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Inchiesta. La vita quotidiana del volontario nei rifugi della Sardegna. È la volta di Amico Mio, Sestu

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Silvia Marrocu al rifugio Amico Mio, Sestu

Dopo aver raccontato la realtà quotidiana del rifugio La Casa di Bingo di Capoterra, gestito da Elisabetta Podda, ecco la seconda puntata dell’inchiesta che racconta la verità sulle spese in termini di fatica, fisica e morale, e soldi sonanti dei rifugi della Sardegna.

Una realtà purtroppo presa sotto gamba: si pensa infatti che grazie alla fortissima motivazione di chi gestisce questi “luoghi di passaggio” per animali abbandonati prima di un’adozione, si possa andare avanti quasi senza fatica e col sorriso sulle labbra. Ma la quotidianità parla chiaro: gli abbandoni sono decine all’ordine del giorno, soprattutto in estate, le istituzioni ignorano l’impegno attivo e continuo dei volontari che è non solo nei confronti degli animali ma riguarda il territorio, le risorse sono sempre all’osso e il randagismo rappresenta una vera e propria piaga.

Oggi, a raccontare la loro realtà sarà Silvia Marrocu, vice presidente del rifugio Amico Mio di Sestu.

Silvia Marrocu al rifugio Amico Mio

Come si chiama il rifugio e dove si trova?

Rifugio Amico Mio Onlus con sede a Sestu

Qual’è il tuo ruolo al rifugio?

Vice Presidente

Da quanto tempo esiste il rifugio?

Dal 2009

Quanti cani sono presenti al rifugio?

Circa 40 cani e 20 gatti di colonia

Qual è la spesa giornaliera base stimata per ognuno di loro e in cosa consiste (cibo, sterilizzazioni etc)?

Le spese che sosteniamo riguardano, oltre gli interventi, le visite veterinarie e le analisi di controllo periodiche, l’acquisto di cibo (crocchette e barattoli), di medicinali (soprattutto antibiotici e medicine per leishmaniosi) e di antiparassitari. La spesa media mensile per il cibo e le terapie quotidiane si aggira intorno ai 1000 euro in totale.

I cani che recuperate dalla strada o da situazioni di disagio ogni anno quanti sono?

Dipende soprattutto dagli spazi disponibili al rifugio e dalle adozioni che vanno a buon fine, di solito riusciamo a recuperare in media 40-50 cani all’anno.

Ci sono molti cani anziani e/o malati?

Al momento abbiamo una decina di cani in cura per la leishmaniosi e diversi cani anziani sopra gli 8 anni.

Le medicine più care che vi servono di frequente quali sono e per curare quali patologie? I loro costi?

Le medicine più care che usiamo maggiormente sono quelle per la Leishmaniosi, in particolare il Miltelforan (costa da 80 euro in su per il flacone più piccolo da 30 ml)

Vi arriva qualche supporto economico pubblico?

No

Come fai a trovare il denaro necessario per accudire i cani?

Organizziamo eventi di raccolta fondi e contiamo sulle donazioni dei privati cittadini che ci sostengono.

I veterinari cui ti rivolgi ti aiutano sia umanamente che economicamente?

Si, i nostri veterinari ci danno un grande aiuto.

Il tempo che passi al rifugio ogni giorno

Il turno di pulizia è di 4 ore circa.

Qual’è la tua giornata tipo al rifugio?

Appena arrivata al rifugio si iniziano le terapie giornaliere dei cani malati, in seguito si aprono a turno i box, per permettere ai cani di sgambare e ai volontari di pulire gli interni, riempire le piscine, rinfrescare l’ambiente. I cani escono almeno 1 ora ogni mattina e non appena rientrano nel box, viene somministrato loro il pasto, che consiste in crocchette, riso e patè o carne.

Quanti volontari ci sono quotidianamente a dare una mano?

Ci sono appena due volontari al giorno (ci alterniamo per ogni turno).

È un “lavoro” impegnativo? Da quali punti di vista?

È un “lavoro” molto impegnativo, sotto tutti i punti di vista: fisico, psicologico, morale. Fisico perchè non esistono pause, non esistono vacanze, non esiste caldo/freddo/pioggia/grandine e noi pochissimi volontari non possiamo permetterci di ammalarci: ai cani deve essere garantita ogni giorno l’ora d’aria, il cibo e l’acqua pulita. Psicologico perchè ogni giorno può capitare qualsiasi cosa, un box chiuso male, un cane che non si sente bene, un litigio, bisogna sempre essere pronti ad affrontare qualsiasi emergenza. Infine morale perchè spesso siamo afflitti da un senso di colpa e impotenza nei loro confronti, si vorrebbe sempre poter fare di più, garantire loro una maggiore libertà, quella libertà che solo una vera famiglia è in grado di dare

Un messaggio che vorresti lanciare alle istituzioni: cosa fanno che non va bene e cosa dovrebbero fare per aiutarvi?

Il problema delle istituzioni è che non cercano in alcun modo di prevenire il problema del randagismo, ma si limitano piuttosto a trovare soluzioni tampone quando la situazione è ormai arrivata a livelli estremi. Aprire nuovi canili e continuare a recludere i cani nei box non è la soluzione. La soluzione è limitare il numero di nascite (se necessario con la forza) procedere con i censimenti dei cani di proprietà e rurali, controllare la presenza del microchip dei tanti cani vaganti nel territorio, sensibilizzare i cittadini e i bambini con programmi mirati al rispetto della vita, a partire da asili e scuole. Ciò che serve è un cambiamento totale di coscienza.

 

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