa il 9% in più rispetto al 2016. Di questi il 78% ha scelto di rimanere nel Belpaese. In aumento anche gli stranieri che hanno scelto l’Italia perché considerata un Paese sicuro rispetto all’allarme terrorismo in confronto ad altre destinazioni europee. Secondo la ricerca di Coldiretti, oltre un italiano su tre (36%) in vacanza compra prodotti tipici per avere un “ricordo gustoso” del territorio per sé o da portare ad amici e parenti. Dalla mozzarella di bufala in Campania al formaggio Asiago in Veneto, dal pecorino della Sardegna al prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli, dal vino Barolo del Piemonte alla Fontina in Valle d’Aosta: questi i souvenir più richiesti dai viaggiatori.

Ma tutto ciò ha un prezzo e a denunciarlo è Mauro Pili. Quello che è avvenuto infatti è un vero e proprio «tracollo del prezzo del pecorino del 45% in due anni. Nel 2015 sulla piazza di Milano valeva 9,23 euro, ora 5,10. Un disastro senza precedenti su cui è calato il silenzio di Regione e Governo che non hanno mosso un dito per fronteggiare il tracollo del principale prodotto lattiero caseario della Sardegna». Il deputato di Unidos ha sollecitato l’istituzione di una Authority terza, in grado di sanzionare coloro che speculano e nel contempo regolare i processi produttivi e commerciali. Il deputato ha anche inviato ai presidenti della Camera e della commissione Agricoltura di Montecitorio una urgente sollecitazione perché venga calendarizzata la discussione e l’approvazione della risoluzione, a prima firma Pili, con la quale si individuano le azioni immediate per rilanciare il comparto lattiero caseario ovino.

«I dati resi pubblici dall’Osservatorio del mercato lattiero caseario Clal.it sono la drammatica rappresentazione di un settore al collasso», ha spiegato Pili. «Il tracollo del pecorino romano avviene tutto a scapito degli allevatori che risultano essere la catena debole di questo mercato. Deve essere immediatamente istituita una Authority, al di sopra delle parti, non per mediare ma per certificare. Certificazione di quantità e qualità indispensabili per pianificare e governare le produzioni. Un’Autority antispeculazione, capace di regolare la domanda e l’offerta del sistema lattiero caseario. Che tuteli prima di tutto i più deboli, che garantisca al mondo della pastorizia certezza di diritto e di guadagno. E’ impensabile che il prodotto latte si venda senza conoscere preventivamente il valore del suo acquisto. Per questo l’Authority deve mettere in piedi un sistema di certificazione reale».

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