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Pirri, continua l’occupazione dell’ex scuola di via Zucca e dell’ex Biblioteca

L'ex scuola di via Zucca a Pirri

Nei piani di Comune e Municipalità avrebbe dovuto diventare la casa delle associazioni pirresi. Qualche anno fa, invece, all’ex scuola di via Zucca è capitato in sorte un altro destino, quello scelto e scritto da alcuni occupanti. Nel marzo del 2014, a seguito di un’incursione improvvisa, lo stabile si è trasformato infatti nella residenza abusiva di quattro famiglie di senzatetto, una residenza che continua ad essere abitata.

Oltre ad aver mandato all’aria il sogno della casa delle associazioni, l’imprevista azione degli occupanti ha avuto anche l’effetto di bloccare un progetto ancora più concreto, quello del secondo orto urbano cittadino, una sperimentazione presentata ufficialmente sempre a marzo 2014 dall’assessore Gianni Frau.

«Era tutto pronto – ricorda Salvatore Cuboni, ex vicepresidente della Municipalità -. Poi, anche per demerito del Comune, che non ha vigilato come avrebbe dovuto e nemmeno tenuto fede alle sue promesse di tolleranza zero, è successo quel che è successo».

A tirare in ballo il Comune di Cagliari è pure il signor Marco Congiu, il cui intervento riassume la rabbia e l’insoddisfazione di molti cittadini pirresi: «Capisco la disperazione di chi non ha un tetto sotto cui vivere ma non è giusto occupare un bene pubblico. A sbagliare, comunque, è stata anche la Giunta Zedda, che doveva mostrare il pugno duro e non l’ha fatto, incoraggiando indirettamente gli abusivi».

L’ex Biblioteca

Quello di via Zucca, del resto, non è l’unico edificio pirrese con un’occupazione in corso. Da qualche tempo, infatti, nella medesima situazione dell’ex scuola si trova pure l’ex biblioteca di via dei Partigiani, nei cui locali, in assenza dei senzatetto che attualmente vi risiedono, avrebbe dovuto sorgere un centro di aggregazione per bambini e anziani.

«Non è giusto, non si può andare avanti così – commenta con rabbia la signora Marta Fais -. La biblioteca era un importante presidio culturale e sociale, bisogna assolutamente restituirlo alla comunità».

di Giacomo Perra

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